Sebbene non manchino esempi di romanzi post atomici ambientati quasi completamente in rifugi sotterranei l'ambientazione scelta da Dmitry Glukhovsky per il romanzo Metro 2033 spiccava sicuramente per la vastità: la metropolitana di Mosca sfiora i 300 chilometri di binari, quasi tutti sotterranei, senza contare le gallerie di servizio e le gallerie della misteriosa "metro-2", una rete segreta destinata al solo uso governativo.
L'oscurità, le minacce e i misteri racchiusi in questo mondo limitato ma nello stesso tempo senza confini hanno conosciuto un successo globale, tanto da ispirare videogiochi e romanzi ambientati nello stesso universo narrativo, non poteva mancare un seguito, con un titolo che non lascia adito a dubbi: Metro 2034.
Un anno dopo le vicende del primo romanzo i problemi per gli abitanti della rete non sono finiti, la minaccia costituita dei Tetri è stata annientata (anche se forse sarebbe stato meglio non farlo), ma ora sotto pressione è il confine meridionale della metropolitana.
La Sevastopolskaya è una delle stazioni più importanti tra quelle periferiche, grazie ai suoi generatori ad acqua fornisce elettricità al centro, inoltre i suoi uomini tengono a bada i mostri provenienti dalla Chertanovskaya, una stazione maledetta, aperta alla superficie e collegata a una serie di grotte ricettacolo di orrori.
A partire dai cinque anni tutti i cittadini della Sevastopolskaya si abituano all'uso delle armi e al combattimento, tanto che la stazione è considerata la Sparta della rete, fiero baluardo contro l'ignoto, ma ora una minaccia terribile ne mette a rischio la sopravvivenza.
I collegamenti con la parte interna e più civilizzata della rete si sono interrotti, la carovana di rifornimento non ha fatto ritorno, come pure la pattuglia inviata alla sua ricerca, senza munizioni la Sevastopolskaya è destinata a cadere.
A questo punto Hunter, forse il miglior soldato della stazione, si offre volontario per una spedizione probabilmente senza ritorno, lo accompagneranno Achmed e Nikolaev Nikolay Ivanovich, conosciuto da tutti come Omero.
La sua abilità nel narrare storie gli ha procurato questo soprannome, ma è la sua ambizione di diventare il cantore della metropolitana che lo trascina in sempre nuove avventure.
In un precario rifugio nella stazione Kolomenskaya, abbandonata e spoglia, Sasha e il padre vivono una misera esistenza da esiliati; la giovane ha appena quindici anni e quando il padre muore, stroncato dalla vita di stalker di superficie, resta indifesa.
L'incontro con Hunter e Omero le dona una nuova speranza, anche se sull'intera rete pesa una terribile minaccia, e il gruppetto di avventurieri dovrà affrontare pericoli e orrori senza fine.
Diverse cose cambiano in questo secondo capitolo dell'universo narrativo immaginato da Glukhovsky, a partire dalla lunghezza molto inferiore rispetto a Metro 2033, che sfiorava le 800 pagine.
Inoltre il protagonista e i personaggi sono diversi, con l'unica eccezione di Hunter, e l'area d'azione è molto più ristretta, mentre il primo romanzo spaziava in moltissime stazioni e locazioni di superficie, questo si limita alla zona meridionale della rete, la più desolata e spopolata.
La maggior compattezza avrebbe dovuto giovare al romanzo, purtroppo non tutto funziona al meglio, i personaggi di Omero e Sasha bene o male reggono la parte, mentre il cupo e tormentato Hunter non è quasi mai convincente, e le sue azioni sembrano spesso senza senso.
La trama è lineare ma meno interessante di quella del primo romanzo, la metropolitana non ha perso fascino, ma non c'è più la sorpresa della prima volta, e da sola non basta a salvare la storia.
Paradossalmente un romanzo come Le radici del cielo, ambientato nello stesso univeso narrativo ma che sposta completamente lo scenario, risulta più interessante di Metro 2034, probabilmente se Glukhovsky avesse compiuto lo stesso salto narrativo i risultati sarebbero stati migliori, l'accenno alla città nuleare di Polyarnye Zori avrebbe potuto essere sviluppato, e non è detto che qualcuno non lo faccia.
In definitiva per gli appassionati della saga un volume immancabile, ma per gli altri soltanto una occasione mancata.
5 commenti
Aggiungi un commentoProbabilmente il primo ha beneficiato molto più di quanto si pensasse del suo metodo di scrittura "open source" online. Ora che Glukhovsky ha dovuto fare tutto da solo, dimostra i suoi limiti.
Qualcuno sa dire com'è la traduzione italiana? Non ho sentito belle cose al riguardo..
Il primo era un volumone dalle ampie pretese di trama corale, saga eccetera.
Scritto decisamente male. Ho letto le prime 20 pagine e mi sembrava di essee davanti ad uno scritto scolastico.
Ben felice di aver giocato il videogioco. In questo caso la fonte di ispirazione ha beneficiato della trasposizione (videoludica).
Concordo
A volte il romanzo suona "strano", ma non conoscendo il russo mi riesce difficile dire se sia la traduzione.
Anche qualche errorino di stampa non contribuosce la piacere della lettura, insomma si poteva sperare in qualcosa di meglio, considerando anche il prezzo.
Il primo l'ho letto e mi è piaciuto moltissimo, forse merito dell'ambientazione decisamente accattivante e di ampio respiro.
Ho acquistato con entusiasmo questo secondo volume ma come il recensore, non mi è piaciuto molto. Molto confusionario, superficiale e a volte completamente "sfasato" mi ha lasciato in molte parti perplesso.
Concordo con un voto mediocre, forse dovuto alle aspettative...
Adesso aspetto d'iniziare Le Radici del Cielo, vediamo se i difetti dei due romanzi precedenti erano dovuti anche alla traduzione, che in molti casi (IMHO) mi è risultata indigesta.
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