All'origine di tutto fu Metro 2033, romanzo dell'ex giornalista, inviato di guerra, Dmitry Glukhovsky. Un romanzo in cui si narrava della città di Mosca dopo l'olocausto nucleare, con l'umanità rintanata nelle gallerie della metropolitana.

L'autore russo non si è limitato a un solo romanzo, ma ha creato un universo narrativo aperto, nel quale oltre a un seguito scritto dallo stesso Glukhovsky ci sono anche altri romanzi, scritti in altre lingue, e ambientati in altri paesi del mondo.

Le radici del cielo, scritto da Tullio Avoledo, è il contributo italiano al Metro Universe, portato in Italia dall'editore Multiplayer.

La vicenda inizia a Roma, dove scopriamo che un gruppo particolarmente spietato e agguerrito di sopravvissuti, è rintanato nelle catacombe di San Callisto, insieme a quanto resta del... Vaticano!

Sì, priva di Papa, ma rappresentato dal camerlengo Ferdinando Albani, capo del Nuovo Vaticano e ultimo cardinale di una Chiesa Cattolica che, anche dopo l'olocausto nucleare, cerca di sopravvivere.

Padre John Daniels (che non vuole essere chiamato Jack, per non essere confuso con il Bourbon) è a capo, come unico membro, della Congregazione per la Dottrina della Fede, ossia di quella che una volta era nota con il più sinistro nome di Santa Inquisizione.

Per Padre John c'è una missione ora. Deve viaggiare, scortato da ciò che resta delle Guardie Svizzere, alla volta di Venezia, perchè pare che lì sia ancora vivo il Patriarca, da poter eventualmente eleggere nuovo Papa, e perchè sembra che lì esista ancora il Tesoro di San Marco.

A cosa servano oro e gioielli in un mondo in cui la priorità è il cibo non è domanda retorica, e saranno anche i personaggi a chiederselo spesso, ma anche dopo il crollo di tutta la civiltà, Daniels si sente vincolato al voto di obbedienza, e parte per la missione.

Quello che troverà attraversando l'Italia è assolutamente incognito e Avoledo si sbizzarrisce a descrivere luoghi e creature che popolano il nostro paese devastato, ma pur sempre riconoscibile come tale.

Partendo dall'osservazione che molte città non sarebbero sicuramente state colpite direttamente da missili, ne vengono fuori luoghi che a un primo sguardo del protagonista non sembrano molto diversi da come erano prima, come Urbino, dove si è ricostituito il Ducato, o Venezia, a cui però è sparito il mare sotto i piedi.

E che dire del campionario di "umanità" incontrato durante il percorso? Attingendo a un immaginario fantascientifico di mutazioni genetiche, di bande criminali, con alcuni tocchi horror come autentici zombie, Avoledo costruisce parecchi episodi ricchi di tensione, che dopo una partenza lenta e forse troppo raccontata, non mollano il lettore, in un crescendo che non lo abbandonerà fino alla fine.

E' un misto di romanzo on the road e di quest fantasy quello che caratterizza il romanzo, che accanto a pagine di pura fantascienza, arriva appunto a mescolare anche l'horror e il paranormale, fino a un finale che, lo dico davvero, mi ha veramente sorpreso.

La narrazione in prima persona fa sbilanciare il raccontato rispetto al mostrato, ma dopo un inizio lento, per fortuna il romanzo scorre. Rimane però un profondo senso di angoscia che rischia di opprimere quei lettori che cercano mondi secondari con scopi escapisti, e nonostante il finale ritengo che il romanzo può essere apprezzato senza riserve solo dagli amanti del post-nucleare puro e duro.

In conclusione siamo davanti a un onesto prodotto di intrattenimento, inserito in un contesto narrativo che potrebbe anche consentire ulteriori episodi, anche se questo è autoconclusivo.