Nel maggio 1945, Hermann Göring (Russell Crowe), secondo in comando nel Reich nazista, si consegna alle truppe statunitensi. La sua convinzione è quella di essere trattato come il leader negoziatore di una potenza sconfitta, per poi governare nella Germania post-guerra. Lui e altri importanti dirigenti nazisti vengono imprigionati, in attesa di comprendere cosa farne. Non tutti si sono fatti catturare vivi, in primis Adolf Hitler e Joseph Goebbels, che si suicidarono prima di essere catturati. Heinrich Himmler invece riuscì nel suo gesto durante la prigionia. Per cercare di prevenire gesti suicidi, i prigionieri vengono affidati al controllo di un psichiatra dell’esercito statunitense Douglas Kelley (Rami Malek). L’uomo spera che da questo incarico possa seguire uno redditizio sulla natura del male, che lo possa rendere ricco e famoso.

RAMI MALEK as Lt. Col. Douglas Kelley in ‘Nuremberg’ Image: Scott Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics
RAMI MALEK as Lt. Col. Douglas Kelley in ‘Nuremberg’ Image: Scott Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics

Nel frattempo negli USA il giudice Robert H. Jackson (Michael Shannon), aspirante alla carica di procuratore generale. cerca di imbastire un processo ai nazisti, davanti a un tribunale internazionale, per i crimini di guerra commessi andando oltre ogni lecita giustificazione dello stato di guerra.

Mentre si discute della stessa opportunità di realizzare una tipologia di processo mai vista prima d’ora, cercando di capire chi dovesse sostenere l’accusa, chi la difesa e, soprattutto, come evitare che un simile processo potesse fare da cassa di risonanza e legittimazione dei nazisti stessi, Kelley subisce durante i suoi colloqui il fascino e il carisma della personalità narcisistica di Göring.

Quando poi il processo viene avviato, sarà Jackson a dover fronteggiare sul piano dialettico Göring, un uomo furbo, un demagogo capace di usare le parole come armi, cercando di non esserne sopraffatto.

Ispirato al libro The nazi and the psychiatrist, di Jack El-Hai, che racconta appunto la storia di Kelley, Norimberga, scritto e diretto da James Vanderbilt (Zodiac, Sotto Assedio) è uno di quelli che una volta avremmo definito “filmoni”, pieno di attori premiati anche nei ruoli di contorno (strepitoso per esempio John Slattery come ufficiale direttore della prigione), di scenografie e ricostruzioni imponenti, di dialoghi altisonanti, basato su eventi storici, il cui finale è noto. Se è noto il percorso che porta dall’incipit all’epilogo, tutto quello che c’è in mezzo è in gran parte ricostruito sulla base delle documentazioni presenti, e se non è vero, cerca di essere verosimile.

Trattandosi di un film d’epoca, è profondamente testosteronico, con personaggi femminili come una giornalista, l’assistente del giudice Jackson e la stesse moglie e figlia di Göring che fanno da mere figure di contorno, mai neanche co-protagoniste.

RUSSELL CROWE as Hermann Göring in ‘Nuremberg’ Image: Scott Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics
RUSSELL CROWE as Hermann Göring in ‘Nuremberg’ Image: Scott Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics

Gli eventi storici vengono incasellati nei modelli del thriller psicologico, nelle parti dei confronti Kelley/Göring, e del dramma processuale, nell’ampia parte di sequenze dedicate al dibattimento in aula.

Russel Crowe giganteggia, senza gigioneggiare per fortuna, sostenendo il peso di un personaggio della complessità di Göring, schiacciando sullo schermo sia Malek (con il quale ha gioco fin troppo facile) che in parte Shannon.

Visivamente la messa in scena è volutamente convenzionale. Campi medi, piani americani, primi e primissimi piani in interni, campi lunghi e medi in esterno. Un racconto solido e convincente nelle immagini, nella colonna sonora avvolgente che fa da contrappunto senza dare disturbo. 

Lo spettacolo vince, anche se in fondo, emerge l’intenzione esplicita di ricordare che quanto successo ieri non sia sepolto nella tomba del passato, ma deve esserci sempre di monito affinché non si ripeta.