Arrivato su Netflix da qualche mese, Nuestros tiempos è un film a basso budget che riserva delle sorprese. La storia parte nel 1966, dove una coppia di scienziati, marito e moglie, innamoratissimi, Nora (Lucero) e Héctor (Benny Ibarra), stanno lavorando a un progetto segreto. Il rettore dell'università, che considera la donna poco più che un'assistente del marito – mentre in realtà è la parte più geniale della coppia – rifiuta di concedere altri fondi se i due non riusciranno subito a mostrare qualche risultato. Così la coppia affretta i tempi e sperimenta la propria invenzione: una macchina del tempo.

L'idea era quella di spostarsi quindici minuti nel futuro, ma c'è un errore nei calcoli e si ritrovano nel 2025. (Poco dopo c'è una piccola sorpresa che gli appassionati di film sui viaggi nel tempo coglieranno di sicuro; non la spoileriamo).

I due riescono a mettersi in contatto con la loro università dove scoprono che l'attuale rettore è una anziana signora (Ofelia Medina) che da ragazza era una studentessa di Nora. Inizia così la loro permanenza nel nostro presente.

Questa è la parte più interessante del film e tutto sommato abbastanza originale, perché lo shock culturale che i due devono affrontare non sta tanto nei telefonini o nel fatto che le ragazze escono da sole, bevono e fumano, come scopre Nora guidata dalla sua pronipote Alondra (Renata Vaca), ma nel fatto che Nora viene apprezzata per la grande scienziata che era, e Héctor non riesce a convivere con l'idea di trovarsi all'ombra della moglie. Nonostante tutta la sua devozione verso di lei, nonostante il fatto di appartenere a un'élite intellettuale e di ritenersi di mente aperta, rispetto al suo tempo, non riesce a uscire dalla visione patriarcale nella quale ha vissuto tutta la vita.

Per quanto leggero, il film tratta questo argomento in modo deciso e senza sbavature. Anche nel finale, solo parzialmente consolatorio.