Arriva in Italia per la prima volta, con un'uscita evento dal 4 al 10 dicembre 2025, L'uovo dell'angelo, film di animazione diretto da Mamoru Oshii, autore della sceneggiatura insieme a Yoshitaka Amano.
Il film è del 1985 e, per come appare allo spettatore, non è facile parlare di cosa è e di cosa narra. In realtà è chiaro sin da subito che una vera narrazione non c'è. Sin dai primi secondi quelli che appaiono sono fotogrammi, schegge di visioni.
Un panorama immenso e desolato. Una gigantesca sfera, forse un'astronave, chissà, sormontata da statue. Un uomo, forse un guerriero, che sembra, dico sembra esserne disceso, per intraprendere, sempre forse, una ricerca.
Da qualche altra parte una bambina, che custodisce un grosso uovo come se fosse la cosa più preziosa al mondo, vaga per una citta abbandonata dalle architetture gotiche.
I destini, o forse semplicemente i percorsi, degli unici due personaggi del film sono ovviamente destinati a incontrarsi. L'incontro non fornisce risposte allo spettatore, ma desta altri interrogativi.
A questo punto, saltando di immagini suggestive in immagini suggestive, con allusioni più o meno implicite al Diluvio Universale o a presunte apocalissi che hanno spopolato il pianeta, l'oscurità viene illuminata dalla consapevolezza chee una storia netta e definita non c'è e non ci sarà mai. Come ne L'impero delle Luci o Le fate ignoranti di Magritte, convivono luce e oscurità.
Come davanti a un quadro surrealista o una macchia di Rorschach, l'interpretazione diventa soggettiva e personale.
Cito da un articolo su FantasyMagazine, a seguito dell'anteprima svoltasi a Lucca Comics & Games, dove lo ha presentato Yoshitaka Amano: Non sorprende che Oshii, oggi, ammetta di non avere mai elaborato un’interpretazione definitiva del film. Non solo non offre una chiave, ma dichiara apertamente di non averla avuta nemmeno lui, invitando il pubblico a cercare un proprio percorso interpretativo.
A questo punto il recensore si chiede: Ha senso cercare di dare una struttura a quello che è destrutturato? La potenza delle immagini, a volte estremamente sintetiche, quando non ermetiche, a volte dettagliate in modo certosino, avvolge lo spettatore come una calda coperta.
L'uovo dell'angelo è uno di quei casi in cui il viaggio è più importante della destinazione. Ci invita a una fruizione più simile a quella di un'opera pittorica in movimento che a quella di una narrazione, lasciandoci per dopo la visione i "compiti per casa", ovvero il seme della riflessione e della interpretazione dei sentimenti e delle emozioni che le immagini ci hanno suscitato.














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