Science-fantasy o New Weird? China Miéville

Mentre Morgan compie i primi passi nell’immaginario fantasy, è d’obbligo citare almeno l’inglese artefice della rifondazione del genere: China Miéville. Trentacinque anni, impegnato anch’egli sul fronte politico con i trotskyisti del Socialist Workers Party, ha concorso senza successo alle elezioni 2001 per la Camera dei Comuni, ha pubblicato un libro sul Marxismo e il diritto internazionale (Between Equal Rights: A Marxist Theory of International Law) e ha fondato con altri autori il movimento New Weird, che si rifà alla tradizione horror e pulp inaugurata da H.P. Lovecraft e si propone di traghettare la fantasy lontano dalla deriva commerciale e dai cliché del genere imposti dagli epigoni di J.R.R.R. Tolkien.

Il suo esordio risale al 1998, con King Rat, una cupa fantasy di ambientazione metropolitana che miscela estetica musicale e mito, con i richiami alla nota leggenda del Pifferaio Magico. Ma è con Perdido Street Station (2000) che Miéville comincia la sua opera più ambiziosa, una saga monumentale in tre volumi che porta ogni volta ambientazioni e personaggi nuovi, in una continua opera di definizione del suo vastissimo e complicato universo fantastico. Ambientato nella città-mondo di New Crobuzon, una trasfigurazione immaginifica e surreale di Londra, il primo romanzo della serie mette in scena una galleria di personaggi stravaganti e memorabili, e incanta con la descrizione di una tecnologia retrofuturistica dal vago sapore steampunk. Nel 2003 La città delle navi (The Scar) aggiunge un ulteriore livello di dettaglio al mondo di Perdido Street Station, e nel 2004 Il treno degli dèi (Iron Council) completa l’opera, riformulando archetipi western e offrendo una chiara visione politica, che trae ispirazione dal movimento no-global e non lesina la critica all’imperialismo e al capitalismo e una lucida riflessione su una varietà di altri temi: il terrorismo, l’attrito razziale, l’omosessualità, lo shock culturale, i diritti dei lavoratori e la guerra.All’inizio del 2007 Miéville esce con Un Lun Dun, una fantasy per giovani adulti ambientato in una Londra alternativa, illustrata dallo stesso autore ed esterna al ciclo di New Crobuzon.

Radio Glasgow e le interazioni scozzesi

La copertina del numero 200 di Interzone, storica rivista britannica di fantascienza.
La copertina del numero 200 di Interzone, storica rivista britannica di fantascienza.
La panoramica tracciata in queste pagine è senz’altro incompleta, ma credo possa bastare per offrire al lettore un’idea della vitalità di cui gode la fantascienza britannica. Un fermento che come detto va dalla Mundane SF di Geoff Ryman al filone postumano che ha nella scuola scozzese il suo nucleo più agguerrito, e che possiamo apprezzare sulle pagine di Interzone, una delle più longeve e apprezzate riviste del settore. Fondata nel 1982 da un comitato di promotori, nata come pubblicazione trimestrale, la rivista si attestò subito come una pubblicazione di riferimento per l’allora nascente movimento cyberpunk. Nel 1988 fu rilevata dal solo David Pringle che da quel momento assommò nella sua persona i ruoli di editore e curatore. Pringle impose i suoi ritmi alla periodicità della rivista, portandola prima a una cadenza bimestrale per poi farne dal 1990 un mensile. Interzone mantenne la nuova periodicità per oltre un decennio fino al 2003, quando tornò a essere un bimestrale.Arrivata al numero 193, Pringle ne ha lasciato la guida a Andy Cox, già curatore di The Third Alternative, che ha portato il suo tocco alla nuova impostazione pur conservandone alto lo standard qualitativo. Dopo aver vinto il premio Hugo nel 1995 come miglior rivista semiprofessionale, nel 2005 il Comitato Promotore dell’Hugo Award ha conferito a Pringle un Premio Speciale, riconoscimento per la sua opera meritoria alla guida di Interzone. In questi anni i più importanti nomi della fantascienza britannica e mondiale sono transitati sulle pagine della rivista: Interzone ha pubblicato veterani come William Gibson, J.G. Ballard, Christopher Priest, Ian Watson, Iain M. Banks, Rudy Rucker e lanciato nuove leve come Greg Egan, Stephen Baxter, Kim Newman, Alastair Reynolds e Charles Stross. E se le corrispondenti testate d’oltreoceano faticano a tenere il passo, è un segno incoraggiante la resistenza della creatura di Pringle. Il suo punto di forza sembra essere stato lo stesso che caratterizza la fantascienza britannica attuale: una chiara capacità di rinnovamento che ha il suo baluardo in una concreta capacità critica. Forse è questo che permette agli autori britannici di oggi di guardare con maggiore distacco rispetto ai loro colleghi americani il mondo in cui viviamo, per analizzarlo con sguardo lucido ed efficace. Chiamatela come preferite questa corrente di autori scatenati: Brit Invasion, British Boom, Nuovo Rinascimento Scozzese, nuovissima ondata britannica, fantascienza postumana. Ma tenetela ben presente nei vostri futuri percorsi di lettura. Di sicuro ne sentiremo parlare ancora.