- Ma... ma questo è incredibile! Dev'esserci un modo di... - Atvar allargò le braccia per esprimere tutta la sua costernazione, e nel movimento centrò con un dito l'occhio destro di Kirel. Ululando, il subordinato scattò all'indietro, incespicò nuovamente nei suoi piedi, e rovinò contro la lampada/calorifero che rischiarava la cabina. Il meccanismo si ruppe. Un filo di fumo cominciò a diffondersi nell'ambiente. Un attimo dopo, la cabina era già piena di una nebbia fuligginosa: i due maschi della Razza cominciarono a tossire.

- C'è una cosa che mi sono sempre chiesto... - meditò Atvar.

- Cosa, stimatissimo ed elegantissimo signore di flotta?

- Come cazzo abbiamo fatto ad arrivare sulla Terra, se riusciamo perfino a restare intrappolati nelle nostre cabine?

Kirel cominciava a non distinguere più il contorno degli oggetti, sia per la nebbia, sia perché i suoi occhi erano ormai color Barolo.

- A dire il vero, folgorante signore di flotta, avevamo il doppio delle navi, quando siamo partiti dalla Patria. Le altre si sono perse per strada.

E svenne. Un attimo dopo, Atvar lo seguì nel mondo dei sogni.

* * *

Il conduttore Fzzek portò il suo blindato sul limitare della spiaggia. La guarnigione di nipponesi che presidiava l'isola si era ormai arresa: compito della sua squadra era rastrellare gli ultimi Grossi Brutti scampati alla cattura.

La missione era stata di tutto riposo: i nipponesi non disponevano né di carri armati né di lanciamissili in grado di impensierire un blindato della Razza. Su quell'isola, rifletté soddisfatto, non c'era neppure un'arma capace di distruggere la pesante blindatura del suo veicolo. Magari fosse così su tutto Tosev 3, pensò.

Un rumore più forte della risacca attirò la sua attenzione. Fzzek si accostò alla feritoia del blindato e guardò all'esterno. Sgranò gli occhi dalla sorpresa.

- Signor superiore Nivvek! - esclamò al comandante del blindato, in torretta - C'è qualcosa in mare.

- Di cosa si tratta, conduttore?

- A giudicare dalla scia... una di quelle armi sottomarine che i toseviti usano contro le navi.

- Vuoi dire un siluro, conduttore? I Grossi Brutti combattono tra loro?

- No, signor superiore. Viene proprio verso di noi.

Nivvek aprì il becco in una risata. - Ridicolo. Siamo all'asciutto, qui!

Un istante dopo, il siluro emerse dalle acque, rimbalzò sulla battigia, continuò la sua corsa sulla rena, impattò il fianco del blindato ed esplose.

Tutte le spie d'allarme si accesero. - Presto, signor superiore! - urlò Fzzek - Fuori di qui!

Calpestandosi l'uno con l'altro sulla scaletta, i due maschi della Razza si precipitarono all'aperto. Fecero appena in tempo a ripararsi dietro una duna prima che il serbatoio d'idrogeno prendesse fuoco.

- Per l'imperatore... - mormorò Fzzek.

- Sì, l'abbiamo scampata bella... - approvò Nivvek.

- Non dicevo per questo, signor superiore. - balbettò Fzzek - Guarda!

Nivvek seguì lo sguardo del compagno. Poco al largo della spiaggia, tra la spuma mossa dal vento, si scorgeva qualcosa di incredibile.

- Cos'è, conduttore? - sussurrò Nivvek.

- Un... sottomarino tosevita, signor superiore.

- Ma... ma è rosa! Perché?

Fzzek rabbrividì. - Temo che lo scopriremo presto, signor superiore.

* * *

- Haltolà! Ki va là? Amiken o nemiken?

- Semplici conoscenti.

Il soldato scrutò perplesso nel buio, poi si tolse l'elmetto e si grattò perplesso la fronte alta due millimetri.

- Ke defo fare, Heinz?

- Ach, non ti preokkupare, Otto. - risposte il compagno di trincea - E' certamente il fiero alleaten Galeazzo Musolesi ke krede di essere spiritosen. Fallo passare.

- Ach, so! - commentò il primo, illuminandosi. Poi si sporse oltre la barriera di sacchetti di sabbia e fece cenno di avanzare. Dall'ombra emerse un tipo tracagnotto con camicia nera, stivali e calzoni attillati. Si fermò sotto l'insegna militare "Compagnia Sturmtruppen, quinto plotone" e si esibì in un perfetto saluto romano.

- Salute ai prodi soldati germanici. - ghignò - Indomiti combattenti e acute sentinelle.

- Tu kredi ke ci prenda per il kulo, Heinz?

- Ach, lui vorrebbe. Ma adesso gli faccio vederen... - il secondo tedesco si sporse a sua volta oltre l'orlo della trincea. Come il compagno, indossava un lungo pastrano verde-fango abbottonato strettamente fino ai piedi. Oltre la stoffa, si indovinava un perfetto fisico salsicciforme.

- Fiero alleaten, non so se lo sai, ma ti sei fermaten proprio in mezzo al nostro nuofo kampo minaten.

- Ike! - strillò Musolesi, colorandosi di un bianco panna. Un istante dopo si udì uno sguesh sguesh, il fondo dei suoi calzoni attillati si gonfiò, e un inequivocabile puzzo raggiunse la trincea tedesca.

- Ach, fa sempre kosì. - ridacchiò Heinz, soddisfatto.

Otto tese l'orecchio. - Ma... ki ulula in kuesto modo, Heinz? Il sergente si è di nuofo addormentato kon la patta aperten e si è kongelaten i koglioni?

Heinz saltò su e impugnò il fucile. - Zitto, idioten! Kuesto è l'allarme antiaereo!

Quasi troppo rapidi per l'occhio umano, due velivoli dei Rettili sorvolarono le trincee tedesche sfiorando il terreno. Otto ed Heinz si gettarono col grugno nel fango, mentre intorno a loro le bombe esplodevano e gli uomini gridavano.

Poi si sentì un singolo sparo. Otto si arrischiò a sbirciare da un varco fra i sacchi di sabbia. Nello stormo dei caccia invasori che si allontanavano, uno lasciava dietro una densa scia di fumo.

- Ach! Kolpiten! - gridò affascinato - Ma... ki ha sparaten?

Heinz lo raggiunse, ed entrambi videro che il velivolo alieno precipitava all'orizzonte. - Kiunque sia staten, ha una mira eccezionalen! Ach! Un solo kolpo!

- Lo sparo feniva da lì. Handiamo a vederen!

I due soldati si inerpicarono fuori dalla trincea. E rimasero sbalorditi.

- Scusatemi. - mormorò Galeazzo Musolesi, imbarazzatissimo, con i calzoni calati e un rotolo di carta igienica tra le mani - Stavo cercando di pulirmi, il fucile mi è caduto ed è partito un colpo. Spero di non aver fatto danni.

Pshing capì che doveva gettarsi col paracadute. Era la prima volta che veniva abbattuto in missione. Le difese antiaeree dei Grossi Brutti erano incredibilmente migliorate, rifletté con disappunto.

Dopo aver lanciato il segnale radio di soccorso, tirò la leva e lasciò che le capsule esplosive facessero il loro dovere. Il contraccolpo gli fece perdere temporaneamente i sensi. Quando si risvegliò, era già a terra, con la stoffa del paracadute che ondeggiava pigramente su di lui.