Praticamente una “sagra di San Malvagio”, quella che si è svolta il 15 dicembre 2018 alla Libreria Ubik di Bologna, con una doppia presentazione sul tema “scrivere Eymerich, leggere Eymerich” dedicata all'inquisitore protagonista dei romanzi di Valerio Evangelisti. Presente l'autore stesso, che ha introdotto l'ultimo volume della serie, Il fantasma di Eymerich (Mondadori), e Alberto Sebastiani, autore di Nicolas Eymerich. Il lettore e l'immaginario in Valerio Evangelisti (Odoya). A coordinare l'incontro Jadel Andreetto del collettivo Kai Zen. Su tutti, ovviamente, l'ombra dell'inquisitore (realmente esistito) e definito con timore “San Malvagio” in alcuni dei tredici romanzi del ciclo.

Ad aprire le danze Sebastiani, insegnante e ricercatore, che segue l'opera di Evangelisti da molto tempo e ha dedicato gli ultimi cinque anni a ragionare nello specifico su di essa, anche assieme all'autore stesso, con Evangelisti che riceveva, leggeva e commentava. Temevo di essere diventato uno stalker, scherza Sebastiani.

Questo studio arriva in un momento particolare, in cui torna Eymerich. Ma il ciclo dell'inquisitore è l'ossatura di un progetto molto più ampio, uno One Big Novel: un unico, grandissimo discorso politico svolto attraverso la letteratura. Una narrazione distribuita tra i secoli, dal medioevo di Eymerich al far west dello stregone Pantera, dai pirati del ciclo di Tortuga fino alla trilogia socialista de Il sole dell'avvenire, che arriva infine al nostro presente del “realismo capitalista”, quello del motto there is no alternative. Non c'è però solo il discorso politico, ma anche il bello di scoprire perché il lettore si innamora di un personaggio negativo come Eymerich. Certo non si tratta di un mostro monolitico, è un individuo che cambia nel corso della sua vita letteraria. C'è un viaggio dell'eroe esterno ma ce n'è anche uno interno, psicanalitico.

Andreetto conferma che gli elementi psicanalitici sono frequenti nel ciclo di Eymerich, e si chiede: perché l'inquisitore ci piace? E cosa dobbiamo aspettarci da quest'ultimo romanzo?

Nelle parole di Evangelisti, Il fantasma di Eymerich dovrebbe davvero rappresentare la conclusione del ciclo, per vari motivi. Il romanzo finisce circolarmente dove cominciava il primo della serie (il lancio dell'astronave psitronica Malpertuis) e mette un po' d'ordine nella complessa cosmologia del ciclo; peraltro anche la circolarità del tempo è un elemento della trama. Evangelisti poi, con le ultime opere, ha mandato il suo inquisitore fino alle ultime sfere celesti, e non gli resterebbero molte altre avventure a cui destinarlo in seguito. Quindi la conclusione non è per disamoramento verso il personaggio. Da sempre c'era il progetto di creare un ciclo con una fine.

Per quanto riguarda l'origine del titolo: mi è capitato di leggere un catalogo con un finto romanzo salgariano, Il fantasma di Sandokan. Non lo lessi, ma mi incuriosì. Poi mi capitò di leggere un articolo che parlava del cosiddetto dna fantasma, e cominciai a mettere insieme le cose. Sulle mie copertine, contro la mia volontà, mettono sempre teschi e scheletri… una distributrice una volta mi disse che non legge i miei libri perché fanno paura. Speravo che con un titolo come questo la copertina fosse più eterea, e invece anche qui c'è un bel tripudio di ossa!

La storia del romanzo riguarda un episodio storico: lo svolgersi a Roma, nel 1378, del Grande scisma d'Occidente.

Descrivo una capitale piena di buche, tanto che qualcuno mi ha chiesto se ci sono dei riferimenti voluti alla città contemporanea. Ma non è così. Roma in quel periodo aveva solo 180.000 abitanti, tre volte meno di Napoli. C'erano campi e sterpaglie tra le case semivuote. La città poggiava sui ruderi dei tempi romani. 

Vi ritroviamo un Eymerich più stanco.

Perché io sono più stanco: ho un rapporto quasi autobiografico col mio personaggio, che è la parte peggiore di me. Un cattivo, come è stato detto, ma un cattivo affascinante. Anche nella serie televisiva The Man in the High Castle, tratta da La svastica sul sole di Philip Dick, il personaggio più interessante è un nazista. Chiaro che non per questo uno diventa nazista; anzi, da un certo punto di vista può riflettere sul nazismo. Anch'io fin dall'inizio ho voluto creare il male affascinante. Eymerich non è sadico: è duro, inflessibile (anche con se stesso), gioca con la crudeltà, rappresenta l'autoritarismo e la volontà di inquadrare il prossimo.

Per quanto riguarda lo sfondo politico dell'intera sua produzione letteraria, Evangelisti è molto chiaro.

Io non nasco intellettuale, ma persona di estrema sinistra. Il mio impegno iniziale è politico: non pensavo minimamente di riuscire a pubblicare qualcosa. Eymerich ha avuto un certo successo, anche se parte della critica mi disprezza o mi ignora del tutto, tanto che non sempre riesco a ottenere recensioni. Io non sono un tipo da salotti intellettuali: sono uno che sta in casa sua e scrive delle boiate. Quello cui tengo veramente è un pubblico, anche se limitato, che mi stia vicino e apprezzi le mie cose, e questo tipo di persone c'è. Non voglio un seguito comandato. 

Nota Andreetto che Eymerich, ed Evangelisti con lui, di pubblico ne ha eccome.

Come certi generi musicali, non considerati dalla critica ma dotati di un notevole seguito. Nel caso del ciclo di Eymerich, poi, si tratta di un pubblico che non si limita a leggere, ma interagisce pure, impadronendosi del personaggio (anche grazie alla concessione dell'autore) e riutilizzandolo in videogiochi, fumetti, giochi di ruolo, saggi… Cosa che rappresenta un indubbio segno di vivacità. Libri super recensiti diventano in un attimo morti e stramorti, qui invece siamo di fronte a un… fantasma molto vivo.

Aggiunge Sebastiani:

Uno dei miei primi interventi su questo corpus letterario fu proprio sulle fanfiction di Eymerich. Di personaggi letterari di successo, in Italia, ne abbiamo tanti; ma pochissimi hanno questa seconda vita in cui si muovono grazie ai lettori. Ed Evangelisti con queste realtà intrattiene anche una relazione e un dialogo. Prima si parlava di generi musicali negletti: ricordiamo che Evangelisti ha collaborato con una band trash metal, gli Aghast Insane, scrivendo per loro un testo difficile sulla madre di Eymerich! Quindi se devo rispondere alla domanda su dove collocare Valerio Evangelisti nel panorama letterario attuale, dico che è rischioso mettere paletti. Diventa più importante saper leggere e farsi critica. Sicuramente possiamo metterlo tra gli autori molto letti (una caratteristiche guardata sempre con molto sospetto: se sei molto letto sei commerciale, e quindi banale!), ma soprattutto tra gli autori che stanno in mezzo ai lettori, in un contesto sociale di scambi e critiche. Non c'è al momento una storia della letteratura che affronti questo discorso. 

Prosegue Evangelisti: 

Sì, mi piace avere un rapporto stretto col pubblico. Non uso i social media, anche perché altrimenti passerei il tempo a rispondere a delle critiche. Preferisco le mailing list. Con i lettori non mi rapporto da superiore a inferiore, ma essendo uno di loro, con la diversità che io in qualche maniera li intrattengo. Questo mi provoca sempre delle sorprese. Pensavo che i miei lettori fossero non dico cattivi, ma almeno duri di carattere, e invece no, sono buoni, pure troppo. Spesso non si ha idea di chi sia il proprio pubblico. Mi diverte scoprire che ci sono decine di pezzi musicali ispirati al mio lavoro, prodotti anche recentemente, o che una ragazza ha unito su YouTube tutte le puntate della fiction radiofonica Il castello di Eymerich… Se ho una qualche influenza su chi mi legge è probabilmente sul piano delle scelte, se stare da una parte o dall'altra, o almeno nel capire che c'è una scelta da fare, che la realtà non è unica e se c'è un pensiero unico è solo perché si afferma con la forza. Vorrei gente più arrabbiata intorno a me! Come vedo in Francia.

Chiosa Sebastiani:

Hai spesso affermato che il romanzo a cui tieni di più è Il sole dell'avvenire, in tre volumi. Alla fine del ciclo dici che non saresti arrivato fino ai nostri giorni. Credo non sia solo per evitare di raccontare la tristezza della politica attuale, ma anche perché quando arrivi alle soglie del presente è come se dicessi al lettore: ora ci sei tu che puoi portare avanti questo discorso!

All'ultima domanda di Andreetto, se Eymerich mancherà a Evangelisti, lo scrittore bolognese risponde così:

Eymerich non mi mancherà realmente, perché di lui ho detto praticamente tutto. Qualcuno mi ha definito scrittore seriale, peraltro come Proust, Zola, Balzac… Io ho un profondo legame con la narrativa popolare e volevo fare quello. Nessuno svolazzo stilistico. Io scrivo per raccontare quello che devo raccontare. E poi Eymerich non mi mancherà perché, come già detto, sono un po' io… Ho già raccontato spesso come nacque. Avevo delle trame ma mi mancava un personaggio portante. Quando ero studente, per guadagnare due soldi facevo lo scrittore conto terzi, con opere come Alimentiamoci con legumi e frutta, o una guida alla scelta della facoltà universitaria, firmata da un ministro e con più di venti edizioni… Mi capitò uno psicoterapeuta di Ravenna che doveva scrivere un manuale e gli occorreva della manovalanza. Mi diede tutta una massa di materiali da studiare. All'interno mi imbattei in un capitolo dedicato alla subpersonalità schizoide. Ne lessi tutte le caratteristiche e pensai: ma sono io! Veniva descritto tutto quello che non andava di me e che credevo normale; tratti gestibili se compresenti assieme ad altri, ma che diventano patologici se dominanti. Insomma, quando si trattò di dare un'anima ad Eymerich, gli sbattei sopra tutto il peggio di me stesso. Ma in fondo oggi sono una persona relativamente gradevole…

Sollecitato infine da un intervento del pubblico, Evangelisti ha ricordato come l'aver difeso Cesare Battisti una quindicina d'anni prima, assieme ad altri scrittori che chiedevano per lui un giusto processo, gli costò qualcosa, tra cui la sospensione delle fiction radiofoniche in Rai. Ma fu un atto di coerenza che rifarebbe.

Certo oggi, coi governanti che troviamo in Italia e nel mondo, perfino Eymerich avrebbe poche speranze

conclude lo scrittore.

Valerio Evangelisti, Il fantasma di Eymerich, Mondadori, 2018

Alberto Sebastiani, Nicolas Eymerich. Il lettore e l'immaginario in Valerio Evangelisti, Odoya, 2018