Kirel tossicchiò. - Be', rutilante signore di flotta, almeno il vaccino contro l'erba tosevita funziona.

Atvar gli concesse una chance. - Vaccino? Parlamene.

- Ricordi lo zenzero, eccellente signore di flotta? - azzardò Kirel - L'erba tosevita che fa sballare i nostri maschi? Be', i chimici della flotta hanno sintetizzato un vaccino e l'hanno iniettato sulle truppe... Sembra che funzioni. Lo zenzero perde completamente il suo effetto.

Atvar sospirò. - Per l'imperatore! Almeno di questo non devo più preoccuparmi.

- Gradisce un tè?

Pshing rifiutò sdegnosamente l'offerta. Non si fidava affatto di quell'Hogan. I toseviti lo stavano prendendo per il sedere, non aveva dubbi.

- Riconosco le vostre uniformi. - disse gelido - Voi siete british. E volete farmi credere di essere prigionieri dei Deutsche? - allargò le braccia a indicare l'arredamento signorile della baracca - Non sembrate affatto prigionieri. E poi, voi toseviti avete fatto la pace e vi siete alleati contro di noi. Perché allora non siete stati liberati?

Robert Hogan ridacchiò. - Ah, ma se lo Stalag 17 fosse stato chiuso, il colonnello Klink sarebbe stato sbattuto al fronte... Poverino, non ce la siamo sentiti di spedirlo in trincea contro voi rettili, così ci siamo offerti di restare prigionieri.

- E poi siamo affezionati al nostro campo. - disse un secondo terrestre - Siamo tutti amici, ci divertiamo.

- Giochiamo anche a pallone. - echeggiò un terzo - Il nostro mister, Michael Caine, ha fatto una bella squadretta. Abbiamo Sylvester Stallone e Pelè come stranieri. Il mese prossimo giochiamo a Parigi.

- Perciò si rilassi, amico mio. - insistette Hogan - Non vuole proprio una bella tazza di Earl Grey fumante?

Pshing scosse la testa, ancora sospettoso.

- Ah, capisco. Vuole qualcosa di più adatto ai suoi gusti... - Hogan tirò fuori una bustina colma di polvere gialla - Gradisca un pizzico di zenzero, prego.

Il Rettile rise sprezzante. - Brutte notizie per voi! Avete finito di tentarci con la vostra erba, stupidi toseviti! La scienza superiore della Razza, affinata dai millenni di Storia Patria, ci ha reso immuni!

Hogan batté le palpebre con aria sorniona. - Davvero? Be', in tal caso... La prego, assaggi quest'altra squititezza.

Pshing fissò ostile il vasetto che l'altro gli porgeva. Era di vetro, e conteneva qualcosa di scuro, all'apparenza cremoso.

- Cos'è, toseviti?

- Una leccornia giunta da poco dall'Italia. - spiegò il terrestre, ironico - Cos'è, ha paura che sia veleno?

- Un maschio della Razza non ha paura di nulla! - ribatté sprezzante Pshing, affondando il becco nel vasetto.

Un istante dopo, il rettile non riusciva a credere ai propri sensi. La sostanza tosevita non era buona: era strabiliante. Ciò che la sua lingua gli trasmetteva era indescrivibile. Si sentì come se, dopo lunghi anni di uova rotte, toccasse finalmente a lui assaggiare il tuorlo della vita.

- Per... le scaglie... dell'Imperatore... - balbettò, sopraffatto dal piacere - Ma cosa... cosa... - poi si rese conto di avere vuotato il vasetto, e cedette - Posso... averne... ancora? Vi prego!

Dietro la tazza di porcellana, Hogan sorrise.

- Ah, ke doloren! Ho la spina dorsalen rotta in due punti! Sono paralizzaten! Kome soffro!

Il lamento veniva da una delle trincee devastate dall'ultimo bombardamento dei rettili. Otto si coprì le orecchie con le mani.

- Sono ore ke quel disgraziaten va afanti kosì! - brontolò - Bisogna fare qualkosa, Heinz!

- Vedi tu, Otto. - ribatté l'altro - Io sto facendo kolazionen...

Il tedesco osservò perplesso il pezzo di carne che il compagno stava tagliando a fettine sottili - Non capisco come hai fatto a trovare quel prosciutten, Heinz.

- Non essere invidiosen, Otto. - lo redarguì l'altro, attento a nascondere l'altra estremità del pezzo di carne: il "prosciutto" terminava con uno scarpone chiodato dalle stringe ancora allacciate.

- Ah, ke doloren! - urlò ancora il ferito - Ho la spina dorsalen rotta in due punti! Kome soffro!

- Ora basta! - saltò su Otto - Quel disgraziaten mi sta facendo impazziren! Vado a dargli il kolpo di grazien.

Uscì dalla trincea. Heinz udì i pesanti passi del compagno sul fango, poi un sonoro "crak" e un urlo. Infine Otto ritornò.

- Ah, ke doloren! - si sentì di nuovo - Ho la spina dorsalen rotta in tre punti! Kome soffro!

Heinz squadrò il compagno con fare accusatorio.

- Ho finito le munizionen. - si scusò l'altro.

Annuendo, Heinz tornò al suo prosciutto. Poi sembrò ripensarci. - Scusa, Otto, ma ke c'entra questo con i rettilen?

- I rettilen? - ripeté l'altro, perplesso.

- Si supponen che questo sia un racconto sull'invasionen dei rettili, no? Ke c'entriamo noi Sturmtruppen?

Otto scrollò le spalle. - Kredo che siamo qui per allungare il broden, Heinz. Il grande Harry metterebbe anche Godzillen, pur di ingrossare i suoi libren. Lo sai ke viene pagato a parolen...

- Ach, se prova a passaren di qui lo sparo. - commentò l'altro.

- Se non lo fanno i lettori... - replicò seraficamente Otto.

- Hai ragionen. - concluse Heinz, tornando definitivamente al suo prosciutto.

Il caccia americano con il muso di squalo svettava orgoglioso sul ponte di volo della Akagi, circondato dagli Zero con l'emblema del sole nascente. Le onde dell'oceano pacifico spumeggiavano tumultuose intorno allo scafo.

- Trovarvi è stato un segno del destino! - esclamò Kelso, masticando il sigaro per contenere l'eccitazione del momento. - Unitevi a me per l'attacco ai rettili, amici gialli!

- Veramente navigavamo qui al largo della California per altri motivi. - obiettò l'ammiraglio Nagumo, il comandante nipponese. - Comunque, qual è il suo piano, onorevole alleato?

- Semplice. - un lampo di eroica follia attraversò gli occhi spiritati dell'americano - E' il momento di fare qualcosa di incredibilmente stupido. E noi siamo le persone più adatte a farlo!

Nagumo ponderò la proposta. - Un attacco kamikaze, dunque... Be', se un aviatore americano ha il coraggio di sacrificarsi contro i rettili, certamente almeno un pilota dell'Impero dovrà andare con lui. Vediamo... - fece correre lo sguardo sull'equipaggio dell'Akagi, allineato in tuta di volo sul ponte.

Il viso di tutti i nipponesi era fiero e impassibile. Ciascuno di loro aveva legato in fronte il fazzoletto col sole nascente, segno che erano pronti a morire per i valori del Bushido. Ma, tra le ultime file, uno di loro si muoveva nervosamente, tentando di nascondersi.