Tra le vittime della vostra rubrica preferita, Turtledove è il solo (in compagnia di Valerio Evangelisti) che chi vi scrive ha avuto la ventura di conoscere di persona. La barbuta e bizantina mole dello scrittore americano dominava infatti una convention di qualche anno fa in quel di S.Marino, convention frequentata anche da ingrati scellerati come il sottoscritto. Chissà se il buon Harry, distinto signore con sagoma da Hitchcock e movenze da panda gigante, avrebbe ugualmente posto la sua aulica firma sulla mia copia de Le daghe della Legione, se avesse saputo di finire un giorno sotto i miei non meno taglienti strali. Ma in fondo crediamo di sì. L'esimio professor Turtledove ci è sembrato così serafico, così pacioccone (vederlo vestito di rosso su una slitta trainata da renne non ci avrebbe minimamente sorpreso) da disconoscere costituzionalmente qualunque accenno di contrarietà o risentimento.

Noi non saremo da meno, quanto a bonomia. Non abbiamo la minima intenzione di beffeggiare il suo stile e le sue virtù letterarie. Del resto, la prosa del buon Harry è così leggera e impersonale che il compito sarebbe improbo.

Rivisiteremo invece (in chiave satirica) le sue trame.

Com'è noto, la produzione di Turtledove si concentra maggiormente nel genere fantasy (saga della legione di Videssos, saga di Kryspos, ecc.). I più noti romanzi in cui il nostro si è più propriamente cimentato nella SF appartengono al ciclo dell'Invasione (quattro libri, più un secondo ciclo, la Colonizzazione, ambientato venti anni dopo).

Per i miseri mortali che non conoscano tale saga, l'idea di base è la seguente: la classica razza aliena lucertoliforme e con pruderie da conquista dell'universo piomba sulla Terra con flotta da battaglia e annessi e connessi. Ma, ahiloro, giunge nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, trovando i terrestri impegnatissimi a scannarsi l'uno con l'altro con ogni mezzo disponibile. Gli alieni, stupidi come noci di cocco e sfigati come Wil Coyote, decidono di buttarsi ugualmente nella mischia, buscandole sia dai panzer dell'Asse che dai cazzutissimi (sic!) marines stelle e strisce.

Ma il connotato più notevole del ciclo dell'Invasione è l'incredibile numero di vicende parallele (che definire minimaliste sarebbe già un complimento) per mezzo delle quali Turtledove racconta la storia. Vera e propria soap-space-opera, il ciclo dell'Invasione ha un plot che si svolge quasi in "tempo reale", un numero di personaggi superiore alla popolazione dell'isola di Manhattan, e si dipana su quattro tomi corposissimi (solo per sollevarli ci vuole un paranco idraulico).

L'ernia è il primo e più conosciuto sintomo della "Sindrome da ciclo di Turtledove". Ma non è il solo. Dopo le prime seicento pagine, lo sfortunato lettore comincia a gridare per la disperazione che succeda qualcosa, qualunque cosa! Ma non succede. E allora, dal terzo tomo in poi, normalmente si inizia a leggere utilizzando la strategia "Mac Arthur - guerra nel Pacifico", ovvero balzando da un capitolo all'altro e lasciando che le pagine saltate si arrendano da sole per carenza di viveri. Chi è riuscito ad arrivare vivo al quarto tomo della saga, del resto, avrà notato come metà delle pagine sono in bianco, ottima soluzione editoriale per conciliare i costi della stampa alle necessità dei lettori.

Be', l'apocrifo che state per leggere, vi assicuro, è un potentissimo viatico per la "Sindrome da ciclo di Turtledove". Se leggerlo divertirà voi un decimo di quanto ha divertito me scriverlo, ogni dolore e postumo del suddetto morbo sarà completamente lenito.

Alla prossima.

Invasione: fase 33 e 1/3

Il signore di flotta Atvar osservava pensosamente la mappa strategica con la disposizione delle truppe della Razza su Tosev 3. I suoi occhi da rettile si muovevano, indipendenti l'uno dall'altro, denotando dubbio misto a contrarietà. - Perché i miei ordini non vengono eseguiti, Kirel? - sbottò.

Il subordinato, le cui pitture corporali denotavano un rango appena inferiore a quello di Atvar, si accostò imbarazzato.

- Se posso permettermi, eccellente signore di flotta...

- Per l'imperatore! - sibilò Atvar - Sono circondato da traditori lecca-zenzero! Guarda, Kirel! Nessuno dei gruppi di attacco si trova sulle postazioni che avevo assegnato!

- Ehm... eccellentissimo signore... - tentò ancora Kirel.

Atvar roteò un occhio. - Che c'è?

- I... ipereccellente e cazzutissimo signore di flotta, stai tenendo la mappa capovolta.

Infastidito per l'osservazione, soprattutto perché era vera, Atvar fece bruscamente roteare la cartina. Nel movimento, non rendendosi conto di quanto Kirel gli si fosse avvicinato, centrò con il gomito aguzzo l'occhio sinistro del subordinato.

- Ouch! - guaì Kirel, indietreggiando, inciampando nei propri piedi e lacerando nella caduta la mappa con gli artigli.

- Sei un'idiota! - esclamò Avtar.

- Senza dubbio, sublime signore di flotta. - assentì ossequioso Kirel.

- Vammi a prendere un'altra mappa!

Kirel si rimise in piedi, con l'occhio sinistro già color Lambrusco. - Ehm, virilissimo signore di flotta, ce n'è un'altra nell'ultimo cassetto della scrivania, proprio di fronte a te.

Rivolgendogli sprezzantemente le spalle, Atvar si chinò, aprì il cassetto, prese la cartina di riserva, e richiuse di scatto il cassetto, schiacciandosi ferocemente le dita contro il ripiano. Si gettò all'indietro urlando, e così facendo cozzò violentemente di nuca contro Kirel che correva ad aiutarlo.

Un attimo dopo, rotolavano entrambi a terra per il dolore.

- Idiota! Frutto di un uovo marcio! - gridò Atvar, stringendosi le dita gonfiatesi come palloni sonda - Presto, chiama il medico di bordo!

Kirel prese dalla cintura il terminale multiscopo, lo fissò con aria sconsolata, poi tossicchiò. - Ehm, rutilante signore di flotta, temo di non poterti ubbidire.

- Perché?

- Credo di essere caduto sul mio comunicatore.

- Per l'imperatore! - imprecò Atvar, esasperato - Vallo a chiamare di persona, allora.

L'altro sembrò farsi ancora più sconsolato. - Temo di non poter fare neanche questo, lucente e impareggiabile signore di flotta.

- E perché mai, brutto idiota?

- Per la sicurezza della riunione, avevo programmato la porta per non aprire a nessuno. Senza comunicatore, non posso revocare l'ordine.

Atvar spalancò il becco orripilato. - Ma allora... siamo prigionieri qui dentro?

- Finché qualcuno non verrà a cercarci, eccellentissimo e strabiliante signore di flotta.