Sono passati vent'anni dall'avventura di quei romanzi e di quelle antologie (in effetti anche qualcuno di più) eppure tutto sembra morto nell'attuale mare magnum della letteratura d'evasione, principale terra di conquista dei professionisti d'oltre oceano. Non so a chi o a che cosa si debba imputare questa colpa, ma di certo basterebbe che molti giovani andassero a sfogliare queste raccolte o si immergessero in romanzi dello stampo di quelli che ho avuto la fortuna (e il coraggio) di leggere io (anche se l'impresa è difficile, vista l'estrema difficoltà di reperibilità di questi libri), che ci si accorgerebbe che l'humus fertile su cui dare vita a una nostra caratterizzazione della narrativa fantastica esiste e ha già compiuto passi da gigante.

Non occorre fare altro che andarlo a recuperare, in retrospettiva, e leggere con la mente aperta alle meraviglie che hanno già saputo suggestionare altre generazioni, sicuramente più chiuse e meno disposte a credere in un futuro italiano di quanto non lo si debba essere noi che cavalchiamo il secolo pronti a lanciarci nel 2.000 e nelle sue folli speculazioni.