<i>Sbarco su Marte</i> ovvero: se Marte è così, mi faccio astronauta...
Sbarco su Marte ovvero: se Marte è così, mi faccio astronauta...
Di Marte ci parlano ancora autori a torto trascurati, non solo in Italia. Per esempio, il francese J.H. Rosny ainé (pseudonimo di Joseph-Henri Boex, 1856-1940, talvolta in coppia col fratello minore Justin), nel 1925 pubblicò il romanzo Les navigateurs de l'infini; una seconda parte uscì postuma nel 1960 col titolo Les Astronautes. Vi si racconta di un'esplorazione di Marte: il pianeta, anche qui, è un mondo decadente; gli Eterei sono la specie dominante (un po' simili agli umani ma anche diversi; vi sono donne "bellissime" che hanno sei occhi...). Gli Eterei stanno per essere soppiantati da una nuova, inarrestabile specie proliferante, gli Zoomorfi. Nella seconda parte del romanzo una Eterea verrà salvata e trasportata sulla Terra, dove sarà resa incinta da un mano, dando inizio a una nuova specie mista (Quest'opera è inedita in Italia, come purtroppo quasi tutto Rosny ainé).

Nel 1987 era uscito in Germania il romanzo a sfondo utopico Auf Zwei Planeten (Su due pianeti) di Kurd Lasswitz (1848-1910), l'autorevole "padre" della fantascienza tedesca (Lasswitz fu il primo a dare una notevole dimensione letteraria alla "leggenda" dell'altissimo livello tecnologico dei marziani); l'opera fu tradotta in alcune lingue europee e divenne una delle utopie più famose. In Germania ebbe frequenti ristampe, successivamente i nazisti lo misero all'indice perché "democratico". Colgo l'occasione per rammentare un altro motivo per cui Lasswitz non merita l'oblio: col suo racconto La biblioteca universale del 1904 fu uno degli ispiratori diretti del racconto La Biblioteca di Babele, come lo stesso J.L. Borges ha apertamente dichiarato: e in realtà, le analogie sono impressionanti (il racconto di Lasswitz in Italia è stato presentato su Futuro Europa n. 11, del 1992; non mi risulta, salvo errore, che esistano edizioni italiane di Auf Zwei Planeten).

Con Aelita di Alekseij Nikolaievic Tolstoi (1882-1945; lontano parente del Tolstoi più grande) nasce nel 1922 un'opera basilare della proto-fantascienza sovietica: due uomini, uno dei quali ha inventato e costruito un particolare razzo, partono dall'Urss diretti verso Marte, sul quale scoprono una civiltà in declino. La regina Aelita, con la quale i due riescono a comunicare, spiega come la scienza marziana derivi da quella di Atlantide, i cui abitanti fuggirono dalla Terra 20 mila anni prima. Intanto, grazie a uno dei due astronauti, scoppia su Marte una rivoluzione "proletaria" (!), che riporterà ordine e giustizia fra le classi "decadenti" della civiltà marziana. Nel 1924 il regista Yakov A. Protazanov trasse dal romanzo un'opera - una sorta di kolossal - che fu il primo film sovietico di fantascienza. Al riguardo scrive Morandini, nel suo CD-rom Dizionario dei film, 2004:

[Aelita è un] bizzarro e sgangherato pastiche, che mescola intenti propagandistici, realismo di seconda mano, influenze del cinema nordamericano, moduli dell'avanguardia (evidenti nelle scene di taglio costruttivista e nei costumi di Aleksandra Ekster e Isaac Rabinovic) e parentesi comiche e satiriche, probabile fonte del suo successo popolare, insieme col fascino muliebre di Julja Solnceva. Molte bambine, nate nel 1924, furono chiamate Aelita.

E tuttavia i pareri sono discordanti; Roy Menarini e Andrea Meneghelli, in Fantascienza in cento film (2000), scrivono:

A dispetto del successo conseguito, Aelita conobbe all'epoca stroncature illustri (...) Anche a causa della presunta debolezza narrativa, oggi il film gode di una cattiva reputazione. Senza voler aggiungere alle liste un inutile capolavoro, Aelita meriterebbe come minimo una riconsiderazione più accurata. Prima di un'eventuale riabilitazione.

Alekseij Tolstoi scrisse altra fantascienza (L'iperboloide dell'ingegner Garin) nonché poesia, teatro, e narrativa tradizionale attraverso vasti romanzi a sfondo sociale che ebbero una notevole diffusione e notevole apprezzamento da pubblico e critica, al punto che nel 1937 l'autore entrò nel Soviet supremo, nel 1938 ricevette l'Ordine di Lenin e la nomina a membro dell'Accademia delle Scienze.