In queste due storie il reale veniva mascherato in modi diversi, per rivelarsi drammaticamente in una sorta di esplosione finale. Tale rivelazione resta invece problematica in uno dei più sperimentali racconti di Vittorio Curtoni, La notte delle dolci seduzioni (in Retrofuturo, 1999); qui la realtà indossa e mantiene una maschera praticamente impossibile da strappare. C'è un uomo che sembra prigioniero di un luogo chiuso, un bar. Nel locale si alternano, come in un sogno dal quale non si riesca a svegliarsi, donne dal fascino meduseo che esigono un sesso sfrenato, ossessivo; a tratti è presente un giardiniere, che forse è il padre del protagonista, o comunque ne ha le fattezze. E fuori del bar? Fuori c'è Marte, naturalmente, e c'è la Base, che però è così lontana...

E lei dice: - Guido... ricordi lo schianto? Le sabbie rosse che volteggiavano attorno allo scafo, e il dolore, la rabbia, l'umiliazione? Oppure hai già dimenticato?

- Il motore - incalza Lisa, - cerca di ricordare... quel rombo che ti spezzava le ossa, le strade deserte di Marte, la polvere che ti entrava negli occhi, l'avventura, l'emozione, tutto buttato via così in un attimo, e il colpo, il grande impatto, ricordi?

Guido ricorda, ma altre memorie, pulsioni, sensazioni si sovrappongono e non è facile ancora capire in quali ricordi o sogni si nasconda il vero; Guido sa solo di sentirsi vittima prigioniera: la desolazione di Marte (se di quel mondo si tratta) fa da ideale contraltare alla sua disperata incapacità d'agire. Dunque un Marte simbolico, ambiguo, per una delle storie più ricche d'atmosfera, di simbologie, ed ermetiche di Curtoni (forse la più ermetica dopo Le consultazioni).

Poche righe ancora, per dire che nel racconto Radici (1977) Daniele Ganapini attinge invece direttamente al Marte bradburiano; egli tuttavia riscrive con un tocco personale la colonizzazione terrestre di quel pianeta (un Marte fantasticato, ovviamente; classico luogo dell'immaginario più che del reale), innestando sullo scenario desolato-decadente-fantasioso-poetico del grande scrittore americano una sua propria vena nostalgica non priva di suggestioni, e focalizzando l'attenzione sul tema della "continuità", della identità dell'uomo in un contesto assolutamente estraneo. Un quasi-Bradbury (che merita senz'altro la lettura) all'italiana, ma solo per l'occasione: Ganapini, infatti, si è espresso in altre storie con stili del tutto differenti. Unico rammarico, che sia tra coloro che da tempo non scrivono più fantascienza. Radici è leggibile all'URL www.delos.fantascienza.com/delos/55/55530/.

Per terminare, l'"ultimo Marte" italiano in ordine di tempo: descritto nel racconto Labirinto della notte da Paolo Aresi (Robot n. 41). E' la storia realistica, documentata, quasi cinematografica di un'esplorazione, ma soprattutto storia di un astronauta che su Marte attua una protesta radicale, nel nome di valori oggi in caduta libera quali il reale progresso, il mistero, l'umanissimo desiderio-bisogno di spingersi "oltre". Aresi è anche autore del romanzo Il giorno della sfida (Nord, 1998) dedicato appunto a Marte.

E per finire...