Gli aspetti interdisciplinari del dibattito

Il tema della vita del cosmo viene consegnato alla cultura odierna dalle scienze, non dalla filosofia, ma vi giunge quasi esclusivamente attraverso la mediazione dei mezzi di comunicazione, della letteratura di diverso genere e di alcune espressioni artistiche (sulla valenza interdisciplinare del dibattito, cfr. ad es. la raccolta di saggi a cura di R. Colombo et al., L'intelligenza dell'universo, 1999). Basti pensare all'influenza delle novelle di fantascienza di H.G. Wells, autore de La Guerra dei mondi (1898), i cui soggetti continuarono a ispirare a un secolo di distanza il film Star Wars (1977) di Lucas, o alla diffusione dei romanzi di Isaac Asimov, anch'essi riprodotti sullo schermo. Ma vi sono anche altre forme d'ispirazione, come quelle raccolte dai romanzi di C.S. Lewis nella sua Trilogia di Ramson (1938-1944), anche nota come Perelandra, ove la visita a mondi diversi dal nostro suscita i temi della virtù e del peccato, della libertà della redenzione, della diversità delle creature e della dipendenza da un comune Creatore. Il grande interrogativo sul significato della vita umana nell'universo e il suo rapporto con la trascendenza sarà uno dei temi centrali di 2001: Odissea nello spazio (1968), scritto da Arthur C. Clarke e diretto da Stanley Kubrick. La peculiarità del soggetto - la vita oltre i confini della terra - costituisce un inevitabile luogo di confluenza ove si riversano in modo talvolta inconscio, altre volte esplicito, i grandi temi dell'antropologia, della filosofia e della religione. Le implicazioni di un possibile contatto con altre forme di vita intelligente vengono da tutti, anche dal grande pubblico, facilmente percepite. Se ne desidererebbe trarre informazioni sul futuro riservato alla specie umana, sulle leggi che governano l'universo fisico, alcune delle quali potrebbero essere a noi sconosciute, sull'origine e sulla diffusione della vita, sulla sua sopravvivenza in un'era tecnologica. Ma l'uomo comune certamente desidera indirizzare a civiltà diverse dalla propria anche l'interrogativo sul significato della vita cosciente, sulla loro conoscenza di un Creatore, sull'esistenza di Dio.

La valenza umanistica del tema la si riscontra anche notando che il contesto spaziale (o "celeste" se si preferisce) consente in molte opere della letteratura, dell'arte e del cinema, impliciti riferimenti ai grandi miti cosmici della lotta fra la luce e le tenebre, fra il bene e il male; permette di riproporre l'intervento di mediatori provenienti da mondi lontani, la consegna di messaggi morali che ridestino negli umani quelle domande esistenziali che l'ordinaria vita terrestre aveva fatto assopire. Altre volte, l'idea di un possibile rapporto con civiltà diverse dalla nostra, offre un interessante luogo concettuale in cui il genere umano torna ad autocomprendersi. E non di rado vi riscopre la sua unità di origine e di fine, spintovi dalla difesa di fronte a pericoli cosmici o dalla necessità di coordinare un comportamento efficace su scala planetaria.

Come intelligentemente messo in luce da Paul Davies (1994), nella ricerca di vita extraterrestre E' nascosta un'implicita dimensione religiosa, che si riversa in un preciso genere letterario, avente come finalità un'esplorazione della spiritualità umana in rapporto all'incontro con "l'altro". Ne riportiamo volentieri le conclusioni: "Il potente tema degli alieni che agiscono da condotto per risalire alla Causa Prima, che compaia nella narrativa o in una teoria cosmologica intesa seriamente, tocca corde profonde della psiche umana. L'elemento di attrazione sembra essere il fatto che contattando esseri superiori provenienti dal cielo, gli uomini potranno avere accesso a una conoscenza privilegiata, e che l'ampliamento dei nostri orizzonti risultante da essa in qualche modo ci avvicinerà di più a Dio. La ricerca degli alieni può quindi essere vista come parte di una ricerca religiosa che E' sempre esistita, oltre che parte di un progetto scientifico. Questo non dovrebbe sorprenderci. La scienza E' nata dalla teologia, e tutti gli scienziati, siano essi atei o teisti, e che credano o meno all'esistenza di esseri alieni, accettano una visione del mondo essenzialmente teologica".

Orbene, proprio la risonanza religiosa appena messa in luce rivela un'ultima importante dimensione interdisciplinare del dibattito: quella dei rapporti con la teologia. La teologia cristiana, in modo particolare, ne verrebbe maggiormente coinvolta a motivo di quel suo "registro di unicità" che sembra regolare i rapporti fra Dio e l'uomo, il cui apice viene raggiunto nel mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio fatto uomo. Allargare l'orizzonte fino a considerare degli esseri intelligenti diversi dal genere umano, potrebbe così divenire l'ultima possibile conseguenza di una sorta di "principio copernicano" che avrebbe spodestato l'uomo prima dal centro geometrico dell'universo conosciuto, poi dall'unicità della sua storia biologica sulla terra e infine dalla sua centralità cosciente nel panorama del cosmo. Sebbene la teologia non vi abbia dedicato una speciale riflessione, essa possiede delle risorse per affrontare la tematica, ma l'idea generale condivisa dal grande pubblico E' che un simile contatto porrebbe in crisi alcuni importanti princìpi dell'establishment religioso. Se non si può obbligare la teologia a dar ragione di tutto quanto appartiene alla "sfera dei possibili", resta il fatto che un suo discorso su Dio e sull'uomo, se svolto nel contesto scientifico contemporaneo, non può non tener conto di almeno alcuni degli interrogativi che la presenza di vita extraterrestre susciterebbe.