Nonostante le scaramanzie per una data non proprio favorevole vista l'infausta esperienza natalizia del Beagle 2 lo scorso anno, tutto è andato come previsto. Lo scorso 25 dicembre, la sonda Cassini, in orbita intorno a Saturno, ha sganciato correttamente la sua "cugina" Huygens dando il via alle tre settimane di viaggio che porteranno il modulo a toccare il suolo di Titano, in quello che sarà uno dei momenti più salienti ed emozionanti dell'intera missione Cassini-Huygens. Un'emozione rafforzata dal fatto che sono ormai trent'anni che un oggetto costruito dall'uomo non atterra con successo su un nuovo corpo del Sistema Solare. L'ultima volta è accaduto il 20 agosto 1975, quando la sonda Viking 1 atterò su Marte. Il 14 gennaio prossimo toccherà alla Huygens atterrare sul più grande satellite di Saturno, Titano, e rimandarci sulla Terra le immagini di mondo che non abbiamo mai visto prima. Dal punto di vista strettamente scientifico, la missione è di importanza cruciale per analizzare un mondo che gli scienziati ritengono essere assai simile alla Terra primordiale. Titano, ricco di metano e idrocarburi, presenterebbe infatti grande abbondanza di quelle sostanze organiche basilari allo sviluppo della vita, che però Titano difficilmente potrebbe avere sviluppata data la sua estrema lontananza dal Sole e dalla conseguente temperatura troppo bassa, tale da non riuscire a innescare le reazioni chimiche necessarie alla costruzione di molecole complesse. Il mistero che circonda Titano è reso ancora più fitto dall'impenetrabile coltre atmosferica che circonda il pianeta, che le sonde Voyager non furono in grado di penetrare e che la Cassini, grazie ai suoi strumenti e filtri appositi, è riuscita a farci intravedere nei suoi precedenti incontri ravvicinati. Ma la Huygens, che deve il suo nome all'astronomo olandese Christiaan Huygens che scoprì Titano nel 1655 e che è stata interamente costruita dall'Agenzia Spaziale Europea, farà molto di più. Il modulo è infatti progettato appositamente per addentrarsi nella spessa coltre atmosferica di Titano e analizzarla dettagliatamente. La discesa, agevolata dallo scudo termico e da tre paracadute, durerà al massimo 150 minuti, mentre l'autonomia delle batterie è stimata per 153 minuti. Ciò significa che, una volta atterrata, o ammarata, nel caso vada a cadere in un lago (o un oceano) di idrocarburi, possibilità tutt'altro che remota a giudizio degli scienziati, la sonda avrà solo tre minuti per usare tutti i suoi strumenti e rimandarci le immagini di un cielo e una terra che non abbiamo mai visto prima.