Dopo ben sette anni di viaggio, quattro manovre di fionde gravitazionali, a oltre 1.500 miliardi di chilometri di distanza dalla Terra, la sonda Cassini-Huygens giunge finalmente in questi giorni alla meta del suo lunghissimo viaggio: Saturno. L'1 luglio alle 00:51 (GMT), la sonda inizierà infatti la delicata S.O.I. (Saturn Orbit Insertion), la manovra di inserzione nell'orbita di Saturno che porterà la sonda a salire sopra il piano degli anelli del pianeta attraversando lo spazio tra l'anello F e l'anello G, accendere i suoi motori per 96 minuti allo scopo di frenare ed essere catturata dall'influenza gravitazionale del pianeta, e tornare infine sotto il piano degli anelli per iniziare la prima delle 75 orbite che compirà in quattro anni di missione. Durante la manovra, la sonda verrà a trovarsa vicina a Saturno come nessuna delle sonde precedenti (la Pioneer 11 e le Voyager), a soli 19.980 km dall'altezza delle nubi del pianeta, una situazione impareggiabile per compiere le prime osservazioni del pianeta più affascinante del Sistema Solare. Frutto di una stretta collaborazione tra NASA ed ESA, con una ragguardevole partecipazione della nostra Agenzia Spaziale Italiana, la sonda Cassini-Huygens è la sonda più grande e complessa che sia mai stata lanciata nello spazio. Alta 6.7 metri e larga 4, la sonda è dotata di una strumentazione altamente sofisticata, tra cui tre spettrometri in grado di coprire con una sensibilità mai raggiunta prima l'intero spettro della radiazione elettromagnetica, dagli ultravioletti agli infrarossi. Ma tra la dotazione strumentale, gli autentici gioielli sono costituiti dalle due fotocamere CCD ad altissima risoluzione, la NAC (Narrow Angle Camera, ovvero Camera ad Angolo Stretto, l'equivalente fotografico dello zoom) e la WAC (Wide Angle Camera, ovvero Camera ad Angolo Ampio, l'equivalente fotografico del grandangolo) entrambe con risoluzione 1024x1024, contro gli 800x800 delle Voyager e una possibilità di campionare digitalmente fino a 12 bit, ovvero su 4096 livelli diversi di grigio, contro i 256 delle Voyager. Ciascun sistema di acquisizione immagini della sonda, chiamato nel complesso ISS (Imaging Science Subsystem), è anche dotato di due ruote portafiltri, in grado non solo di fornire le immagini negli spettri R, G, e B per comporre le immagini a colori, ma anche di consentire polarizzazioni e filtraggi di determinate lunghezze d'onda della luce al fine di ottimizzare le osservazioni. La partecipazione italiana è stata di particolare importanza poiché è consistita nella costruzione di una delle parti più importanti e delicate della sonda, l'antenna ad alto guadagno. Artefice dell'impresa è stata l'Alenia Spazio, grazie a un investimento di circa 160 milioni di dollari, la terza maggior quota investita da un'agenzia spaziale dopo NASA (1422 milioni di dollari) ed ESA (500 milioni di dollari). Dal canto suo, l'ESA è stata invece responsabile della parte forse più suggestiva e interessante della missione, la progettazione e la costruzione del modulo Huygens che, dopo aver viaggiato a bordo della Cassini per oltre sette anni, il 24 dicembre prossimo sarà sganciato in maniera da raggiungere, tre settimane dopo, Titano, la più grande e misteriosa delle lune di Saturno. Per quanto osservato oltre vent'anni fa dalle sonde Voyager, Titano presenta un'atmosfera densa e impenetrabile ricca di idrocarburi al punto che gli scienziati ritengono possibile siano presenti sul pianeta metano ed etano allo stato liquido. Ma quello che fa di Titano un obiettivo scientifico unico è la sua possibile somiglianza a come avrebbe potuto essere la Terra primordiale. La presenza di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto, rendono infatti Titano un luogo in cui sarebbe possibile la formazione teorica di composti organici complessi, o addirittura di primordiali forme di vita, se non fosse per l'eccessiva lontananza del Sole che non è in grado di innalzare la temperatura del pianeta a un valore sufficiente da innescare le reazioni chimiche necessarie. Il modulo Huygens si tufferà nell'atmosfera di Titano il 14 gennaio 2005 e in poco più di due ore e mezza di missione cercherà di rimandare sulla Terra attraverso la sonda Cassini, le prime immagini di un nuovo mondo. Dopodiché la sonda Cassini tornerà alla sua missione quadriennale, durante la quale compirà oltre quaranta voli ravvicinati alle diverse lune di Saturno e osserverà gli anelli e il pianeta come mai prima d'ora, cercando di rispondere ai tanti interrogativi rimasti insoluti, sulla natura, la dinamica e l'origine degli anelli, sulle composizioni e le particolarità di alcune delle lune come Encelado, così insolitamente bianca, e Giapeto, dalla doppia faccia, estremamente scura su un lato e chiara sull'altro, sull'atmosfera di Saturno e la sua singolare magnetosfera. Senza contare Titano, di cui tra le altre cose la Cassini traccerà una mappa radar della superficie. Insomma, carne al fuoco ce n'è tanta e c'è da giurare che, con i dati raccolti in quattro anni di missione, gran parte dei libri sul Sistema Solare dovranno essere riscritti. Del resto, se in quasi mezzo secolo di esplorazione l'universo ci ha ormai abituato all'imprevedibile e all'inaspettato, possiamo scommettere che nemmeno questa volta l'universo ci deluderà.