Nell'era del wireless, Internet funziona ancora nel modo usuale, antico: il traffico viene instradato attraverso un numero enorme ma finito di server che fungono da snodi, da tenutari di una porzione di indirizzi di altri server in modo che, sostanzialmente, con un numero congruo di macchine si riesca a mappare, presto o tardi, l'intero dominio Internet. Questo è, in sostanza, il protocollo TCP/IP, sfruttato fino all'osso per far funzionare la Rete.

Haggle Project si propone di aggiungere altri nodi a quelli ufficiali, a quelli statici, sfruttando tutti gli hot-spot del Wi-Fi (ovvero l'ADSL senza fili), i canali blutooth o quelli generalmente wireless; in altre parole Haggle fa viaggiare le informazioni preferenzialmente attraverso punti che potrebbero non esistere più nel breve volgere di pochi minuti.

Il progetto, finanziato dal 5° programma quadro dell'Ue con sei partner tecnologici di cinque Paesi (Italia, Francia, Svizzera, Regno Unito e Finlandia) è realizzato alla Supsi (Scuola Universitaria professionale della Svizzera italiana) con due team coordinati da Silvia Giordano e Christian Marrazzi. Haggle è un'evoluzione del "Mobile man" (Mobile metropolitan ad hoc Networks), uno studio del Cnr di protocolli per le reti mobili "ad hoc", come i comuni cellulari, nelle quali i "nodi" partecipanti (ovvero i singoli utenti provvisti di dispositivo mobili) formano la rete, facendo sparire l'infrastruttura fissa.