Ci furono 6 applausi spontanei durante la proiezione e un lungo applauso lungo quasi tutti i titoli di coda." Ancora meglio andò in occasione dello sbarco in Europa del film, che chiuse in modo trionfale l'edizione di quell'anno del Festival di Cannes. La consacrazione a Cannes fu in un certo senso anche la definitiva vittoria di Spielberg sulla critica più snob d'oltreoceano. Da quel momento in poi era un Autore con la maiuscola, anche se dovette aspettare ancora qualche anno prima di potersi vedere assegnato l'ambito Premio Oscar come miglior regista. "Quella fu la mia prima volta a Cannes....e che prima volta ! Mi arrivò un telegramma da Francois Truffaut" (all'epoca già malato, ndr) "un telegramma che significò molto per me. Diceva: Hai diritto a stare qui molto più di me, riecheggiando una frase che lui stesso diceva a Richard Dreyfuss in Incontri ravvicinati. Era la fine del Festival e tutti erano in piedi ad applaudire e ricordo che pensai che quelle emozioni non sarebbero mai potute essere eguagliate." Lo stretto legame tra Spielberg e Truffaut può apparire a prima vista estremamente esile, da un lato un regista d'elite sempre ben lontano dal cinema supercommerciale made in Hollywood, dall'altro il massimo simbolo dello stesso. In realtà, sebbene abbia sempre fatto film molto europei, Truffaut nelle sue vesti di critico ha sempre avuto un occhio ben aperto sul cinema statunitense e sui nuovi (e vecchi) talenti che ne emergevano.
Spielberg dal canto suo ha sempre avuto grande ammirazione per il regista francese, che del resto volle nel ruolo di Lacombe in Incontri ravvicinati, film chiave di tutta la sua filmografia. Entrambi hanno sempre avuto un grande rispetto e stima per il lavoro reciproco. Li accomunava anche un grande amore per i bambini, notoriamente prediletti da Spielberg (talvolta sin troppo) e piccoli protagonisti di alcuni tra i film più belli di Truffaut, da Gli anni in tasca a Il ragazzo selvaggio.
















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