- E poi basta con questi nomignoli da anello al naso! - sbraitò il bravo giovine - Ci siamo stufati di essere trattati da Venerdì! Il mio nome è Harry, e lui si chiama Michael! Vogliamo un regolare contratto da camerieri, con contributi e ferie pagate!

- Scommetto che si tratta di febbre gialla. - mi sussurrò Fogg - Provoca il delirio. Succede, a noi occidentali che viaggiamo in Paesi selvaggi.

- Può essere. - ammisi io - In effetti il contagio di questi morbi tropicali affligge gli esploratori bianchi in ragione di settantatrè su cento, tantopiù allorché...

Un colpo di fucile interruppe la mia dotta disquisizione. Mi voltai, e vidi uno degli uomini che ci aveva legato ai sedili con un Kalashnikov ancora fumante in una mano, e nell'altra un sacchetto di sabbia cui aveva sparato, evidentemente per attirare l'attenzione.

- Ecco! - singhiozzò Consiglio - Ora ci diranno che l'aereo sta per schiantarsi sulla Torre Eiffel o sul Big Ben, e che noi tutti diverremo martiri nel nome di Allah!

Oh quante sciocchezze ci fa pronunciare il delirio! Zittii il mio petulante servitore e mi disposi ad ascoltare.

L'uomo emanava un vigoroso aroma caprino, indossava un lercio completo mimetico, portava una barba ispida lunga più di un metro e ingrommata di sostanze innominabili, sulle quali banchettavano legioni di mosche. Senza emettere un suono, indicò l'altoparlante che pendeva dal soffitto della cabina.

- Qui è il comandante Mohammed che vi parla. - gracchiò lo strumento - Benvenuti a bordo del volo 666 della TalibanAir.

Il messaggio si ripetè in diverse lingue, poi tornò all'inglese.

- Come sapete, il trattato di pace di Kabul prevede che, in riparazione dei danni apportati al traffico aereo dal terrorismo, agli studenti coranici spetti gestire una linea aerea gratuita tra i paesi occidentali, che offra un servizio sostitutivo ove le normali comunicazioni siano interrotte o sospese... Il trattato di Kabul ci impegna anche a ripetere il presente messaggio durante ogni volo... Ci auguriamo che gradirete la vostra permanenza a bordo. Buon viaggio.

- Visto? - bacchettai lo sciocco Consiglio - Nulla di cui preoccuparsi.

L'altoparlante gracchiò di nuovo. - Il comandante informa che a bordo dei voli TalibanAir non è permesso bere alcolici, visionare film, praticare sport, radersi la barba, indossare Jeans, giocare d'azzardo, mangiare maiale, ritrarre la figura umana, rubare, uccidere, dare falsa testimonianza, avere altro Dio al di fuori di Allah... Naturalmente le donne non sono ammesse a bordo, neppure con il Burqa.

- Donne? - commentammo all'unisono io e Fogg - E per quale motivo una donna dovrebbe viaggiare?

- E' stata fatta un'eccezione per la musica, ma per un solo brano, perché imposto dal trattato di Kabul. Buon ascolto.

Dall'altoparlante, le note di un motivo che la mia cultura enciclopedica associò subito al nome di Renato Carosone.

- Tu vuo' fare 'o Talebano, Talebano, Talebano... Ma i soldi da' Jihad... chi te li dà? La borsetta di Osamà! Tu vuo' fare 'o Talebano...

Un nuovo olezzo di caprino mi fece voltare verso il corridoio. Un paio di uomini barbuti spingeva nello spazio angusto tra i sedili un carrello d'acciaio traboccante di bottiglie e di vassoi.

- Ho perso la scommessa. - commentò tristemente Fogg - C'è anche il servizio.

- Però non potrò avere il mio cognac. - commentai con rammarico - Avete sentito l'annuncio?

Un impressionante talibano con peli anche sulle cornee e la scritta Hostess sul turbante ci si parò davanti. Si grattò la barba traendone diversi femori di capra semispolpati. Poi ruttò, scatarrò sulla moquette un grumo di materia giallastra e ci rivolse una domanda in puro dialetto Pashtun.

- Prego? - fece Fogg.

- Prego? - ripetei io.

Lui fece per mettere mano al Kalashnikov. Poi, digrignando i denti per lo sforzo, sembrò calmarsi. Ripeté in un inglese stentato.

- Che prendere da bere?

- Cosa c'è?

- Latte d'asina macerato in succo gastrico di capra, bile di mullah in crisi mistica con ghiaccio e limone, sangue di oppositore sgozzato a temperatura ambiente con un nocciolo d'oliva.

- Uhm... - meditò Fogg, che da perfetto gentleman era rimasto imperturbabile - Credo che gradirò semplicemente cibo solido.

Oh che idea condivisibile! Diedi un'occhiata ai vassoi impilati sul carrello. Decisi di lasciar perdere. Nel primo ghignava una testa d'asino in agrodolce. Da quelli più in basso spuntavano frammenti di scarponi militari che stimai non ancora separati dal loro contenuto.

- Scommetto che sarà un viaggio interessante. - commentò Fogg.

Gli diedi ragione.

Fine prima parte

(seconda parte sul prossimo numero)