In <i>Barbarella</i> con Jane Fonda
In Barbarella con Jane Fonda
Come si confronta con il fatto di essere diventato un'icona per un certo tipo di cinema?

Francamente non ci avevo mai pensato. Anzi, quando ho girato Diabolik con Mario Bava con quel suo essere un artigiano del risparmio pensavo che sarebbe stata la fine della mia carriera. Ero abituato a Hollywood e alla sua ricchezza. Un giorno Mario mi dice domani giriamo la scena di quando esci dal rifugio segreto. Gli ho chiesto"Dove, Mario qui a Cinecittà non ho visto il set di questo rifugio." E lui mi indica un cantuccio in cui - difronte ad una macchina da presa - era situata una porta. Mi veniva da piangere, pensavo che per fare del buon cinema ci volessero sempre tanti soldi. Oggi capisco il genio di Mario Bava e mi rendo conto che farei tutto di nuovo.

Ma lei aveva qualche idea che oggi - a distanza di quasi quaranta anni - quei film sarebbero diventati addirittura "di culto"?

Assolutamente no! Ancora oggi stento a credere che Diabolik abbia avuto tanto successo. Se me lo avessero detto allora non lo avrei creduto possibile nemmeno in un milione di anni...su Barbarella qualche pensiero ce l'avevo fatto, ma nessuno dei due ha avuto un qualche minimo successo all'epoca in cui sono usciti. Sono pellicole rimaste "in sospensione" per anni. A San Francisco - per almeno venti anni - hanno proiettato ogni sabato a mezzanotte Diabolik dinanzi ad un pubblico di appassionati.

Come spiega questo successo tardivo del film a San Francisco?

Forse ha qualcosa a che fare con la gomma e la pelle nera...

Cosa significa per lei essere presentato sempre come un attore "di culto"?

Mi sento fortunato. Molto. Non è stato facile, però. Una volta il mio agente mi aveva trovato una parte in una serie televisiva di successo. A me, però, non interessava guidare da Hollywood a Burbank ogni giorno e indossare gli stessi vestiti e la stessa faccia tutti i giorni. Volevo l'avventura e l'ho avuta anno dopo anno girando film in tutto il mondo a Roma, Parigi, in Bulgaria, in Spagna...Ho voluto trasformare la mia vita in un'opera d'arte esattamente come ho fatto con il mio lavoro.

Lei crede di avere fatto qualche compromesso?

Penso di sì, anche se non ne sono troppo sicuro. Alle volte quello che credevi fosse un compromesso si è rivelato per essere una decisione saggia che ha portato grande fortuna alla mia carriera e alla mia vita. La giusta mossa viene fuori senza sapere come. Dal tuo inconscio...

Possiamo dire che lei è stato una sorta di zingaro latore di sogni al pubblico di tutto il mondo?

Assolutamente sì, una definizione che mi commuove, quasi...

Ha portato anche incubi?

Sì...(ride) lei ha perfettamente ragione.