In principio era il Punk. Sporco, ribelle, anticonformista. Il movimento nato intorno alla fine degli anni Settanta era prerogativa dei giovani, che dall’Inghilterra e dall’America post-kennediana e già in piena era Nixon si ribellavano al conservatorismo imperante. Erano ragazzi che si opponevano alla società oppressiva e alla pervasività dei mass media, contro la società sempre più consumistica e soprattutto erano veri, senza filtri. Un’estetica che andava dalla musica rock a un certo modo di vivere e comportarsi, passando anche per la letteratura. Nel piccolo mondo della fantascienza, punk è stato sinonimo di cyberpunk, l’estetica che alla metà degli anni Ottanta un gruppo di scrittori americani impose, immaginando un mondo futuro, ma non troppo lontano dal nostro, in cui erano trattate tematiche quali il rapporto uomo-macchina, il rapporto tra la realtà e l’artificialità, tra ciò che era biologico e ciò che era sintetico, mettendo in rilievo il controllo da parte delle multinazionali della vita di tutti noi. Anche qui, la ribellione la faceva da padrone. E poi arrivarono altri filoni, spesso completamente slegati dal cyberpunk e dal punk stesso, dallo steampunk al solarpunk fino al cosypunk.
E ora arriva lo Screampunk, con l’omonimo romanzo di Cosimo Argentina, edito da Delos Digital e si ritorna al punk più puro. Violento, duro, bastardo, senza argini, disperato come solo il futuro del mondo può essere, Argentina ci trascina in una storia letteralmente sporca, così come sporco, irriverente e ruvido, per usare un eufemismo, è il linguaggio usato dallo scrittore.
Il romanzo è ambientato nel 2095 e il protagonista è Sumatra, un balordo piccolo criminale, un maniaco sessuale, che (soprav)vive ai margini della società. Va contro le regole, la legge, l’etica e tutto ciò che è corretto sia politicamente che umanamente. Nel 2035 viene condannato a essere traslato nel 2095. Ma scopre presto che il mondo del futuro è marcio come quello che ha lasciato. Le scariche elettriche del suo controllore, le scopate che gli sono precluse, un lavoro asfissiante in fabbrica… il futuro diventa per lui una prigione senza sbarre. Una via d’uscita, il nostro antieroe, scopre che però è nelle sue possibilità e allora ecco che si fa, lentamente, coinvolgere in qualcosa che è più grande di lui, riguarda la salvezza dell’universo e, forse, della sua anima (Sumatra mi chiede di correggere quest’ultima affermazione. Mi dice che col caxxo che la sua anima si salverà).
Ecco come lo stesso protagonista si presenta ai lettori di Screampunk: “Sono nervoso ed eccitato, un tossico affamato di qualcosa, qualsiasi cosa, ma so di non poter fare chissà che con il gerente alle calcagna. Car mi ha accennato alla possibilità di scollegarmi da quel figlio di puttana per un tot di ore. E Sigis ha nominato una sorta di dark web illegale, oscuro, ombra, dove le identità vanno a puttane e ci si può muovere con disinvoltura a controllo zero. Dice che le autorità conoscono il sistema occulto, ma chiudono un occhio a meno che non sia necessario andare a recuperare dati identificativi di pregiudicati o di gente losca e pericolosa. Ma non è che uno arrivato nel 2095 possa dire ehi, cazzo, fatemi entrare nel dark web di fine secolo. E quanto a quel coglione di Carnaby, io non mi piego alle sue cazzate politiche. Va a finire che per un po’ di micetta mi spediscono nel 2150 e lì, da quello che ho capito, sono cazzi amari”.
Quello di Sumatra è un urlo disperato verso il mondo che lo vuole ingabbiato in un ruolo sociale ben preciso, quello del bravo cittadino, che non si ribella, diventa manovalanza per le multinazionali, non commette peccati e reati, insomma un cittadino modello. Ma lui non ci sta e la sua smania di godersi la vita prende presto il sopravvento. Del resto perché dovrebbe cambiare la sua vita, il suo modo di essere? Ma un urlo, stavolta, di rabbia è quello di Argentina che con questo romanzo vuole dissociarsi da certa letteratura paludata, poco importa che sia mainstream o di genere, dalla narrativa mordi e fuggi, dall’estetica imposta dalla ricerca dei bestsellers, dalle mode imperanti e da quelli che scrivono romanzi pur facendo nella vita (fatti loro, direbbe Sumatra) tutt’altro, vedi gente dello spettacolo, influencer, attori, guru e quant’altro che un giorno si svegliano e, senza arte né parte, pubblicano il “romanzo” e noi dovremmo accettarlo come il “capolavoro” della letteratura italiana.
Anche se la fantascienza non è previsione, la buona fantascienza, per non dire la migliore, è però quella che estrapola tendenze socio-politiche, scientifiche, economiche e culturali del presente e le proietta nel futuro, spesso estremizzandole. Questo meccanismo è quello che sta alla base, a esempio, della distopia, dove la libertà dell’uomo nel presente è solo minacciata ma nel futuro diventa oppressine e tirannia.
Non resta da chiedersi se lo Screampunk può aspirare allo status di nuovo filone della narrativa speculativa. La nostra risposta è positiva. Partiamo dal teorico della letteratura Robert Scholes che nel suo saggio Structural Fabulation. An Essay on Fiction of the Future (1975), sostiene che la letteratura deve assolvere due funzioni essenziali, che chiama sublimazione e cognizione. Ci sono romanzi che si caratterizzano per una sola funzione, o quantomeno ne enfatizzano una più dell’altra, mentre altri le svolgono entrambe; la cattiva narrativa è quella che invece non concepisce al suo interno nessuna delle due funzioni. Per sublimazione, il critico americano intende quella funzione che allevia l’ansia della vita e rende quest’ultima sopportabile. Narrativa d’evasione è spesso un modo per definire questo tipo di opere. Cognizione, invece, è la funzione che la narrativa attua per aiutarci a capire e conoscere meglio noi stessi e la nostra esistenza. Screampunk di Cosimo Argentina rientra esattamente e in modo equilibrato in quest’impalcatura creata da Scholes. È un romanzo divertente e che diverte, sia per le vicende a che l’autore ha immaginato per il suo protagonista, e per il linguaggio decisamente sboccato, che rende bene la crudezza dell’umorismo nero che sottintende tutta la storia. E quindi risponde perfettamente al concetto di sublimazione del critico americano. Ma la storia di Sumatra è anche una critica feroce alla società capitalistica del nostro presente, fatta di multinazionali che schiacciano i diritti dell’uomo, delle donne e delle persone fragili, che pretendono da ognuno di noi un conformismo che diventi stile di vita (si veda in tal senso il personaggio del controllore di Sumatra). E qui, Screampunk assolve alla seconda funzione elaborata da Scholes, la cognizione, perché attraverso il vissuto del personaggio principale ci fa riflettere anche sul nostro essere umani in un presente che ha un sapore decisamene distopico.
Un altro teorico della fantascienza, ovvero John Rieder nel suo saggio Science Fiction and the Mass Cultural Genre System (2017), sottolinea come l’affermarsi o meno di un nuovo genere letterario è oggi dovuto alla comunità della letteratura non mimetica, comunità formata da lettori, librai, scrittori, critici, editori e curatori editoriali. È da loro che può nascere la definizione di un nuovo genere o filone narrativo all’interno di quella che chiamiamo letteratura non mimetica e che, pur avendo connessioni solide con la realtà dello scrittore e del lettore nel tempo in cui vivono, è quella letteratura che non mima la realtà. Poi, sostiene ancora Rieder, sarà il tempo a dire se quel genere resterà nella memoria collettiva e nell’immaginario dei lettori. Noi crediamo che Screampunk di Cosimo Argenti abbia tutte le carte in regola per restare nel tempo, anche se Sumatra forse vorrebbe essere presto dimenticato…












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