Simonetta Olivo è nata a Udine, in Italia, nel 1976. Vive a Trieste, dove lavora come psicologa in un servizio pubblico. A 40 anni ha cominciato a scrivere racconti di fantascienza. Col suo primo racconto, che nel maggio 2018 è stato pubblicato da Mondadori nella collana Urania, è stata finalista nella prima edizione del Premio Urania Short. I suoi racconti sono stati finalisti anche della XI e XII edizione del Premio Robot. Ha partecipato a un progetto di micronarrativa tradotta in inglese con Speculative Fiction in Translation: quattro sue microstorie sono state selezionate da Word Withouth Borders e pubblicate nel maggio 2019 con il titolo di Microverses. Nel novembre del 2018 ha pubblicato la raccolta di racconti Fantafiabe con Delos Digital, nella collana Robotica.it. È membro del Collettivo Italiano Fantascienza, gruppo di scrittura con cui ha pubblicato come curatrice e autrice l’antologia Atterraggio In Italia (Delos Digital, febbraio 2019). Per questo numero di Delos Science Fiction tocca a Simonetta Olivo. Leggiamo cosa ci racconta.
Raccontati in un racconto
L’asfalto scivola sotto le ruote della Ford sulla via verso il mare. La luce del mattino di maggio è già accogliente, piena di promesse che preludono all’estate. L’uomo alla guida si gira verso la moglie, nota che indossa i vestiti leggeri appena sottratti al letargo invernale nell’armadio; le gambe sono scoperte, ancora prive di abbronzatura, i piccoli nei in evidenza sulla pelle chiara. Indossa un cappello di paglia, qualche ciocca bionda che sfugge. Ha il sorriso di quando si parte. Glielo ripete sempre, che i giorni più belli sono quelli delle partenze.
È lei a iniziare la conversazione.
− Poi Mauro l’ha letto il mio libro?
− Sì! Ha detto che gli è piaciuto, ma che l’ha angosciato un poco.
− Anche lui!
L’uomo sorride, agganciandosi al viso l’espressione di chi voglia scongiurare ogni screzio.
− Eh… lo sai che i tuoi racconti mi fanno angoscia. Ma è perché sono tuo marito. Pensa, anche Mauro ha detto: che brutti mostri deve avere dentro tua moglie!
Lei sistema il vestito estivo carezzando il tessuto con entrambe le mani, raddrizza la schiena. Le labbra si assottigliano.
Il marito si pente d’aver parlato troppo.
− Ma guarda che non è vero che gli scrittori parlano di sé. Le mie ispirazioni vengono dal cinema, dalla mia formazione umanistica, da tutt’altro! Pensa a La piscina, lì pensavo alla scena de Lo squalo in cui la mamma anziana cerca il figlio sulla spiaggia. È quella la molla. Sì… ogni tanto qualche cosa che succede nella vita quotidiana fa partire la storia, ma poi si arriva da tutt’altra parte, che non c’entra niente. Anzi! Più i personaggi sono diversi dallo scrittore, più lo scrittore è bravo.
Mentre la moglie continua la sua dissertazione sulla natura dell’ispirazione e sulla tecnica della narrazione, l’uomo guarda avanti a sé. La strada scorre dritta in mezzo alla pianura. S’immagina questo: che i personaggi non li inventi, li partorisca, direttamente dalla mente, come creature nate da lei, eppure estranei al suo essere. Trova quell’immagine ancora più mostruosa che non pensare siano brandelli della sua psiche.
L’aria muta densità, come in un cambio di scenario. Succede così, a volte, in primavera: il cielo si può rannuvolare all’improvviso.
L’uomo guarda la moglie, con la coda dell’occhio, la mano ben ferma sul manubrio.
Vorrebbe cambiare argomento, parlare del tempo, volare via da quella conversazione con leggerezza, forse con allegria. Ma la voce s’inceppa e si ferma nella gola.
È evidente: lei si sta trasformando, in modo sottile ma inesorabile.
Non è più bionda, i capelli sono immobili.
Il vestito poggia in modo diverso sul suo corpo, che ora gli appare più magro.
Anche la voce ha un timbro diverso, più roco.
Si gira verso di lui, sorride: non è più sua moglie.
Anche lei è un personaggio dei suoi racconti.
Racconta il tuo viaggio con Delos
La prima volta che ho proposto un mio lavoro a Delos, si trattava di FantaFiabe. Era il 2018, e avevo scritto quotidianamente per un paio di mesi, sull’onda di una potentissima ispirazione. Il mio viaggio, in fondo un viaggio di introspezione ed evoluzione personale, era cominciato nei boschi, con lunghe camminate solitarie, mi aveva condotto all’utilizzo della fotografia come strumento di espressione, per poi trasformare quella spinta creativa in parole scritte. Con FantaFiabe cominciavo un percorso a ritroso nel tempo, nella mia infanzia, dove si era creato l’humus della persona adulta che ora sono. Mescolare fantascienza e fiaba era una sfida che poteva non essere accolta con calore: invece accadde, e ancora oggi quel libricino è letto e apprezzato.
Contemporaneamente lavoravo con Linda de Santi alla curatela di Atterraggio in Italia, la prima antologia dell’appena nato Collettivo Italiano Fantascienza, che aveva riunito diversi scrittori emergenti, tutti finalisti nell’edizione del Premio Urania Short del 2017. La raccolta, uscita nel 2019, fu letta e apprezzata da molti: un risultato che ci stupì e ci unì in un’amicizia che ancora oggi dura. Concepivamo in quel periodo il “metodo CIF”, un supporto alla reciproca crescita che andava al di là dell’editing, configurandosi come un esercizio continuo e condiviso di scrittura. Questa esperienza ha visto il suo migliore frutto in una costante e comune crescita nella capacità di raccontare, testimoniata non solo dalle antologie successive (2050- Quel che resta di noi e La Nave dei Folli), ma anche in una serie di premi, riconoscimenti e occasioni che molti membri del Collettivo hanno avuto nel tempo.
Con l’antologia personale “Insogno” (pubblicata sempre nel 2019) continuava il viaggio dantesco nel profondo della mia stessa mente, questa volta nella prospettiva del sogno, con delle note cupe, malinconiche, ma anche con i primi passi in una narrazione che alla fantascienza affiancava un nuovo sguardo, e allargava la prospettiva in quella mescolanza fra realismo e fantastico che poi avrei più esplicitamente realizzato con la raccolta “L’ultima estate del mondo” (2024). L’occasione per avventurarmi oltre i consueti confini mi era stata offerta da Maurizio Cometto con l’inclusione di un mio racconto nella sua “Boutique degli incanti” (2022), raccolta che ha aperto la strada alla collana di Delos che amo di più, e in cui mi riconosco pienamente rispetto a tematiche, atmosfere, tipologia della narrazione: Frattali.
Nel 2024 Delos ha pubblicato il lavoro più “fuori dagli schemi” che abbia concepito fino a ora: Vita Nova. Le recensioni sono state entusiastiche, con mio grande stupore: avevo infatti scritto la maggior parte di questo lavoro senza pensare a un’eventuale pubblicazione, per puro divertimento personale, senza sforzo, senza alcuna deferenza alle regole sul punto di vista della narrazione, col risultato finale di una storia che non è né raccolta di racconti, né romanzo breve, né racconto, ma qualcosa d’altro, di assolutamente libero.
È cominciata poi l’avventura di S/Confinati, antologia di racconti che ho curato con Lorenzo Davia, che ha visto la luce nel 2024. La raccolta include scritti di autori triestini e provenienti da Paesi confinanti geograficamente e culturalmente con la città di Trieste, attualmente importante fucina di narratori del fantastico e sede dell’ultimo Italcon. L’immagine che meglio descrive questa antologia ricorre in diversi dei suoi racconti, in una sottile sincronicità: una planata dall’alto, un volo visionario su terre e mari sconfinati, attraverso le ere geologiche e le epoche storiche, dove il paesaggio si trasforma e assume confini mutevoli, creati e distrutti dall’uomo. Le guerre sono uno sfondo che torna e ritorna, come un substrato che appartiene non solo ai racconti, ma evidentemente anche all’immaginario delle scrittrici e degli scrittori, provenienti da Paesi che si sono scontrati e riuniti, ciclicamente, come le onde del mare.
Ecco, mi piace pensare così al mio viaggio con Delos: un percorso che inizia nella fiaba, atterra in Italia, poi mi porta in volo come solo nei sogni può accadere, e mi porta sulle rive dell’Istria, dove è ambientato il mio racconto Cloudbuster/Acchiappanuvole, compreso appunto nella raccolta S/Confinati, il lavoro che mi ha regalato la soddisfazione d’essere arrivato finalista al Premio Italia.
Racconta cosa prevede il tuo futuro da scrittore (progetti, pubblicazioni e anche sogni e desideri del tuo io scrittore)
Presto, sempre con Delos, uscirà il lavoro che dal mio punto di vista rappresenta la definitiva uscita da ogni schema, e da ogni preoccupazione rispetto al giudizio del lettore. Perché, infine, quello che è importante per me è scrivere, come atto di liberazione dai vincoli, dalle regole, dagli stereotipi, dalla routine, dalla malinconia, dalla finitezza del tempo e della storia personale.












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