Claudio Chillemi, nato a Catania nel 1964, insegnante, ha pubblicato numerosi racconti, romanzi e opere teatrali. Nel 2014 ha pubblicato sulla prestigiosa rivista Fantasy and Science Fiction il racconto scritto con Paul Di Filippo The Panisperna Boys in Operation Harmony, una ucronia dedicata alla figura di Ettore Majorana. La collaborazione con Paul Di Filippo è proseguita con altri racconti, tutti pubblicati su rivista negli USA, che sono stati riuniti nell’antologia Dieselpunk (Delos Digital, 2023).

Raccontati in un racconto

Claudio aveva solo dieci anni quando iniziò a portare il caffè a letto a suo nonno. Il vecchietto gli lasciava cinquanta lire sul comodino a pagamento del servizio, e il ragazzo le prendeva avidamente. Con il ricavato di tre caffè poteva comprare un libro, con quattro una raccolta di romanzi, con cinque anche un fumetto. Nel giro di sei mesi, con quell’andirivieni dalla cucina alla camera da letto del nonno, era riuscito a metter su una piccola libreria di una trentina di titoli. Ne leggeva uno al giorno, lo leggeva e lo ricopiava, cercando di variare i nomi dei personaggi, le loro avventure, i loro dialoghi. Era un esercizio utile, perché, oltre che a leggere imparava a scrivere. Un giorno, però, tutto cambiò. Guardando un film di quelli antichi, di quelli in bianco e nero, si rese conto che, se avesse avuto una macchina da scrivere, tutto gli sarebbe stato più semplice. Andò dal nonno e gli disse: “Mi puoi dare cento lire al giorno per il caffè?”. Il nonno gli voleva bene, era stato per anni il suo unico nipote, poi erano venuti i suoi cugini, ma lui era stato il primo. Quindi acconsentì.Ci vollero diversi mesi, i regalini per i compleanni, gli onomastici, il Natale, il giorno dei Defunti, prima di raccogliere la somma che gli occorreva per una Olivetti lettera 25. Tutto fiero delle centomila lire raccolte, andò dalla mamma a chiederle di comprarle la macchina per scrivere. Ma la mamma di Claudio era lungimirante, e sapendo che l’inverno sarebbe stato freddo, gli comprò con quei soldi un bel cappotto, un Montgomery.Il ragazzo rimase interdetto, ma non si diede per vinto. Iniziò nuovamente a raccogliere i soldi per la macchina da scrivere e, dopo quasi un anno, ebbe la somma che cercava. Nuovamente si recò dalla mamma e le disse: “Stavolta voglio la mia macchina, non altro.” Ma anche questa volta la madre capì che era più importante comprare il necessario per mandare suo figlio a scuola, libri, quaderni, penne e album da disegni. E quindi, ancora una volta, Claudio non ebbe la sua macchina da scrivere.La terza volta, ormai quasi quattordicenne, con una libreria che sfiorava i cento libri, e con quaderni e quaderni pieni di copiati degli stessi libri, adattati al suo gusto e alla sua fantasia, decise che i soldi raccolti andavano spesi personalmente. Si armò delle centomila lire che aveva nascosto sotto una catasta di giocattoli, e chiese al nonno di andare con lui a comprare la macchina da scrivere.Il nonno lo accontentò, ma una volta giunti alla cassa per il pagamento, uscì di tasca sua i soldi e disse al nipote: “I tuoi risparmi dalli alla mamma, per la macchina ci penso io.” Claudio era in visibilio, strinse la mano al nonno e insieme tornarono a casa, con una Olivetto lettera 25 sotto il braccio.Quando la madre di Claudio vide che il figlio le aveva dato tutti i suoi soldi per decidere lei cosa comprargli, gli sorrise, e l’indomani acquistò un mobile per mettere in ordini i numerosi libri che si erano accumulati nella stanza del ragazzo, un’enciclopedia dal titolo esaustivo Conoscere, e una buona dozzina di libri scelti tra i classici per ragazzi più famosi di sempre.La mattina presto, il pomeriggio dopo i compiti a casa, e la sera, Claudio batteva sui tasti della sua macchina da scrivere senza sosta, sognando e scrivendo di luoghi lontani, di uomini straordinari, di sentimenti profondi; leggeva avidamente, accarezzando i classici rilegati in fin pelle dono della madre; e guardava alla televisione i mondi lontani nel tempo e nello spazio.Quando si sogna e si scrive tutto rimane eterno e immutabile e si può sentire ancora l’odore del caffè portato tutte le mattine a coloro che ti hanno voluto bene.

Racconta il tuo viaggio con Delos

Da dieci anni pubblico per Delos. Cose nuove, cose meno nuove, cose riviste generi mai solcati prima. Devo dire che è stata un’esperienza profonda che mi ha fatto crescere come scrittore, direi mi ha fatto diventare poliedrico aggiungendo una terza e una quarta dimensione al mio lavoro. Da prima pubblicando una serie di racconti lunghi, poi ripubblicando la prima trilogia di fantascienza che ho scritto, legata al mondo della Kronos. Poi la seconda, che affronta eticamente e filosoficamente, il tema dell’Immortalità. Infine, un genere del tutto nuovo, lo storico/fantasy dove racconto la giovinezza di Federico II di Svevia in una Sicilia magica e mitologica, invasa dalle truppe conquistatrici provenienti dalla Germania. In ultimo, con il romanzo Katane, un ritorno alla fantascienza, contaminata dal crime, dal thriller, dalla spy story e…dalla critica sociale.

Racconta cosa prevede il tuo futuro da scrittore

In primo luogo, la terza parte del romanzo di Federico II, dopo l’Aquila Nera, L’Isola di Cristallo, sarà la volta de La Corona Spezzata. Si tratta di un romanzo abbastanza ponderoso, con cui si chiude, per ora, la trilogia sul sovrano medievale. Poi, dovrebbe esserci la riedizione riveduta e corretta, del mio primo romanzo della Kronos. Infine, sto lavorando anche al seguito di Katane, che dovrebbe (tempo permettendo), essere finito l’anno prossimo. Qua e là devo occuparmi anche della rivista che stampiamo qui in Sicilia, Fondazione SF Magazine, per cui scrivo articoli e racconti. Poi, con ogni probabilità alcuni racconti brevi usciranno per un paio di antologie e riviste (sono già stati scritti). Infine, zucchero non guasta bevanda, sto lavorando e quasi finendo, due romanzi brevi di generi completamente diversi da quelli che ho frequentato finora, ma…parliamo quando sono conclusi.