Di cosa parliamo quando parliamo di alieni?

La parola “alieno” deriva dal latino alienus che significa di altri, non dei nostri. Grazie alla diffusione della fantascienza oggi la parola indica anche in italiano quasi esclusivamente le creature extraterrestri. È solo un maldestro tentativo di depistaggio: quando parliamo di alieni parliamo di noi.

L’alieno è uno dei topoi del genere fantascientifico più – passatemi il termine – terapeutico sia per chi scrive che per chi legge. Agli alieni possiamo, di volta in volta, attribuire tutti i nostri difetti, descriverli come mostri crudeli, violenti, senza anima, egoisti e militaristi.

Noi no, noi siamo diversi.

Lo xenomorfo del film Alien, per fare un esempio che tutti conoscono, è un predatore. Si riproduce attirando incaute creature e usandole come incubatrici da uccidere una volta che il processo è concluso. Gli esemplari adulti sono carnivori, apprezzano particolarmente la carne umana. Dal nostro punto di vista è un mostro malvagio e chi lo incontra tenta di liberarsene come si farebbe con un’infestazione. Non tutti però… È un mostro, sì, ma con un potenziale commerciale interessante. È un’arma da vendere al miglior offerente. Così il vero nemico dello sfortunato equipaggio non è la creatura aliena, ma l’avidità dei loro simili.

Ribaltando però il punto di vista dobbiamo ammettere che gli xenomorfi, nella lotta per la sopravvivenza che accomuna tutti gli esseri viventi, hanno trovato cibo e possibilità di riprodursi, e il cibo è venuto spontaneamente a casa loro.

Possiamo biasimarli?

Ma lo specchio dell’alieno non riflette sempre mostri: a volte ci restituisce un’immagine che vorremmo fosse la nostra. Alcuni alieni hanno pregi invidiabili e il fatto che loro li abbiano e noi no ci serve a sottolineare i nostri limiti. Per esempio sono razionali, tengono dritta la barra della giustizia senza sentimentalismi, sono efficienti, sono fisicamente adatti a condizioni per noi mortali. È il caso dei popolarissimi vulcaniani di Star Trek, alieni antropomorfi, solo all’apparenza simili a noi. Il culto della logica ha permesso loro di raggiungere tecnologie avanzatissime molto prima di noi umani e anche un’etica che impedisce loro di condividerle con civiltà non abbastanza evolute.

Sì, ma cosa significa evolute?

Dal punto di vista vulcaniano, è la tecnologia il principale indicatore di progresso. Un approccio progressista e ingenuo che sulla Terra si è rivelato quantomeno pericoloso, su Vulcano no. Allora questi alieni forse sanno qualcosa che a noi ignoriamo, sono degni se non di ammirazione almeno del massimo rispetto.

Oltre ad essere oggetto delle nostre proiezioni psicologiche un altro aspetto interessante del topos degli alieni è la possibilità che offre di affrontare la questione dell’estraneo.

Gli esseri umani, tranne qualche eccezione, sono creature stanziali, quando qualcuno entra nel loro territorio si trovano a dover affrontare un problema etico e pratico: accogliere lo straniero o cacciarlo?

La storia ci insegna che gli umani vogliono impedire o perlomeno regolamentare l’accesso al loro territorio e alle sue risorse, in alcuni rari casi però si sono dimostrati accoglienti con i loro simili. Ma cosa succederebbe se a bussare alla porta fosse una creatura di un altro pianeta?

La fantascienza ha provato a immaginarlo innumerevoli volte. Gli alieni sono stati invasori della Terra, hanno tentato di sterminarci, ci hanno combattuto con ferocia e noi naturalmente abbiamo fatto altrettanto.

In alcuni casi però gli alieni ci hanno guidato con discrezione e delicatezza verso un futuro fatto di progresso e pace, quello che loro già hanno e noi tanto vogliamo. Se questo futuro esista o sia realmente realizzabile è tutto da dimostrare, ma noi esseri umani lo cerchiamo là, tra gli estranei, tra gli alieni.

Il buon Thomas Jerome Newton, protagonista de L'uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis, arriva sul nostro pianeta da Anthea, un mondo morente per i conflitti nucleari. Porta con sé tecnologie avanzatissime, nella speranza di salvarci e di offrire rifugio al suo popolo. Ma per le autorità terrestri è un pericoloso immigrato illegale: lo perseguiteranno in ogni modo possibile e immaginabile rendendogli impossibile il suo progetto di salvare Anthea e con essa anche la Terra.

Anni dopo, alcolizzato e malato, Newton si è rintanato da qualche parte a New York. La sua unica occupazione è la poesia. Ha gettato la spugna con gli esseri umani, non tenta più di portare il suo popolo sulla Terra, non vuole soffrano le stesse discriminazioni che ha patito lui.

Gli alieni non sono gli unici ad aver patito questa sofferenza, nel mondo reale la infliggiamo quotidianamente a decine di migliaia di esseri umani precludendoci qualsiasi possibilità di migliorarci e imparare dai nostri sbagli. Quando scegliamo questa strada, dovremmo ricordarci che a rischiare l’estinzione non è Anthea, è la Terra.