- Akira di Otomo Katsuhiro (Panini Comics)
- Blame! di Nihei Tsutomu (Panini Comics)
- Ghost in the Shell di Shirow Masamune (Star Comics)
- Planetes di Yukimura Makoto (Panini Comics)
- 20th Century Boys di Naoki Urasawa (Panini Comics)
- All You Need Is Kill di Sakurazaka Hiroshi e Obata Takeshi (Panini Comics)
- Astro Boy di Tezuka Osamu (Panini Comics)
Con l’apertura all’occidente del periodo Meiji (1868-1912), il Giappone ha conosciuto un periodo di fortissima innovazione tecnologica e scientifica. Verne e Wells, con le loro storie dal futuro, facevano sognare anche i giapponesi affamati di qualsiasi cosa fosse moderno e occidentale. Poi c’è stata la follia della Seconda Guerra Mondiale, la distruzione totale del Paese e la sua ricostruzione segnata da miseria e voglia di riscatto. In questo contesto, tutt’altro che favorevole, ha mosso i primi passi Tezuka Osamu (1928). Un ragazzo come tanti, cresciuto nella disperazione della guerra, con due grandi passioni in testa: il fumetto, o meglio i manga, e la fantascienza. I manga dell’epoca, venduti per le strade devastate di Tokyo, venivano stampati in maniera artigianale, su carta di recupero, costavano pochissimo e garantivano a grandi e bambini una fuga dalla realtà e qualche sogno. A distanza di tempo Tezuka si è guadagnato il titolo di “dio del manga”, un media che non esisterebbe come lo conosciamo oggi senza il suo contributo, ma soprattutto uno dei padri della fantascienza giapponese moderna, una delle più importanti (soprattutto nell’ambito del cyberpunk) e interessanti a livello mondiale.
Questo porta dritti a una considerazione inevitabile: per conoscere la fantascienza giapponese bisogna leggere i manga. Per quelli della mia generazione (la “X”) è una cosa del tutto normale, per i giovani è strano non leggerli, per chi invece ha qualche primavera in più sulle spalle la cosa può creare qualche difficoltà. Mettendomi nei panni di un neofita occidentale mi rendo conto che non è facile. Tanto per cominciare cambia il senso di lettura (da destra a sinistra), bisogna comprendere un’estetica lontana dai canoni europei, significati simbolici a noi sconosciuti (gli occhi enormi, per esempio come rappresentazione dell’animo di una persona), i ragazzi protagonisti prediletti delle storie (anche destinate a un pubblico adulto) e l’animismo che pervade ogni cosa, anche la tecnologia.
Ho pensato potesse essere utile stilare una breve lista di manga di fantascienza (facilmente reperibili anche in Italia, nella lingua di Dante) che consiglio da scoprire o recuperare agli appassionati del genere. Si tratta di una selezione personale, quindi per forza di cose incompleta, ma penso sia una buona base di partenza.
Akira di Otomo Katsuhiro (Panini Comics)
In occidente è probabilmente il più famoso manga di fantascienza cyberpunk, grazie anche alla meravigliosa trasposizione animata del 1988 diretta dallo stesso Otomo. La storia comincia con la distruzione di Tokyo a seguito di una tremenda esplosione. Scoppia la Terza Guerra Mondiale dalla quale il Giappone esce con le ossa rotte, una società allo sbando e una serie infinita di governi fantoccio. La città di Neo-Tokyo è alla mercé di bande di motociclisti che si fanno la guerra tra loro. I vertici dell’esercito attendono la venuta di un Messia, il misterioso Akira al centro di un progetto segretissimo. Tra poteri esp e adolescenti senza futuro, la storia ci conduce in un viaggio spietato e allucinante ai confini della realtà.
Blame! di Nihei Tsutomu (Panini Comics)
La Città è fuori controllo, vive di vita propria e minaccia di diventare un’ecumenopoli – una città pianeta – come la Trantor di Asimov o Coruscant di Star Wars. Gestita dai Costruttori, robot giganti programmati per edificare all’infinito una sequela di acciaio e cemento, indifferenti e ostili ai loro creatori umani, hanno reso la sopravvivenza impossibile. Difficile trovare cibo e acqua. La luce solare è là, distante, chiusa alla vista da infiniti strati urbani. D’altro canto gli esseri di silicio che vivono nella Città hanno bisogno di questa crescita continua per sopravvivere. L’unica speranza degli esseri umani è riuscire a interfacciarsi con la rete dati che controlla i Costruttori e bloccare la cementificazione. Ovviamente gli esseri di silicio non sono per nulla d’accordo e faranno di tutto per fermarli.
Ghost in the Shell di Shirow Masamune (Star Comics)
Trionfo dell’estetica cyberpunk, questo manga è da considerarsi la bibbia di questo sottogenere. Scritto tra il 1989 e il 1991 racconta tutte le contraddizioni del Giappone che, negli anni ’80, si era scoperto superpotenza economica e avanguardia tecnologica. La detective Kusanagi Motoko è, come tanti, una fusione di uomo e macchina: preserva identità e ricordi e si trasferisce di volta in volta in un corpo nuovo, realizzato con l’ingegneria genetica e potenziato dalla robotica. Le sue indagini si svolgono su due piani: quello prosaico che la vede all’inseguimento di un gruppo di terroristi, quello metafisico alla ricerca della propria identità. Può ancora definirsi un essere umano? Qual è la differenza tra lei e una macchina? Il fantasma racchiuso nella conchiglia del titolo è lei ma, in fin dei conti, siamo tutti noi.
Planetes di Yukimura Makoto (Panini Comics)
Non di solo cyberpunk si vive! Planetes ci porta in orbita attorno alla Terra. La colonizzazione spaziale è cominciata da tempo. Gli esseri umani stanno costruendo basi, satelliti, un sacco di cose al di fuori del loro pianeta di origine e questo fa nascere un bel problema: i rifiuti spaziali. Oggetti di piccole, medie o grandi dimensioni in orbita libera potrebbero impattare contro le strutture terrestri e danneggiarle. Ecco perché gli spazzini spaziali, protagonisti della storia, devono raccogliere i detriti lavorando in condizioni pessime e con stipendi da fame (più o meno come gli operatori ecologici di oggi…). A peggiorare la situazione c’è una organizzazione terroristica decisa a contrastare l’espansione dell’umanità nello spazio. I nostri eroi finiranno coinvolti loro malgrado negli scontri. Ma non bisogna lasciarsi ingannare, Planetes è prima di tutto una storia di lavoratori, gente comune che cerca di vivere una vita dignitosa e di coltivare, anche nelle condizioni peggiori, la propria umanità.
20th Century Boys di Naoki Urasawa (Panini Comics)
La narrazione non lineare in questo manga raggiunge livelli altissimi. La storia si svolge infatti su diversi piani temporali. Nel 1969, dove un gruppo di bambini costruiscono una base segreta per combattere i cattivi pronti a conquistare il mondo, disegnano un simbolo per rappresentare il loro gruppo e scrivono un libro delle profezie. Nel 1997, dove uno di questi bambini, diventato ormai adulto, deve fare i conti con le difficoltà della vita quotidiana (un minimarket da gestire, la figlia di sua sorella scomparsa da crescere e la madre anziana), con il suicidio di uno dei suoi vecchi amici d’infanzia e una setta che utilizza lo stesso simbolo disegnato del gruppetto di amici. Non mancano poi salti nel futuro. Le incursioni nei vari piani temporali, realizzate con flashback magistrali, disegnano un intreccio vertiginoso che parla di complotti, sette (un problema molto sentito in Giappone), fantascienza ma anche e soprattutto di amicizia e scelte di vita.
All You Need Is Kill di Sakurazaka Hiroshi e Obata Takeshi (Panini Comics)
Nato come light novel – romanzo illustrato – All You Need Is Kill ha ricevuto un sontuoso riadattamento manga a opera di Obata Takeshi e anche una versione cinematografica con Tom Cruise come protagonista (Edge of Tomorrow – Senza domani, 2014). È un intricato loop temporale nel quale è piombato Keiji, il protagonista, costretto a ripetere all’infinito il suo primo, mortale scontro con i Mimics, alieni invasori che stanno conquistando la Terra. Sono loro infatti all’origine dello strano fenomeno di loop temporale. Nel ciclo infinito di morti e ripetizioni Keiji impara a difendersi, non senza dover fare scelte difficili. Il bene di uno vale più di quello di molti?
Astro Boy di Tezuka Osamu (Panini Comics)
Ultimo, ma primo per importanza, Astro Boy è il manga che ha dettato i confini e le regole del gioco. La sua serializzazione è cominciata nel 1952 e si è conclusa nel 1968 con un impressionante record di 100 milioni di copie vendute. Astro Boy è un robot costruito a immagine e somiglianza del figlio, morto in un incidente, del dottor Tenma. Questa versione nipponica di Geppetto però rimane deluso dalla propria creazione che non cresce e non potrà mai colmare il vuoto lasciato dalla perdita del figlio. Decide di venderlo a un circo. Durante un’esibizione il robot viene notato dal ministro della scienza che lo adotta. Le straordinarie capacità del robot verranno impiegate nella lotta contro il crimine. Una parabola dunque, curiosamente molto vicina alla cultura letteraria italiana, uno spunto da cui muoveranno i passi decine di opere d’arte, non solo nel campo del manga e non solo in Giappone.
Grandi assenti in questa lista sono i manga tratti dalle rispettive serie animate. Non perché siano di valore inferiore, ma perché spesso è meglio leggerli dopo aver visto l’anime da cui derivano. Cito solo qualche titolo per chi volesse spingersi in questo territorio vastissimo ma ricco di capolavori notevoli: Space Battleship Yamato (una space opera di livello altissimo), Mobile Suit Gundam (robot giganti, spazio, guerra e politica senza sconti o censure) e Neon Genesis Evangelion (curioso mix tra religione, filosofia, fantascienza e coming of age).













1 commenti
Aggiungi un commentoA prescindere dalle difficoltà di lettura e comprensione per un occidentale, è tutto noioso pattume.
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