È incredibile quanto la passione per i pseudobiblia ci faccia conoscere perfettamente testi mai esistiti. Il Necronomicon, certe fantasie di Borghes e magari anche la narrativa Romuliana non hanno misteri per noi, quel che invece rimane un territorio sconosciuto, è certo la produzione fantascientifica del più vicino (ma sempre lontano) Oriente. Esclusi i Mangaka più noti e gli Anime che vediamo in tv, davanti a grandi nomi della sf nipponica abbiamo la stessa dimestichezza di un pastore abruzzese con un acceleratore di particelle del Cern.

Cosa vi fanno venire in mente autori come Mitsufumi Asagure, Masako Bandô, Ken Asamatsu o Mayumi Shinoda? Non pervenuto?

Eppure si tratta di carichi da 10, grandi nomi apparsi in Italia solo grazie all'indefesso lavoro dell’orientalista Massimo Soumaré, lo scrittore-traduttore che attraverso le antologie ALIA Sol Levante e l’Uraniana Onryo, avatar di morte ci ha permesso di scoprire fantastiche (e inedite) penne come quelle di Masahiko Inoue e della raffinata Reiko Hokawa. Parliamo più in dettaglio di quest'ultima scrittrice. 

Autrice di numerosi romanzi e cicli narrativi, prevalentemente sul versante Fantasy, la Hikawa esordisce nel 1988 con la serie Basetto eiyûden Eruvâzu (Storie degli eroi di Bassett: Elverz), quadrilogia che - come capita spesso anche agli esordienti nostrani - vende una centomilata di copie. Nutrendo il sospetto che il pubblico gradisca le sue storie, con una cortesia tutta nipponica lei l’accontenta con nuovi cicli che enumerano dagli otto ai diciotto volumi ciascuno, dimostrando di avere massicce dosi di fantasia, professionalità e tastiere d’acciaio.

La serie di Onna senshi Efera & Jiriora (Le guerriere Efera & Jiliora) con i suoi otto romanzi, nel 1990 diventa anche un cortometraggio animato e si accompagna ad altri gruppi di storie come la trilogia Mitsurugi monogatari (Storia delle tre spade) oppure Asa ô kyûtei monogatari (Storia della corte di Artù), in cui la Hikawa sposa l’immaginario europeo dando il via a una fortunata sequenza di titoli. Tra queste fluviali produzioni ci sono delle sortite nel fumetto, che non disdegna di adattare graficamente delle sue opere, e anche la saggistica, con la pubblicazione di Hikawa Reiko no fantajii shisetsu (Opinioni di Hikawa Reiko sul fantasy) per la Tokyo Shoseki.

 Ce ne sarebbe abbastanza da fare un ponte di volumi fino in Italia, per poterla raggiungere facendo jogging. Chissà se è così che la nostra Reiko abbia fatto tappa a Torino nel febbraio 2010.

Motivo ufficiale: partecipare al Convegno Tra arte e letteratura, tra Italia e Giappone, tenutosi presso l’Accademia Albertina. Motivo reale: assaggiare in compagnia di amici italiani una sabauda ma ineccepibile pizza ai peperoni!