Tra tutti i genere letterari la fantascienza è quello più fuori dagli schemi, per definizione niente di quello che succede tra le pagine di un romanzo di fantascienza è impossibile.

Ma anche in un campo così informale e oserei dire disinibito ci sono autori talmente eccentrici da causare qualche imbarazzo anche tra i lettori e i critici più smaliziati, e non sto parlando di testi iconoclastici o che affrontavano di petto qualche tabù.

Certo, opere di questo tipo non sono mancate, basti pensare alla celebre antologia Dangerous Vision, edita nel 1967 a cura di Harlan Ellison e farcita con trentatré storie provocatorie e dissacranti, vero prologo al maggio francese che sarebbe scoppiato da lì a poco.

E proprio nel 1968 veniva pubblicato Maestro del passato, un romanzo che non affronta nessun tabù, ma quando c'è di mezzo un autore come Raphael Aloysius Lafferty le sorprese sono assicurate.

Astrobia la dorata, civiltà perfetta creata su un mondo della lontana Alpha Centauri, terza possibilità offerta all'uomo per fondare una civiltà perfetta, dopo i fallimenti della vecchia Europa e del mondo nuovo.

Astrobia dove tutto è dolce, facile, dove non esiste la religione, e l'uono è padrone del suo destino, dove è possibile vivere a lungo nel benessere e nella serenità.

Astrobia, dove i suicidi aumentano e sempre più cittadini si trasfericono nella bidonville di Cathead, uno spaventoso ritorno al medioevo e alle sue miserie: qualcosa nel perfetto meccanismo si è guastato.

Per cercare di invertire la marea che sta sommergendo il loro ideale i dirigenti di Astrobia decidono di affidarsi all'uomo che per primo ha descritto l'utopia, Sir

Thomas More, politico, scrittore e santo per due differenti confessioni.

Così, a mille anni dalla morte sul patibolo, More parte per un viaggio straordinario, con il compito di salvare il più perfetto dei mondi, ma le cose andranno diversamente da come le immaginavano i suoi committenti.

Maestro del passato non è un libro facile, il lettore si trova di fronte a una miscela di satrira, critica sociale e filosofia, conditi con uno stile bizzarro, umoristico ma graffiante, dove niente è impossibile.

Impossibile anche definire il genere a cui appartiene il romanzo, sicuramente non è fantascienza pura, elementi allegorici e fantastici lo permeano in molte pagine, sicuramente è più affine a opere come Micromega di Voltaire o I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift che a una classica space opera.

Vedo già i patiti della fantascienza hard fuggire a velovità curvatura, ma attenti, per Lafferty il divertimento resta in primo piano, potreste perdere l'occasione di scoprire un autore che sa essere appassionante come pochi.

Nonostante le invenzioni e l'uso disinvolto delle parole Maestro del passato ha una sua trama e personaggi indimenticabili: Evita la strega bambina, l'imperatore Carlo 612, Cosmos Kingmaker e soprattutto Thomas More, chiamato a salvare un mondo.

Per concludere rubo le parole di Vittorio Catani su Lafferty:

"Ricchissimo di idee solitamente inconsuete, di riferimenti colti, simboli, paradossi, risvolti grotteschi, giochi di parole, palesi assurdità, anche comicità, la sua scrittura spesso beffarda e sostanzialmente pessimista riesce a cogliere aspetti reconditi dell'animo umano, mentre irride ai sogni tecnologici."