Sappiamo che il tuo curriculum letterario vanta almeno un centinaio di libri. Hai un sacco di idee
 valide oppure pubblichi anche le bollette del gas e gli appunti di cucina?

Forse gli autori italiani resteranno stupiti, ma per gli scrittori affermati giapponesi aver pubblicato cento volumi non è nulla di straordinario. Ken Asamatsu e Tadashi Ôta, i quali hanno iniziato la loro attività all’incirca nel mio stesso periodo, hanno già oltrepassato questo numero e tra i famosi autori di best seller sono parecchi coloro che hanno scritto più di trecento romanzi. Ad esempio, Jirô Akagawa e Kenzô Kitakata. Per quanto mi riguarda, sono riuscita a raggiungere questo risultato perché ho pubblicato molti libri fantasy. Il mio ciclo più lungo, quello degli Annali di Crisenian (Kurisenian nendaiki) scritto nell’arco di dieci anni, si compone di diciotto romanzi ai quali sono poi da aggiungere altri sei volumi ambientati nello stesso mondo per un totale di ventiquattro libri. La serie Le guerriere Efera & Jiliora (Onna senshi Efera & Jiriora) è formata da otto volumi principali più otto che narrano le storie della generazione successiva a quella delle due protagoniste. Inoltre vanno aggiunti altri tre libri relativi agli stessi luoghi, ma collocati in un’epoca differente, e poi la trilogia Le due principesse dell’impero (Teikoku no sôbiki) che sto scrivendo attualmente e che narra eventi appartenenti al passato dei medesimi regni… Solamente con quest’ultimo ciclo sono più di venti volumi. Ma considerati i cicli fantasy degli autori americani e inglesi come Darkover, Il campione eterno o Dragonlance, non penso sia un fenomeno che debba sorprendere più di tanto. Una volta che una serie ha successo, anche per gli editori è commercialmente più facile vendere i volumi successivi. I lettori vogliono leggere sempre nuove avventure con protagonisti i personaggi che amano. Trattandosi di storie fantasy, non ho bisogno di prendere spunto dalle bollette del gas e dagli appunti di cucina. Una volta create le basi di un mondo, mi è sufficiente ampliare la storia. Ho moltissime idee. Piuttosto, rimango ammirata da come i miei colleghi scrittori di gialli best seller riescano sempre ad escogitare nuove soluzioni per i casi di omicidio.  

Come si sviluppa il sodalizio editoriale tra uno scrittore e l’illustratore che ne accompagna le pubblicazioni? La scelta nasce dall’editore? Dall’autore? Dal pubblico?

Probabilmente la prima opera di successo in Giappone ad essere frutto della collaborazione di uno scrittore e di un illustratore è stato il ciclo di Crusher Joe edito dalla Sonorama Bunko a partire dal 1977 e nato dalla mano del romanziere Haruka Takachiho e dai disegni di Yoshikazu Yasuhiko, animatore famoso anche per essere stato il character design di Gundam. In questo caso è stato Takachiho a chiedere personalmente a Yasuhiko i disegni, così ha realizzato un romanzo che ha goduto di grandissima popolarità. Grazie a ciò le case editrici si sono accorte che inserendo in un romanzo le illustrazioni (lato visuale) tipiche dell’animazione o del manga, era possibile pubblicare libri che vendevano molto bene. L’aumento dei profitti è stato indubbiamente un risultato dell’adozione nei volumi di illustrazioni e design di qualità. In seguito, il mercato di questi libri è aumentato in maniera esponenziale e nei primi anni novanta, quando ho debuttato come scrittrice professionista, c’è stato un grande boom. Sfruttando quest’onda, la prima edizione della mia opera di esordio Storie degli eroi di Bassett: Elverz (Basetto eiyûden Eruvâzu), creata come progetto editoriale basato sulla mia collaborazione con il character design di Macross, Haruhiko Mikimoto, ha subito venduto cinquantamila copie. Hanno perciò deciso la pubblicazione di ulteriori edizioni. Per me che ero un’autrice esordiente è stato un inizio davvero sfolgorante. Illustratori e character design popolari come Akemi Takada sono, certo, pieni di lavoro ed anche se uno scrittore esordiente si rivolge a loro perché illustrino il suo romanzo non è facile che accettino. Di tanto in tanto, ad esempio se c’è un’amicizia a livello personale, può accadere di essere fortunati. In conclusione, sono generalmente le case editrici a decidere. Se l’editore pensa di voler lanciare un giovane talento, allora gli affianca un bravo illustratore.