La vicenda, anche in Mazinga, si scatena attorno a degli scienziati che sembrano essere gli alfieri di una

Go Nagai, il creatore di Goldrake
Go Nagai, il creatore di Goldrake
nuova società tecnocratica, metafora ben riuscita dello sviluppo giapponese degli anni Settanta, che ha nel comparto della tecnologia il genere di maggiore esportazione nel resto del mondo. I ritrovamenti tecnologici sull’isola di Rodi, che suggerisce l’uso di un elemento narrativo di chiaro sapore esotico e mistico, sembrano essere l’allegoria di come il pericolo venga dal passato storico, in questo caso un passato molto lontano, e come per andare avanti, per essere parte del futuro, si debba sconfiggere il male del passato anche se si è costretti ad usare la forza, che trova però ampia giustificazione, soprattutto morale, nel fatto di essere contrapposta ad una forza malvagia e distruttrice.Con Mazinga Z si afferma definitivamente una sorta di nippocentrismo. Il Giappone, da ora in poi, negli anime, non solo sarà la culla della conoscenza scientifica mondiale ma sarà anche il più importante obiettivo tattico da conquistare sul pianeta Terra, in una sorta di “Risiko” in cui chi conquista il paese del Sol Levante ha, di fatto, conquistato l’intero mondo. Nonostante il Giappone del 1972 con i suoi prodotti di elettronica, con le moto e le macchine conquisti i mercati mondiali, sembra, invece, soffrire in realtà dell’isolamento a cui è in un certo senso costretto, sia per ragioni geografiche, sia per retaggio derivato dal protettorato americano che desiderava limitare al solo versante asiatico le attività di scambio culturale giapponese. Il nippocentrismo, probabile frutto di queste considerazioni e di un marcato e mai sopito spirito nazionale, diventerà così la reazione in risposta all’isolamento culturale e diplomatico di una intera nazione.È esplicativo, in questo caso, realizzare un parallelismo con l’Italia del 1972. Nonostante anche l’Italia, come il Giappone, fosse stata sconfitta nel secondo conflitto mondiale, la nostra creatività fantastica e fantascientifica verrà imbrigliata nel dogma dell’impossibilità italiana di essere protagonisti della science fiction che si riassume nel famoso diktat di Fruttero e Lucentini, curatori della collana di fantascienza Urania in quegli anni, che stabilirono che «I dischi volanti non possono atterrare a Lucca», decapitando in pratica la possibilità di un qualsiasi tentativo di italocentrismo (per usare un neologismo di gusto retrò e creare l’ipotetico contraltare al nippocentrismo) nelle produzioni letterarie di genere e limitando così lo sviluppo di queste tematiche in altri medium come l’animazione, che in Italia prenderà tutt’altra direzione rispetto alla produzione e ai temi trattati nell’industria del cartone animato del Sol Levante.Torniamo a Mazinga Z. La foggia del robot, anche se ha forme antropomorfe, rimane tipicamente quella di una macchina. Ciò è dovuto anche al fatto che con Mazinga inizierà la stretta correlazione tra la produzione televisiva e cinematografica degli anime e la produzione dei giocattoli basati su di essi. In diverse interviste, anche recenti, Gō Nagai stesso ci spiega come la forma finale del suo primo robot di successo sia stata influenzata dalle richieste delle case produttrici di giocattoli che già dalla fine degli anni Sessanta entrarono come sovvenzionatori esterni o addirittura come soci interni nelle maggiori case di produzione di anime. Se la colorazione dei componenti del busto, giocata su una alternanza cromatica tra il bianco e nero, sembra ricordare i colori dei mezzi da sbarco delle truppe giapponesi, che per agire nel Pacifico durante la notte usavano appunto questi colori, gli avambracci e le gambe, giocati su un marcato blu navy, sembrano non lasciare molti dubbi ad un preciso riferimento al colore dominante degli scafi dei sommergibili della marina imperiale giapponese. La guisa rotondeggiante del design del robot da battaglia sembra suggerire anche una ulteriore fonte di ispirazione derivata dal design di particolari mezzi bellici giapponesi impiegati nella Seconda Guerra Mondiale come ad esempio i sommergibili lancia idrovolanti pieghevoli di classe Sen Toku.