Nonostante l’iniziale affidamento ai disegni dell’ottimo Angelo Maria Ricci, il lavoro tramite l’agenzia Actual inserisce prima Luciano Bernasconi e poi Umberto Sammarini che si prendono clamorose libertà rispetto alle sceneggiature di Savini (ne L’isola misteriosa si riconoscono montature di occhiali moderne, T-shirt arancioni e jeans, personaggi vivi in una vignetta e cadaveri nella successiva... per non parlare ne Il villaggio fantasma di vignette pressoché ricalcate da episodi del Blueberry di Jean Giraud!). Con il passaggio della rivista dalla Rizzoli alla Egmont, la Actual assunse anche l’editing con abbassamento di qualità perfino nel lettering, tanto che ci si chiede come la LucasFilm abbia potuto autorizzare un tale scadimento: il fallimentare cambio di gestione non a caso portò alla chiusura della testata nell’agosto 1995 dopo decenni anni di onorevole e glorioso servizio.

Non mancano infine parodie e citazioni macroscopiche. I primi esempi arrivano, come ovvio,

direttamente dagli USA, in particolare su “Mad Magazine”: Raiders of the Lost Art (n.228, gennaio 1982) e Inbanana Jones and the temple of goons (n.250, ottobre 1984), entrambi con disegni del grande Jack Davis, e Inbanana Jones and his last crude days (n.291, dicembre 1989). Sui primi due Indy appare anche in copertina e nel terzo figura un certo “Indiano” come un ulteriore Teenage Mutant Ninja Turtle...

Già nell’aprile 1982 inizia in Italia la serie “Martin Mystère”, giornalista-avventuriero soprannominato Detective dell’Impossibile ideato da Alfredo Castelli per

la Daim Press di Sergio Bonelli e realizzato graficamente da Giancarlo Alessandrini, poi tradotto in diverse lingue e nato dall’evoluzione di Allan Quatermain (nipote del personaggio di Henry Rider Haggard), creato da Castelli nel 1975 e pubblicato tre anni dopo sul settimanale SuperGulp! della Mondadori (dopo un rifiuto de il Giornalino edito dalle Edizioni Paoline) con i disegni di Fabrizio Busticchi fino al 1980, quindi con poche modifiche Castelli propose la serie a Bonelli.

Il mensile francese “Pilote” ha poi dedicato a Indy l’intero n.124 (settembre 1984), con testi satirici illustrati, il fumetto Olivier Jones et la Cocotte Maudite, fotomontaggi ironici, false locandine, vignette e quiz per aspiranti Indiana.

In Italia sui fugaci “Prova d’Autore” e “Fox Trot” appare nel 1985-88 l’affettuoso Enciclopedia Gions scritto da Luca Boschi e disegnato da Renzo Sciutto, mentre è addirittura il settimanale “Topolino” a utilizzare prima l’alter ego supereroistico di Paperino e poi creare un personaggio a tutto tondo ispirato fin dal nome a Indy.

In Paperinik e l’arca dimenticata (1986) di Bruno Concina e Massimo De Vita e Paperinik e il tempio indiano (1990) di Giorgio Pezzin e Roberto Santillo sono i primi due filma venire parodiati, finché in Topolino & Pippo in: I predatori del tempio perduto (1988) di Bruno Sarda e Maria Luisa Uggetti compare per la prima volta Indiana Pipps con il rivale Dottor Kranz (ovvia parodia di Belloq ma che ricorda nel nome il Professor Kranz di Paolo Villaggio), laureatosi con lode insieme a Pipps ma dedito solo al denaro anziché all’archeologia e all’avventura. Le oltre 150 storie del personaggio realizzate fino a oggi (soprattutto con disegni di Giampiero Ubezio e Massimo De Vita) vengono tradotte in tutto il mondo (in inglese è stato ribattezzato Arizona Goof) e approfondiscono le psicologie dei personaggi: è un cugino di Pippo il cui amore per l’avventura lo porta a evitare qualsiasi modo “comodo” di fare qualcosa, come entrare in casa dalla finestra (spesso al volo usando una corda come liana) o dormire in tenda nel giardino (o anche nella stanza), gustando le liquirizie Negritas prodotte in un angolo remoto della foresta amazzonica e spostandosi con la vecchia ma sorprendente jeep Gippippa.