Quando leggerete questa nota, probabilmente la mostra piacentina che commemora i vent'anni dedicati alla fantascienza della Casa Editrice La Tribuna, sarà già stata inaugurata, qualcuno di voi ci sarà anche stato ed avrà avuto il privilegio di ammirare la mostra curata da Vittorio Curtoni. Ecco l'occasione ideale per chiudere con l'ultima Galassia, quella appunto della C.E.L.T.

Come risaputo, Vittorio Curtoni e Gianni Montanari non sono mai figurati ufficialmente come curatori (dal 111 al 204 il curatore non era indicato) anche se il loro ruolo è stato ampiamente riconosciuto. L'impresa di figurare riuscì a Gianni Montanari, ma solo.

Tornando agli inizi, la partenza fu decisamente in sordina.

Il numero 1 pubblicava un romanzo abbastanza piacevole, ma non memorabile, di L. S. De Camp, Le amazzoni di Avtinid (Rogue Queen, 1951), la copertina, non accreditata, era di L. Galluppi, uno dei migliori illustratotori dei primi numeri. Le copertine non sono mai state il forte di Galassia. Non ha mai avuto un copertinista "ufficiale" ed il gusto delle copertine ha oscillato pesantemente dall'astratto all'anonimo, con risultati spesso orribili. Il successo di Galassia (237 numeri dal gennaio 1961 al settembre 1979) non è quindi stato per niente aiutato dall'aspetto grafico. La svolta inizia con il numero 13, quando Roberta Rambelli, il cui zampino si nota anche nei primi numeri (vedi lo Speciale tutto italiano) , prende in mano la guida della collana. Indubbiamente, per me, ancora ragazzino, il periodo migliore di Galassia che presenta autori come Aldiss, Williamson, Dick, Heinlein, Simak trascurati dalla concorrenza e che tenta di ampliare la visione dei lettori italiani presentando alcuni autori sovietici (l'iniziativa non ha successo: gli scrittori sovietici sono troppo didascalici e lontani dal nostro gusto). Con il numero 57, Ugo Malaguti affianca la Rambelli per volare da solo a partire dal 60, figurando a volte curatore, a volte direttore, fino al 110.

Dal 111 inizia la curatela fantasma del duo Curtoni-Montanari. Personaggi diversissimi come carattere e inclinazioni, riescono a mantenere a galla la rivista in un periodo difficile - la fantascienza era profondamente in crisi nei primi anni settanta - riuscendo a uscire due volte al mese. Vengono presentati autori come Delany, Zelazny, Harness; Dick diventa un punto di forza della rivista, viene dato uno spazio effettivo agli italiani (in precedenza gli unici italiani presenti erano i curatori del momento): Catani, Curtoni, Miglieruolo, Montanari, Prosperi. Vengono presentate tre antologie di autori italiani, curate da Curtoni, De Turris e Montanari, che riscossero un certo successo e se l'iniziativa non ebbe un seguito, non fu certo per motivi letterari.

Galassia, mentre la crisi post-lunare si stava risolvendo, incominciò a perdere qualche colpo: la periodicità si allungò, la distribuzione nelle edicole pessima e limitata praticamente alle grandi città. Sembrò che La sepoltura di Montanari (settembre 1973) suggellasse la definitiva scomparsa della collana (c'era il precedente di Cosmo Ponzoni che aveva chiuso con un romanzo italiano) e poi il titolo era estremamente emblematico. Era un falso allarme. Il 1974 si concluse normalmente e con il 205 la curatela anonima cessava: Gianni Montanari veniva indicato come curatore.

Nonostante la cura migliore dell'aspetto esterno, a prescindere dalla bontà dei testi, le difficoltà di distribuzione e la periodicità altalenante proseguirono. Galassia cessò nel settembre 1979 con un eccellente, cupo e angosciante romanzo di David G. Compton: E scese la morte (The Quality of Mercy: A Novel of 1979, 1965, 1970), un titolo anche questo emblematico.

Galassia non è una rivista che attiri molto i collezionisti e quindi, paradossalmente si vedono in giro pochi pezzi, specie dei primi numeri. Gli appassionati dovrebbero fare uno sforzo per recuperare i vecchi numeri: molti lavori sono apparsi solamente lì.

Aldilà dei gusti personali, Galassia ha mantenuto sempre un livello elevato ed anche alcune scelte contestate del duo fantasma, adesso, sono una piacevole riscoperta.