di Luigi Pachì e Silvio Sosio

thread Ultimamente, girando per convegni, raduni, conferenze e presentazioni, sentiamo sempre più spesso ripetere questa domanda: la fantascienza è morta?

Non sempre la questione è posta negli stessi termini e nasce dalle stesse preoccupazioni. Il più delle volte nasce da un confronto fra le idee degli scrittori di fantascienza dell'età d'oro con quelli attuali, a quanto pare molto meno originali e molto meno creativi. Si ha quasi la sensazione che, come ha detto Gianni Montanari, già direttore di importanti collane come Galassia e Urania, la realtà abbia superato la fantasia, che la nostra era dei computer sia ormai andata così avanti che difficilmente uno scrittore potrà immaginare qualcosa di più fantastico di ciò con cui ci confrontiamo ogni giorno. E' possibile che questo sia vero. Quanto meno, la realtà quotidiana ci ha proposto negli ultimi vent'anni tanti cambiamenti che non siamo ancora stati in grado di assimilare. Quando questo accadrà, forse potremo cominciare a ragionare meglio su un presente che al momento ancora fatichiamo a comprendere, per immaginarne gli sviluppi che speriamo o temiamo possano realizzarsi. Certo, è anche possibile che il ritmo del cambiamento non rallenti, e che al presente non ci abitueremo mai. Vorrà dire che vivremo in un mondo fantascientifico e strabiliante, ricco di sorprese e di meraviglie tecnologiche, e quando ci stuferà prenderemo in mano un libro di fantascienza per far riposare la fantasia e goderci un po' di sana noia.

Alcuni pensano che la fantascienza attuale sia meno stimolante perché gli autori non sono più quelli di una volta. Ovvero, negli anni quaranta, cinquanta, sessanta c'erano nomi come Asimov, Heinlein, Sheckley, Simak, gente che aveva una creatività incredibile e che oggi, forse anche complice un sistema editoriale che tende a farti stiracchiare le idee per un minimo di cinquecento pagine, non si riesce più a trovare. E' vero che l'alone di magia e di sacralità che circonda il nome di un autore si accumula solo con gli anni, e forse, chissà, fra vent'anni nomi come Dan Simmons, Robert Sawyer, Steven Baxter, Neil Stephenson saranno ricordati con la stessa nostalgia dei nomi fatti prima. E' anche vero che, senza nulla togliere alla creatività degli autori dell'età d'oro, oggi trovare un'idea che non sia stata già utilizzata non è più così facile... Tuttavia, se facciamo bene mente locale, ci riesce difficile ricordare un romanzo di Heinlein ricco di idee come Snow Crash di Stephenson, o un romanzo di Simak evocativo come il ciclo di Hyperion di Simmons. Forse, dopotutto gli scrittori di sf attuali non sono poi così male.

Un altro grosso problema è quello della lettura. Tutti sono assolutamente convinti che la gente legga molto meno di quanto leggesse una volta. Probabilmente è vero, anche se le cifre dicono che la gente di roba da leggere ne compra molta di più (che la legga effettivamente è un altro conto). Certo, non sono solo libri: riviste, giornali, materiale multimediale; e che dire poi di internet, tutto tempo sottratto alla televisione (e non ai libri, come provano tante ricerche) e usato sostanzialmente per leggere.

Non difenderemmo queste nostre osservazioni all'ultimo sangue. Sono almeno in parte delle provocazioni che buttiamo per accendere una discussione, anche perché crediamo che l'argomento valga la pena.

Ma c'è un altro aspetto del problema che dobbiamo notare, perché ci fa molto male. L'appassionato di fantascienza, specialmente quello di lunga data, inevitabilmente ha dovuto fare i conti con lo snobismo della cultura ufficiale, con sentire l'oggetto del suo interesse screditato e considerato di valore scarso o nullo. Fa davvero impressione, quindi, sentire quello stesso appassionato parlare con lo stesso snobismo dei fumetti, dei telefilm, degli anime, addirittura di internet, quasi sempre con scarsa cognizione di causa. Cosa che, ultimamente, ci è capitato diverse volte.

Vi lasciamo con questi pensieri, e nel caso vi venga voglia di dire la vostra potete farlo, usando il nostro modulino per le inchieste di Delos, alla pagina www.delos.fantascienza.com/inchieste. Ma intanto vi mettiamo anche in mano tanti altri stimoli per una lettura affascinante ed emozionante: il numero 60 di Delos.

Come accade tutti gli anni in ottobre, Delos questo mese aggiunge un'altra bandierina da dieci numeri al suo curriculum. Ora sono ben sessanta, e non sono molte le pubblicazioni di fantascienza italiane che ci sono arrivate.

Delos 60 parte dagli X-Men, il film che probabilmente farà i maggiori incassi nella stagione in cui stiamo entrando, con un'intervista al regista Bryan Singer; mentre diverse recensioni affrontano gli altri titoli attualmente nelle sale.

Uno speciale curato da Vittorio Curtoni racconta la storia della casa editrice che negli Anni Settanta cambiò il modo di vedere la fantascienza in Italia, La Tribuna, con un articolo e le schede dei cinquanta libri più significativi.

Mentre le edicole si riempiono di libri italiani, su Delos intervistiamo gli autori. Franco Forte, in libreria e in edicola con ben tre volumi due dei quali dedicati a Gengis Khan, col quale abbiamo sviluppato una chiacchierata molto ampia che copre diverse delle sue attività, e Roberto Genovesi, su Urania con Inferi on net. E mentre discutiamo con Enrica Zunic del rapporto fra la fantascienza e la lotta per i diritti umani, Vittorio Catani si chiede - e si risponde brillantemente - ma come fanno gli scrittori di sf ad avere tutte queste fantastiche idee?

Questo è solo l'inizio: recensioni, rubriche, notizie, la storia della fantascienza, il "2001" riscritto di Giuseppe Lippi, e molto altro, tutto dietro una bellissima copertina di Maurizio Manzieri.

Arrivederci a novembre!

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