Negli ultimi anni siamo stati testimoni della nascita di un nuovo filone cinematografico che vede protagoniste delle bambine e delle adolescenti inserite in storie dove vengono educate alla lotta corpo a corpo e all'uso delle armi da fuoco o di altro genere, preferibilmente l'arco. Possiamo considerare come precursore di questo genere il film Léon – The Professional, del 1994, scritto e diretto da Luc Besson, con una giovanissima Natalie Portman introdotta al mestiere di sicario da un eccezionale Jean Reno. Dopo un lunghissimo intervallo abbiamo visto nel 2010 Kick-Ass, diretto da Matthew Vaughn con una sceneggiatura tratta dal fumetto originale di Mark Millar e John Romita jr.; seguito nel 2011 da Hanna, diretto da Joe Wright. Nel 2012 abbiamo visto poi il primo film di una trilogia, The Hunger Games, dove la protagonista è una giovane ragazza provetta arciera interpretata da Jennifer Lawrence appena premiata con l'Oscar anche se per un altro film. Nello stesso anno è uscito un film d'animazione intitolato Brave, la cui protagonista è una ragazza anch'essa esperta tiratrice d'arco.
In questo articolo mi occuperò esclusivamente dei film Kick-Ass e Hanna, perché tematicamente più simili tra di loro, ma è chiaro che siamo di fronte a una tendenza generale della cinematografia degli ultimi anni che vede alla ribalta sullo schermo giovanissime ragazze guerriere presentate come modelli di empowerment per il pubblico femminile. Quello che mi interessa stabilire è ora se questo empowerment è reale o immaginario.
Per chi non avesse visto i film, Kick-Ass è il nome da battaglia del protagonista, un giovane liceale che decide di diventare un supereroe malgrado non abbia alcun tipo di super potere e non sia esperto in niente, né arti marziali né armi di alcun genere. Viene aiutato nei suoi maldestri tentativi da un padre e sua figlia, che hanno anche loro una doppia vita da super eroi: Damon Macready/Big Daddy interpretato da Nicholas Cage e Mindy Macready/Hitgirl, interpretata da Chloe Grace Moretz, addestrata dal padre praticamente in tutto. La missione di padre e figlia è di vendicare la morte della moglie/madre ad opera di un mafioso, interpretato da Mark Strong, uno dei migliori cattivi di Hollywood degli ultimi anni.
In Hanna la ragazza, appunto Hanna interpretata da Saoirse Ronan, è cresciuta fin dalla nascita nelle distese ghiacciate della Finlandia insieme al suo presunto padre, interpretato da Eric Bana, che la addestra in tutto, compresa la scuola e svariate lingue straniere. La missione dei due è, guarda caso, vendicare la morte della madre di lei, uccisa da una agente della CIA interpretata da Cate Blanchett.
Possiamo stabilire quindi che Hanna e Hitgirl sono il prodotto del desiderio di vendetta dei rispettivi padri o simil tali.
La giovane Mindy/Hitgirl viene addestrata come una ninja. Malgrado viva in una città come New York, vive isolata con il padre in un appartamento che ha una stanza segreta piena di armi di ogni tipo e dove il padre disegna le sue sventure sotto forma di fumetto. Una Batcaverna in miniatura. Il padre la conduce fuori comunque per addestrarla, come nella scena iniziale in cui Mindy deve imparare a ricevere proiettili indossando un giubbotto anti-proiettile. Non vediamo mai Mindy insieme a delle amiche e non sappiamo neanche se vada a scuola. Probabilmente no, dato che alla fine del film viene detto che viene segnata nella stessa scuola di Kick-Ass, come se fosse un fatto nuovo per lei. L'isolamento quindi sembra essere un fattore determinante per la creazione di una guerriera in erba. Inoltre, Mindy viene educata a rigettare i modelli femminili proposti dalla società. La vediamo una sola volta vestita di rosa, ovviamente nelle prime scene del film per mettere in evidenza la sua appartenenza al genere femminile, ma poi la sua diversità viene fuori quando scherza sul cucciolo di cane e sulla Bratz che vorrebbe per il suo compleanno, uno scherzo per il padre, dato che poi chiede dei coltelli particolari. In questo film, quindi, il modello di femminilità offerto dalla società viene criticato e rigettato a favore di un modello basato sulla forza fisica e di carattere e l'indipendenza di giudizio. Lo stile educativo di Big Daddy, però, viene messo in discussione da uno dei personaggi secondari, l'amico poliziotto, che dice: “Tu le hai fatto il lavaggio del cervello”, …., “questa non è la vita che dovrebbe condurre Mindy, tu le hai rubato l'infanzia”. Il problema è tutto in queste frasi. Secondo Big Daddy, Mindy non può essere una guerriera spettacolare e allo stesso tempo una giovane adolescente con una vita normale, o l'una o l'altra cosa, ed è per questo motivo che la tiene isolata. È implicito poi in questo discorso che il modello di femminilità offerto dalla società rende le ragazze e, in prospettiva, le donne delle incapaci senza cervello. Chiaramente i due modelli di educazione sono incompatibili in questo film e chi ne fa le spese è certamente Mindy/Hitgirl, che non può avere una vita piena.
8 commenti
Aggiungi un commentoUn articolo può essere interessante e stimolante, anche se ne condividi il 50%, o il 10%, o il 90%....
Piuttosto mi sembrava un po' gratuita l'affermazione del forumista sulla qualità dei film, Hanna non mi è dispiaciuto, Kick Ass è una figata e l'ingresso di Hit Girl è una madornale scarica di adrenalina.
Se leggete un articolo che fin dalla prima riga afferma senza mezzi termini di parlare solo di personaggi femminili da un punto di vista femminista, in una rubrica aperiodica che ha sempre pubblicato solo articoli di matrice femminista, non vi potete poi lamentare che l'articolo è di parte e che seleziona solo argomentazioni femministe per avvalorare le proprie tesi. Quello che faccio viene chiamato Feminist Media Criticism nelle università americane, anche se lì l'argomento è affrontato a livelli più elevati dei miei. Quindi l'approccio è estremamente specialistico. E' come dire a un filosofo esistenzialista che è troppo esistenzialista.
Tesi, antitesi, sintesi. Niente di più e niente di meno.
Se si espone una tesi (propria o altrui che sia) in un articolo aperto a commenti è inevitabile che la cosa attragga portatori di antitesi.
Nel mio settore si usa un altro termine, ma forse dipende dal fatto che si ha più rispetto dell'aggettivo "specialistico".
Pensavo di più a qualcosa tipo "a volte un sigaro è solo un sigaro".
Allora o si crea una sezione leggibile solo da femministe incallite oppure si affrontano le argomentazioni.
Non è perché una cosa è dichiaratamente di parte che è intoccabile, soprattutto se vuole arrivare a delle conclusioni tramite delle interpretazioni e non dei fatti.
E la prima cosa che appare (a un maschio pro femminismo come me) è che il Feminist Media Criticism si raduna su se stesso, legge come vuole le cose e si crogiola nelle sue conclusioni.
Per esempio la parte di citazione di Batman, Lois Lane e Batgirl (Oracle) è superficiale nelle conclusioni perché superficiale nella conoscenza dei dati., cita solo quello che vuole a favore delle sue tesi.
I riferimenti erano all'universo DC prima del New 52 e quindi citerò quelli:
Lois Lane è una donna indipendente di successo (vincitrice di premi giornalistici) che manifesta il suo successo in carriera e di moglie e che, quando vuole, si batte alla pari con gli uomini, compresi maschi privi di superpoteri. Ha una relazione con Clarl Kent che è più al 50-50 di chiunque altro. In cosa è inferiore?
Oracle (Barbara Gordon non è più Batgirl da 20 anni) è IL [maiuscolo] punto di riferimento informatico/informativo non solo della Batman Family, ma di tutta la comunità di supereroi. Ha saputo superare il suo problema e lo ha vinto dimostrando di non volersi arrendere, di non voler rimanere protetta a casa. Ha avuto relazioni sentimentali, è trattata da Bruce Wayne con una della famiglia, ha trasformato il dramma in azione.
L'incompatilità del ruolo di combattente/adolescente è comune a tutti i supereoi, indipendentemente se sono maschi o femmine. Citarlo solo per le femmine è una visione parziale. Semmai possiamo citare la debolezza di alcune sceneggiature.
E così via...
Non tutto quello che ho espresso nell'articolo è farina del mio sacco, per questo ho messo una bibliografia alla fine dell'articolo. Però non mi sembra di essere il tipo che si ripiega su se stessa. Su 13 fonti citate, 6 sono di matrice femminista, mentre 7 sono non femministe, tra cui anche un articolo del Washington Post che è un giornale conservatore e quindi molto anti-femminista e una ricerca statistica basata quindi sui numeri su cui non si può discutere. Se a voi non piace quello che scrivo, bene, sono molto contenta che abbiate delle opinioni molto precise, ma per favore lasciatemi esprimere le mie.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID