Base Luna, 22 marzo 2022 - Sono qui da una settimana, completamente solo, ma finora il tempo trascorre veloce. Ho terminato di sistemare le apparecchiature esterne, le ho controllate, ritarate. Ho cercato di fare più spazio all'interno della mia "cella". Forse ho portato dalla Terra troppa roba, ci sono pochi sportelli e solo un armadietto. "Stamattina" ho

letto poesie di autori del Novecento sul video retinico che simula uno schermo virtuale a 50 centimetri dai miei occhi (il programma contiene cinquecentomila pagine di letteratura), poi ho ascoltato musica: Bach, Vivaldi e Händel. Ma queste attività sedentarie e intellettuali finiscono con lo stancare. Nel pomeriggio indosserò la tuta pressurizzata e uscirò nuovamente all'esterno per una breve ricognizione e per sgranchirmi davvero le gambe: non ne posso più della cyclette. E se mi va, gioco con il lanciatore, usando grosse  pietre. Finora quella che sono riuscito a lanciare più in alto è giunta a 4 km. d'altitudine, poi dev'essere ricaduta a una trentina di km. da qui.

B.L., 25 marzo - Cerco di convincermi che quando mi sveglio è mattina e che vado a dormire di notte, ma qui sulla Luna il cielo che vedo dalla finestra (il vetro infrangibile è spesso 5 centimetri) è sempre nerissimo. Manca l'atmosfera, quindi si osservano nitidamente molte stelle, uno spettacolo unico. In questi "giorni" inoltre la Terra piena splende azzurra sull'orizzonte. La struttura metallica in cui abito è parzialmente incassata nel fianco di un rilievo, orlo estremo di un cratere; in fondo alla caverna ci sono i depositi di cibo e medicinali. Fuori, ho esplorato la zona che costeggia il monte; è pianeggiate ma a un chilometro si aprono crepacci profondi, oscuri e assolutamente selvaggi. È desolato, ma di una desolazione stupenda, fatata. Stasera mi collegherò in rete e leggerò la posta elettronica, spero che il satellite non sia intasato dai messaggi. Con il lanciatore credo di aver finalmente messo in orbita due pezzi di roccia... Che altro fare? Sei mesi saranno lunghi, fino all'arrivo dell'altra missione che verrà dalla Terra a riprelevarmi.

B.L., 2 aprile - Leggo poco. Trascorro il tempo rispondendo a chi dalla Terra scrive via Internet al mio sito. Vi ho inserito foto scattate fuori, io stesso sono visibile in diretta da tutto il mondo. La mia idea di venire qui a fare l'eremita per sei mesi risulta vincente: sto ottenendo una audience clamorosa. Finora ho ricevuto un milione di lettere via e-mail, soprattutto saluti e auguri. Sono arrivato fin qui (e tornerò a casa) col denaro della Nasa e di multinazionali e network che mi stanno sponsorizzando. Ricerca scientifica e mega-capitale. L'una e l'altro ne stanno già raccogliendo i frutti. Ciao, Terra: tifa per me, "la Luna è una severa (ma dolce) maestra", per gli eremiti del Terzo Millennio...

B.L., 6 luglio - Strano, sono trascorsi 4 mesi dacché sono qui, ma mi sembrano quattro giorni. Francamente resterei sulla Luna ancora molto tempo, ma non so se quelli là sulla Terra sarebbero d'accordo. Ecco: ora i seleniti ci sono. Il primo uomo che abita sulla Luna! Anzi "il Selenita".

Io cancello, qui con la mia presenza, un pregiudizio di secoli: una Luna disabitata. Prendete nota, "morituri". Eppoi è troppo bello questo panorama, questo momento che sto vivendo. Quassù ci sono proprio la libertà e la quiete assoluta che ho sempre cercato invano: la solitudine di una persona che - se vuole - può entrare in contatto quotidiano con migliaia, milioni, miliardi di persone. Ammassate come formiche.

B.L., 12 luglio - Vorrei aggiungere qualcosa. Vorrei dire che in certi momenti mi emoziono fino a piangere davanti ai diamanti del cielo, alle catene di pietre preziose delle costellazioni e al nero dello spazio, un "nero" totale che voialtri del gregge non potete vedere, lì nella stalla in cui siete, impestati da un'atmosfera annebbiata di anidridi. Un buio che ti chiama dal nulla. Un buio feroce, che grida fino a sfondarti i timpani. 

B.L., 30 settembre. - La navetta è venuta a riprendermi: sei mesi esatti. Un dolore cocente andarsene via, una ferita mortale, un assassinio. Ma io non voglio andare, questa è la mia Terra. I due astronauti, Jack Holden e Vladimir Porfirjevich Blasunov, si sono mostrati molto risoluti. Ma io sono stato a pregarli di tornarsene indietro. Loro non volevano. Io uscivo dal mio rifugio, saltellando nella mia tuta, loro mi seguivano e gridavano alle mie spalle: "Torna indietro, imbecille, dove credi di andare, se resti qui sei un uomo finito", eccetera. A un certo punto mi sono fermato e ho urlato loro: "Non osate spostarmi da qui. Amo questa terra dai colori spenti, dai silenzi assordanti, lontana dai veleni delle vostre menti, immersa in un incanto che non capite. Non avvicinatevi! Se osate sfiorarmi vi ammazzo!"

Sono rimasti di impietriti, poi devono aver chiuso l'audio e confabulato tra loro: di colpo mi si sono avventati contro. Ho tirato fuori il coltello e ho lacerato le tute a entrambi. Sono morti immediatamente. E ora venite a prendermi voialtri da lassù, dalla Fogna dei cieli, e mettetemi il sale sulla coda. A voi, ho già detto via radio che Jack e Vladimir si sono persi andandosene pericolosamente a passeggiare. Magari sono caduti in un crepaccio. Se verrete  a cercarli, vi torcerete gli occhi per scrutare il fondo degli abissi, ma mai penserete a guardare in alto. Invece è lì che dovreste cercare. Li ho caricati sul lanciatore delle mie pietre, prima l'uno poi l'altro, tarandolo sulla misura massima, sbattendoli in cielo.

Sono astronauti! Un successo: certamente sono entrati in orbita.