Uscito nel 1984 con la regia di James Cameron, The Terminator narra di un viaggio indietro nel tempo di un essere cibernetico, appunto il Terminator (Arnold Schwartzenegger), nel tentativo di uccidere Sarah Connor (Linda Hamilton), una giovane cameriera che di lì a poco diventerà la madre di John Connor, cioè colui che nel futuro organizzerà la resistenza contro i cyborg guidati da Skynet, un computer pensante che ha scatenato le macchine contro i suoi creatori. Sarah viene aiutata nella sua fuga da Kyle Reese (Michael Biehn), un soldato del futuro spedito nel passato dallo stesso John Connor per proteggere la madre. Kyle e Sarah, uniti dalle avversità, si innamorano ma Kyle viene ucciso dal Terminator e Sarah rimane da sola e incinta ad affrontare un futuro terribile per se e per il figlio.In questo primo film, il personaggio di Sarah Connor mostra caratteristiche tradizionalmente femminili. All'inizio la vediamo prepararsi per una serata romantica, si occupa del trucco, dei vestiti; nelle scene in cui è inseguita, come quella della discoteca, ha molta paura ed è quasi isterica; si innamora dell'uomo che la salva e ha rapporti sessuali con lui. Nel corso della storia però in lei avviene un cambiamento, di fronte al pericolo tira fuori tutta la sua forza: impara a costruire bombe, a difendesi, a sparare; riesce a medicare le ferite di Kyle senza batter ciglio quando molte donne cinematografiche svengono alla sola vista del sangue; non cede neanche quando alla fine Kyle viene ferito mortalmente, gli urla “In piedi, soldato” come un comandante ai suoi uomini; alla fine trova il coraggio per uccidere da sola il Terminator, quando tanti altri personaggi femminili si sarebbero arresi tra le lacrime. Niente male per una cameriera dal taglio di capelli inguardabile in puro stile anni Ottanta. Ma in questo film Sarah Connor ha valore solo come utero, lei non è importante per le sue azioni, per le sue idee, per il suo coraggio, per il suo carattere, ma per le sue capacità riproduttive, un giorno sarà la madre di una persona fondamentale per la sopravvivenza del genere umano, tutto qui. Il suo ruolo è quello di generare un nuovo messia, un salvatore dell'umanità. In una prospettiva cristiana, Sarah Connor in questo primo film è un personaggio mariano, vittima di un concetto materno del ruolo femminile nella società, è un'eroina che combatte per la propria sopravvivenza e indirettamente per quella dell'umanità, ma non sarebbe mai stata tale se non fosse stato per il figlio che porta in grembo. Ecco quindi come ridurre il ruolo della donna a una questione riproduttiva. Malgrado Sarah Connor in questo primo film sembra che sfidi e ridimensioni gli stereotipi femminili grazie alla sua trasformazione in una eroina che alla fine sopravvive da sola dopo aver ucciso il mostro, un po' come succedeva per Ripley in Alien, la storia la relega, poi, nel ruolo di madre, con la scena finale di lei con il pancione, nella jeep, il cane e la tempesta, reale e simbolica, che si avvicina.
In Terminator 2: Judgment Day (1991), invece, il personaggio prende una direzione completamente diversa. Ambientato dieci anni dopo gli eventi narrati nel primo film, l'adolescente John Connor passa da una famiglia affidataria a un'altra perché la madre è stata rinchiusa in manicomio, a causa della sua “ossessione” per la fine del mondo causata dalle macchine e ai suoi ripetuti tentativi di far saltare in aria una società che poi diventerà l'ideatrice di Skynet. La storia, però, si ripete. Le macchine hanno mandato indietro nel tempo un modello perfezionato di Terminator, il T1000, mentre il John Connor del futuro ha riprogrammato il vecchio modello di T101, per capirci Schwartzenegger, e lo ha mandato per difendere il giovane se stesso e la madre. Il giovane John Connor e il T101 riescono ad aiutare Sarah Connor a fuggire dal manicomio e insieme proseguono la lotta fino alla fine, quando si troveranno faccia a faccia con l'ingegnere che sta creando la tecnologia che condurrà a Skynet.Il film si apre con Sarah Connor rinchiusa in manicomio costretta a sopportare il paternalismo dello psichiatra e a giocare d'astuzia per sopravvivere. È un classico: alle donne nessuno mai crede. Sarah Connor finisce in manicomio per aver messo in guardia contro la disumanizzazione della vita e il crescente pericolo che gli organismi cibernetici presentano all'esistenza umana. Quando una donna afferma qualcosa di contrario a quello che è ritenuto standard, viene considerata pazza e rinchiusa, la sua voce viene zittita e le sue parole disperse. Solo la grande forza di volontà di Sarah e il suo addestramento militare le hanno permesso di fuggire e di ricominciare la sua lotta accanto al figlio.
Nel resto del film ci sono tutta una serie di scene in cui la madre interagisce con il figlio e con il T101 e si nota subito che Sarah non somiglia affatto a una madre.
9 commenti
Aggiungi un commentoTi consiglio di rivederti T2, te lo ricordi molto poco. Sarah Connor ha allevato il figlio e lo ha addestrato per il futuro che lo aspetta. Solo per un breve periodo dopo che lei è stata rinchiusa John Connor è con i genitori adottivi.
S*
Vero e' che i personaggi femminili nei film di Cameron spiccano sempre per forza e determinazione.
E' altrettanto vero, pero', che in alcuni casi la forza di questi personaggi e' piu' il riflesso di un immagine maschile su un corpo di donna che non personaggio femminile autonomamente emancipato.
"Vasquez sei troppo troppa" tanto per capirci e' un personaggio che cattura le simpatie degli spettatori di Aliens con un pugno di battute , ma a ben vedere non e' molto diverso da qualunque altro super macho in divisa mimetica e super cannone lanciagranate (anzi lanciafiamme se non ricordo male).
Discorso molto diverso per la Weaver che interpreta un personaggio completo, spaventato senza cadere nel farsesco o nel cliche' della bella indifesa eppure forte nel senso di determinata e capace di affrontare la bestia nonostante le sue paure e la sua mancanza di cultura militare.
Sarah Connor nel primo episodio e' intrigante proprio perche' vive in maniera credibile e realistica un' evoluzione completamente assente in personaggi funzionali ed efficaci ma molto piu' banali come Vasquez ed il soldato interpretato dalla Rodriguez in Avatar (di nuovo brava la Weaver, invece, anche se con un po' poco spazio a disposizione).
Non sono d' accordo con l' autrice dell' articolo nel ritenerla limitante e poco originale perche' chioccia e portatrice sana d' utero: anzi il fatto che anche l' essere madre la renda fondamentale alla sopravvivenza della resistenza non si sovrappone ma si affianca al suo prendere in mano la situazione alla morte del guerriero venuto dal futuro.
C'e' un' inversione dei ruoli: il soldato, addestrato, uomo, non puo' far altro che aprire la strada ad una comunissima donna, non stereotipata ne' in un senso ne' nell' altro (principessa da salvare o bad girl con tette d' acciaio, sigaro in bocca e cannone ammazza draghi), che tira avanti, sopravvive e costruisce un futuro per se' e per il resto dell' umanita'.
Certo che la donna e' anche procreatrice ma, insomma, il genere umano e' diviso in maschile e femminile proprio per questo: il succo della questione sta nel "anche".
In Terminator 2 l' evoluzione del personaggio e' coerente con la storia e razionale, oltre che ben raccontato e recitato, ma e' molto piu' banale e scontato.
Di nuovo non sono d' accordo con l'autrice dell' articolo nel momento in cui "accusa" gli americani di essere ricaduti in vecchi stereotipi:non e' che la famiglia Connor sia disfunzionale perche' qualche cosa a tutti costi bisogna togliere alla figura femminile (o macho o chioccia), e' disfunzionale perche' e' logico che sia cosi'!
Cosa dovrebbe mai succedere se i servizi sociali trovassero una famiglia dove la madre addestra il figlio ad una rivoluzione anti cyborg che si avverera' in un prossimo futuro?
E' anzi una maniera interessante per parlare di assenza di famiglia e di sacrifici per il bene a lungo termine a scapito del benessere immediato da parte di autori che vivono in un paese che a tal riguardo hanno molto da dire.
Sinceramente non ho seguito la serie televisiva dunque non saprei dire che tipo di personaggio ne e' venuto fuori.
tedioso commento: il nome è Lena Headey e non Lena Heady...
Grazie a Davide Siccardi per il commeno illuminante. Le critiche razionali e ben argomentate sono sempre ben accette e anzi permettono di crescere.
L'analisi proposta nell'articolo è stata affascinante, complimenti all'autrice
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