Quando si parla di cinema di fantascienza in Italia il pensiero corre subito a Giovanni Mongini, da sempre considerato uno dei più grandi esperti italiani sull'argomento, noncheé grandissimo collezionista di reliquie e oggettistica varia, passione che lo portò ad aprire un vero e proprio museo qualche anno fa.

Autore di numerosi libri sul cinema, tra i quali almeno due serie di volumi enciclopedici, pubblicati da Fanucci e da Scudo, con i suoi saggi ha vinto dieci volte il Premio Italia. Ma Mongini ha pubblicato anche numerosi romanzi e raccolte di racconti, edite negli ultimi anni da Editoriale Scudo.

Fra i primi collaboratori di Robot, Mongini fu anche uno dei primi collaboratori della nuova edizione di Robot rifondata all'inizio degli anni duemila.

Rimasto vedovo qualche anno fa, lascia i figli Valerio e Claudia. 

Sul piano personale, ho sempre avuto grande stima per Vanni, di cui apprezzavo la grande passione ed esperienza, ma anche la capacità di restare sempre al di sopra dei piccoli conflitti interni al fandom. L'ultima volta che l'ho visto è stato pochi anni fa di persona a Stranimondi e più recentemente in videoconferenza a Sogni Elettrici, dove ricordò la prima edizione dell'Italcon, nel 1972 a Trieste, alla quale aveva partecipato, come pure alle successive edizioni a Ferrara delle quali era stato tra gli organizzatori.

Con Mongini se ne va un altro dei grandissimi nomi della storia della fantascienza italiana, vuoti che non possono essere riempiti.