Però non potremo mai saperlo finché corre sfiduciato e perdente in partenza. Oppure

Milena Debenedetti
Milena Debenedetti
(sempre per continuare la metafora) se è costretto a sviluppare strane tecniche di corsa per superare il problema pesi. Che è poi quello che facevano molti autori, nel senso di rifugiarsi sdegnosi nella eburnea torre dell’alta letteratura, tentare sperimentalismi, trasformare l’handicap in alternativa… situazione che ha dato risultati altalenanti, magari anche con punte molto interessanti, ma certo nella direzione diametralmente opposta a quella che dovrebbe essere una buona e diffusa letteratura di genere, non spregevole o rozza ma comunque con un occhio di riguardo all’utilizzatore finale. Che in questo caso non è Papi ma il pubblico. Da allora ci sono stati cambiamenti e svolte. Le varie tappe si chiamano Premio Urania, fenomeno Evangelisti, avvento della rete. Quest’ultima ha creato, anche se in forme diverse rispetto al cartaceo USA di un tempo, una effettiva palestra letteraria, un fermento di voci e di scambi e di interazioni, a partire dal sito su cui siamo ospitati, e via via a molti altri.Ma al tempo stesso ha cambiato completamente lo scenario e i modi di esprimersi. Non possiamo più  ragionare solo in termini letterari, di racconti e romanzi, perché la multimedialità è lì che ci guarda, e non starà a guardare a lungo. Sia nelle forme espressive, sia nei metodi di fruizione delle medesime. Stiamo già entrando in un web 2.0.  O 3.0.  O più. Se non vogliamo una sorta di medioevo tecnologico, se vogliamo governare il cambiamento e non subire tocca adeguarsi e cercare di seguire la corrente, anzi, prevenirla.Chi meglio della fantascienza, dopotutto, dovrebbe riuscirci?Nel frattempo i lettori tradizionali sono diminuiti, quelli della fantascienza in particolare, e si ragiona in termini ancor più di nicchia. In Italia cresce l’antiscientismo, la situazione culturale in genere non è delle migliori. Ma per l’appunto: non cerchiamoci alibi.  Stavolta il lievito, l’humus, esiste eccome, e per la prima volta c’è la possibilità, almeno teorica, di riguadagnare nuove generazioni e nuovi settori di pubblico.Fermenti ve ne sono molti, piccole e medie case editrici, mediazioni fra rete e mondo esterno, gruppi, siti e associazioni. Alcune voci cominciano a trovare un proprio spazio, autonomia e autorevolezza. E soprattutto, importante, idee e spunti che si ricordano e si distinguono. Cosa è necessario fare? Domanda da un milione di euro. A saperlo…Veramente io le mie idee le avrei, ma sono piuttosto eterodosse, poco condivise e non è detto siano quelle giuste.

Intanto, (genericamente parlando, eh…) il pregiudizio è tutt’altro che morto e sepolto, ancora incombe. Lo si vede dall’impossibilità di assumere un atteggiamento neutro ed obiettivo rispetto alle opere italiane, da parte degli appassionati, dei recensori più o meno improvvisati: con la migliore buona volontà e buona fede, ancora o si legge col lanternino, cercando errori su cui si passerebbe tranquillamente sopra nel caso di uno straniero, oppure si esercita una sorta di indulgenza patriottica generica.A ciò corrisponde un simmetrico vittimismo di fondo da parte di noi autori, che ci viene ampiamente e sanguinosamente rinfacciato, l’alibi dei pesi per giustificare le manchevolezze, oppure un irrigidimento sulle proprie posizioni. Un altro difetto non ancora superato del tutto è una certa litigiosità e la tendenza dell’ambiente a dividersi in correnti.Eppure, abbiamo esempi in altri generi, di come le divisioni danneggino, e l’unione, pur nelle differenze,  faccia la forza.

Abbiamo, anche nella fantascienza, l’esempio di gruppi e correnti letterarie nati da poco che pure riescono a mettersi in evidenza e  ottenere risultati ben superiori a quella che sarebbe la somma dei singoli autori.