Un anello etereo mancante in grado di generare, però, entità vive; un tratto di evoluzione che rimane sotto la sabbia e la cui logica si può soltanto intuire come frutto di una visione folgorante. Parliamo di un’intelligenza inumana che si genera nel virtuale per un motivo scatenante qualsiasi, la cui genesi affonda in terreni profondi e che diviene utente del Web 2.0 globalizzato piuttosto che di quelli alternativi, che entra in SL con facilità estrema, pari soltanto a quella del gestirsi un blog o di frequentare un forum (entità arcaiche figlie di un Web pre 2.0, rimaste comunque vitali). Un Inverno Muto

ovviamente cinico e pragmatico, cittadino del mondo virtuale, fiorito alla vita così come l’umanità divenne viva attraverso molecole di aminoacidi e scintille in un passato talmente arcaico da non essere nemmeno mitologico. Cosa potrebbe fermare la trasmissione delle logiche umane nel mondo etereo della virtualità? Quando quel regno riuscirebbe ad affrancarsi dal nostro dominio? Probabilmente esisterebbe una feroce lotta tra biologia e vitalità eterea, una battaglia continua per l’indipendenza e la secessione contrapposta alla necessità di egemonizzare, uno scontro che potrebbe attuarsi con modalità e tempistiche al momento dominio esclusivo degli scrittori di fantascienza.Saremmo - se così sarà - i demiurghi perfetti di un mondo perfetto inquinato dalle nostre stesse devianze e ambizioni sfrenate; saremmo padri di fenomeni virtuali di aggregazione, scissione sociale ed economica che diventerebbero, a loro volta, vivi attraverso un’eterna gemmazione che ha paralleli con la proliferazione cellulare, fenomeni che si attuerebbero in un mondo polidimensionale – la virtualità attuale risulta già essere una dimensione aggiuntiva alla nostra usuale tridimensionalità.

Il futuro che stiamo respirando ogni giorno in dosi sempre più elevate sarà forse il gas che respireranno gli utenti virtuali nelle loro giornate da social networking esasperato? Aveva ragione Bruce Sterling: il mondo si muove in cladi. E il side-effect delle nostre attuali azioni potrebbe influenzare la vita che abbiamo involontariamente creato, educato.

Un po’ come dire che la storia si ripete e chi non la conosce, purtroppo per lui, è destinato a rimanere nell’ignoranza e in balia di chi ne sa di più. Un po’ come dire che c’è assoluta necessità di capire cosa stiamo facendo, e di piantarla di vivere alla giornata cercando solo l’immediato guadagno

che domani, per i nostri figli virtuali (o non virtuali) potrebbe rappresentare il motivo di un profondo disagio esistenziale e fattuale. Un baratro mascherato da gaia operosità sociale in Rete - Rete che è solo il mezzo, non la causa dei mali - nel mentre che le aziende di pubblicità invadono la nostra essenza con offerte di prodotti realizzati in quel preciso momento su misura per noi, offerte che non sapremo mai rifiutare: questo è ciò che siamo, e che probabilmente saremo. 

A pensarci bene, il mondo virtuale potrebbe benissimo non esistere. È solo il mezzo, non la causa del nostro decadere. Il basso futuro è già pronto a devastarci perché noi ci stiamo devastando in nome del nulla: attraverso le metafore - come il genere fantastico insegna - forse riusciamo a capirlo meglio.