1. Premessa. Incontri ravvicinati e & sf: accoppiata ad alto rischio

Benché scrittore di fantascienza, nelle mie pagine di narrativa non mi sono mai occupato di Ufo. Ho trattato qualche volta il tema degli extraterrestri, ma non quello degli Ufo. In teoria ciò sarebbe anche potuto (potrebbe ancora) accadere, dal momento che i "dischi volanti" (o addirittura "piatti volanti", come si chiamavano un tempo) restano uno dei mille temi della narrativa fantascientifica (lo sono sempre meno, in verità); finora, semplicemente, per me non si è presentata l'occasione.

A che serve una precisazione del genere, in un articolo come questo, incentrato sull'incontro (sul nostro pianeta) tra extraterrestri e umani? C'è un motivo. Occupandomi di science fiction in varie modalità, e da un po' di tempo, molte volte mi sono capitati episodi come quelli che sto per citarvi.

Mi capita di andare a una conferenza, a un seminario, o a presentare un libro (sempre in tema sf). Parlo di ciò di cui è logico parlare in questi casi: si citano titoli, autori, registi; si accenna se del caso ad alcune definizioni che della fantascienza sono state date; ci si intrattiene su alcuni temi principali; io propongo anche, se in grado, un breve estratto da uno sceneggiato recuperato in qualche modo; e così via... Fine del discorso. Ora tocca al pubblico.

Nell'inevitabile "buco" che si crea tra le ultime parole del relatore e la prima domanda, penso che ci sarebbero ancora tante cose da dire, e di certa roba forse ho accennato solo en passant; ultimamente la scienza ha approfondito argomenti molto stimolanti e io ho dimenticato di citarli; alcuni passaggi del mio parlare forse non sono stati chiari come intendevo... Si alza una mano.

- Prego - dico, colto da un vago presagio.

Inevitabile, ineludibile, mi colpisce in fronte la domanda:

- Scusi, ma lei, ci crede agli Ufo?

Di solito, un po' per ripicca un po' perché sono davvero scettico, rispondo:

- Non ci "credo", non sono un "credente" negli Ufo. Per me sono tutte balle, finora senza uno straccio di prova convincente. Ma se qualcuno mi esibisse delle prove...

Sento di essermi alienato di colpo l'attenzione, se non la simpatia, di buona parte dell'uditorio: ma come, proprio chi scrive fantascienza ora fa lo snob, rinnega un fenomeno-chiave dei misteri cosmici?

Ovviamente il lettore di Delos non è l'ascoltatore anonimo di interventi spesso destinati a un pubblico di non "addetti ai lavori"; ma è proprio per questo motivo che ne parlo qui. Per sottolineare che la maggior parte della gente continua ancora, dopo cinquant'anni di sf in Italia, a fare tutt'uno di science fiction e dischi volanti, intesi come ufologia. D'altronde non capita solo a me, se ne sono lamentati colleghi ben più illustri anche in altre nazioni tipo l'Inghilterra, una patria della fantascienza. Da noi persiste una sconfortante confusione tra ufologia (una disciplina volta a chiarire certi fenomeni finora non sufficientemente spiegati) e fantascienza, che invece è una forma di narrativa, e quindi maneggia pura fantasia seguendo canoni estetici, stilistici e così via, insomma non ha alcuna intenzione di indagare o appurare la realtà di fatti reali o inventati o allucinatori che siano. La verità è che culturalmente siamo tuttora al "grado zero" di comprensione di differenze elementari tra argomenti così eterogenei (vero che in Italia ormai accade di ben peggio; ma tant'è).