2. Premessa/bis. Realtà e "fiction": una bella confusione

Come corollario apparentemente inevitabile di quanto detto, mi sono accorto che moltissima gente (parlo sempre di non addetti ai lavori) non ha una chiara idea - a me sembra incredibile ma è così - della differenza, anzi delle differenze tra realtà e "fiction". Secondo me (opinione personalissima) in questo c'è molta responsabilità della tv. Per esempio: si trasmette un programma dedicato al problema dello stupro. Si comincia con un vasto dibattito sul tema con psicologi, forze dell'ordine, persone che hanno subito violenze, eccetera. Dopo aver parlato del tema (solitamente senza mai seguire una direttiva precisa e senza giungere a una conclusione) va in onda un film sullo stupro.

Orbene, questo accostamento tra dibattito e film senz'altro tramite, quasi fosse cosa naturalissima, non può ingenerare o accrescere che fraintendimenti. Alla fine provate a chiedere un parere sul film. Ve ne racconterà minuziosamente la trama, dirà che questo era in linea con quanto detto da Tizio e su quest'altro non era d'accordo, e la cosa finisce lì.

Naturale, dirà qualcuno. Cos'altro si sarebbe potuto dire?

Fondamentalmente errato, propongo io. Se avessero chiesto a me qualcosa del film avrei cercato di diffondermi sulla recitazione dei personaggi, sul tipo di linguaggio scelto dal regista, la bontà o meno della sceneggiatura, del montaggio, delle musiche, eccetera. Punto.

Ma come: e il tema? Non si doveva parlare di stupro?

Già. Ok, volendo avrei potuto dire anche qualcosa su come tratta lo stupro il film, ma questa è roba secondaria. Credo che un film, in quanto opera di pura invenzione, vada giudicato soprattutto con i canoni estetici del genere (è ben fatto? quali sono i motivi di eventuale originalità? che linguaggio cinematografico usa? e così via); il contenuto da questo punto di vista è quasi un accessorio.

Conclusione: come risultato dei dibattiti seguiti da un film sul tema, la gente ha definitivamente perduto consapevolezza di una nozione basilare. E cioè che la trama di un film, di un romanzo, di uno sceneggiato, hanno leggi proprie e purtroppo queste leggi non coincidono con quelle dei fatti reali. Capirei molto di più un dibattito seguito da un documentario, o da una semplice, dichiarata "ricostruzione" filmata dei fatti. Perché gli eventi della vita, le cose che realmente accadono, possono essere solo giudicati, punto e basta; mai "interpretati". Ciò che invece ci narra un film, un romanzo, non ha il solo significato della trama in sé: questo è, direi, il primo livello del senso dell'opera. Inevitabilmente poi ogni opera frutto della fantasia (dello scrittore, dello sceneggiatore) crea sulla pagina o sullo schermo un "doppio" suscettibile di "interpretazioni" di volta in volta estetiche, sociologiche, allegoriche, psicanalitiche e così via: tutta roba che non c'entra assolutamente nulla con i fatti concreti della vita. Più complessa è l'opera di fantasia, più ampie e numerose possono essere le interpretazioni. Da questo punto di vista in effetti non si può chiedere molto ai film che solitamente trasmettono in tv: nella stragrande maggioranza dei casi (si tratti o meno di sf) sono lavori poveri e ripetitivi dal punto di vista dei significati, e puntano esclusivamente o sulla suspence o sugli effetti speciali; come conseguenza, lo spettatore può avere la netta sensazione che effettivamente l'unico senso del film sia quello letterale; anche se, a ben guardare, non è mai solo quello. Non lo è mai neanche nel film più di routine.

Perseguendo questo andazzo (molto comodo e gradito alle stanze dei bottoni: una lettura davvero "critica" a più livelli di un'opera di fantasia diviene anche una lettura critica del reale), si è creata e agevolata una confusione tra due elementi eterogenei (realtà/finzione) ormai difficilmente sanabile. Di tutto questo, in tv (per esempio), dopo i film che seguono i dibattiti, mai nessuno si è sognato di parlarci, o solo accennarci.

Con l'aria di share, audience e "normalizzazione" (appiattimento) che tira oggi, poi...