Una cosa che invidio a Vittorio Catani è la sua memoria. Non come semplice capacità di ricordare qualcosa o di poter mostrare la propria cultura quando si parla o si scrive, ma per il fatto di avere a disposizione un’enorme base di informazioni su cui lavorare.

Io sono un cittadino dell’era di internet: la mia memoria si chiama Google o Wikipedia. È abbastanza probabile che, se arriveranno in tempo, in futuro mi farò fare anche qualche innesto cerebrale per potermi connettere direttamente alla rete e attingere informazioni: per il momento devo usare interfacce imperfette come il computer o il palmare.

Tuttavia la memoria condivisa ha, almeno per il momento, dei limiti. Per esempio è ben difficile chiedere a Google “fammi un resoconto dei principali racconti dell’età d’oro della fantascienza che si occupavano di informatica”. Anche se magari Google poi trova qualche articolo di Catani pubblicato su Delos.

In questo libro ci sono diversi saggi costruiti come rassegne di ciò che la fantascienza ha avuto da dire su argomenti anche di attualità. Temi tipici della fantascienza come l’”altro”, l’”alieno”, ma anche più vasti e complessi, come ad esempio “la musica”. Un rapporto, quello tra musica e sf, che è stato affrontato da innumerevoli articoli (io stesso avevo scritto molto sul tema, all’epoca delle fanzine) e che torna periodicamente in discussioni su forum e mailing list. Un argomento a mio avviso impossibile da trattare in modo esaustivo, perché nessuno ha una conoscenza completa della musica al livello necessario per coglierne tutti i possibili collegamenti con la fantascienza. Anche se dir tutto è impossibile, Vittorio riesce comunque a dire moltissimo, e il suo saggio compreso in questo volume è un utile punto di partenza, per chi voglia affrontare l’argomento. Immagino che molti alla fine della lettura penseranno “eh, ma non ha citato x o y”. Forse un giorno ci sarà una versione wiki di questo volume, e allora potrete aggiungere i vostri contributi. Per il momento armatevi di matita e annotate sul bordo.

Una cosa interessante che emerge da vari saggi è che la fantascienza ha affrontato nel suo passato molti temi che oggi sono a metà tra scienza e fantastico, tra speculazione e previsione. Parliamo di singolarità, di transumanesimo, di realtà virtuale. Lo scopo della fantascienza non dev’essere fare previsioni sul futuro, ma parlare del presente estrapolandone i futuri possibili. Tuttavia una forma di previsione c’è, ed è interessante vedere come certi argomenti erano affrontati in passato.

Da questo punto di vista, la più grande cantonata presa dalla fantascienza, come è ben noto, riguarda l’informatica. Nessuno ha mai lontanamente immaginato l’impatto che avrebbe avuto il computer sulla società. Anzi è curioso andare a vedere come il computer veniva usato nei racconti dell’età d’oro della sf o ancora negli anni cinquanta.

L’esempio tipico è il racconto di Isaac Asimov Nove volte sette, nel quale due eserciti sono in situazione di stallo perché la strategia è affidata ai computer, che essendo macchine logiche e quindi infallibili (no, Windows non esisteva ancora) non riescono a prevalere l’una sull’altra. In altri racconti, solo i sentimenti umani, o semplicemente l’irrazionalità permettono di prevalere in una situazione in cui la logica porta a situazioni di stallo.

Anche in Star Trek il capitano Kirk riesce a sconfiggere un computer mettendolo di fronte a un paradosso, quindi a una situazione in cui la logica non può andare oltre.

Il computer insomma non viene visto come una macchina di ausilio per il calcolo e soprattutto dotata di un software programmato da esseri umani, ma come un’idealizzazione del ragionamento logico. Chiunque abbia provato a giocare a scacchi contro il computer sa benissimo che muovere a caso non mette affatto in difficoltà il programma, ma anzi rende molto più rapida la sconfitta del giocatore umano. E chi si occupa di informatica sa benissimo che esistono modi non solo per affrontare situazioni inattese, ma anche per creare situazioni diverse di volta in volta. Due computer che giocano a scacchi non fanno sempre le stesse mosse e non finiscono la partita in stallo.

E soprattutto sappiamo che un computer è tutt’altro che una macchina perfetta, anzi più è complesso e sofisticato il programma più elevato sarà il numero di errori che conterrà.

È curioso notare che mentre i computer di Asimov restavano bloccati sulle loro astronavi imprigionati dalla loro logica perfetta, i robot dello stesso autore avevano tali e tanti problemi di comportamento da avere bisogno di una robopsicologa. Pur essendo dotati di cervelli tanto artificiali quanto quelli dei “cervelli elettronici”, i robot hanno avuto molta più libertà di movimento, quasi che l’avere una corporeità, una esistenza fisica, aiutasse gli scrittori a portare il ragionamento più avanti.