Stamani appena sveglio: atrazina, cloro benzofenone. Spalanco la finestra ma ci sarebbe da non farlo più, da inchiodare le serrande: altro che cambiare aria in camera. L’esterno vomita veleni e l’atmosfera pulita pompata ieri sera nella stanza dal serbatoio domestico (50 euro ogni bombola da 20 litri) è volata a disperdersi su nel cielo, a imbottirsi di particolato e polveri sottili come una baldracca che si faccia ingravidare dal demonio.

Sbarro tutto e vado alla doccia. Marzia mi chiama via microcellulare, mi risuonano gli innesti mobili su entrambi i timpani: – Vieni a prendermi? – Rispondo: – Più tardi, cara. E preparati come dico io. – Vedrai, bella mia... Marzia ha richiuso senza fiatare. Piccolissime estensioni del cellulare nel cranio: microonde che si arrampicano a corrodermi il cervello. Il getto d’acqua mi inonda, sulla pelle dilagano riflessi opachi e filamenti di cristallo incrinato, gocce come piccoli diamanti appassiti. Sostanze tossiche.

Evaporano. Le inalo.

Sono appena le 7,15.

Perché i baroni dell’Acquedotto trattano l'acqua col cloro anziché con l’ozono?

Non sarebbe cancerogena. Ma chissenefrega… Avanti, m’innaffio ben bene, a me piace tanto l’acqua non fredda ma tiepida, tiepida ma non calda, calda ma non bollente. Shampoo: una parola innocua. Innocua? Magica! Contiene a sua volta altre parole: acrilati, ftalati, dietilsiftalato. Gente, qui siamo ai perturbatori ormonali. Diventerò impotente? O femmina? Chissà che ne pensa Marzia. Ma poi, mi fa un baffo: magari lei diventa maschio e siamo pari. Lei invece non si lava: e me la rido! Allegri ragazzi, oggi è un altro giorno e siamo vivi sani e pimpanti. Ce ne sono anche nelle saponette e nei profumi: ftalati, dico. Tutto ciò che vedete nel mio bagno (ma soprattutto nel vostro) profuma: cancerogeno! Teratogeno (cioè attenti, questa roba fa nascere sgorbi di feti, d’altronde cos’altro se non mostri possono uscire dal ventre d’una baldracca che copula col demonio).

Oggi fa più caldo del solito. Un caldo umido malato. Mi andrebbero gli antitraspiranti. (Alluminio, parabeni…) Nei rossetti, nel phard, nelle matite da trucco (il bacio avvelenato di Marzia. Il suo odore mortale). Da un bel po’ anche noi uomini usiamo rossetti, mascara e una carrettata di cosmetici. (Metalli pesanti!) Nei vestiti: il rayon, detersivi. Gli abiti ritirati dalla lavanderia avvolti nella plastica: percloroetilene, tossico per fegato e sistema nervoso! Per lavoro uso computer, fax e affini: campi elettromagnetici, ritardanti di fiamma bromurati (Bfr). Intaccano scheletro, tiroide, sistema ormonale…

Ogni mattina io mi alzo e assorbo veleni ventiquattro ore al giorno. E mi viene da ridere. Perché?

Esco.

Per strada mi accorgo che l’aria puzza più di ieri, è color grigio-marrone, sembra una marmellata di liquami. E il caldo soffoca.

M’incammino ma è come muoversi sott’acqua. La città che mi imprigiona è uno sfondo opaco di viavai frenetico, strombazzamenti, grida, figure in corsa. Auto e autobus s’incrociano in una giostra da capogiro.

Ieri ho ricevuto cinque email che riguardano amici o conoscenti passati a miglior vita. Non voglio pensare. Anzi sì: io sono qui, vivo in una cloaca proprio per questo: perché c’è gente che arriva a un punto oltre il quale non ce la fa. (Me lo ripeto, ripeto, ripeto). Sono un eroe! A me l’inquinamento, per dirla fuori dai denti, mi tira il pelo più lungo. Ore 8,30 e ho deciso, oggi andrò a una delle discariche. Ci manco da un bel po’ e voglio rendermi conto dello stato dell’arte, voglio immergermi nella più viva e per così dire palpitante realtà ambientale. Avviso Marzia? Ottima idea. M’incammino saltellando, fischiettando, telefoninando a Marzia. – Tesoro – le dico – tesoro, aspettami alla discarica B… Come? La faccenda del tuo stomaco? Non preoccuparti, ho con me una pilloletta… – Marzia è titubante, poi esala un: – Sì gioia, vengo. – Che importa? La pillola da darle non sarà più letale di tutto il resto. Oltre un certo limite, capite, non c’è nulla che possa fare ancora più male. E’ quasi un vantaggio, accidenti.