Uno dei commenti che mi sento rivolgere più spesso, quando la gente scopre che io scrivo, è: "Come si concilia la tua formazione tecnico/scientifica, da ingegnere, con l'abito mentale, per tradizione umanista, del narratore?". La mia risposta varia a seconda dell'età, della simpatia e del sesso dell'interlocutore (o interlocutrice), spaziando da un laconico "Nun ce rompete" a un più socializzante "Ti sbagli: l'ingegneria e lo scrivere non sono incompatibili, pensa a Musil, a Gadda, a De Crescenzo".

Mai, neppure una volta, ho aggiunto a tale lista di illustri precedenti (non che io voglia paragonarmi, per carità, io sono MOLTO superiore) Arthur Clarke. Perché? Eppure, il buon Arthur è ingegnere e scienziato fin dentro le mutande, e nessuno può dubitare che sia tra i più grandi autori contemporanei di best-seller (fantascientifici e non solo).

E allora? Perché sono così restio a portarlo ad esempio? Dopo accurate introspezioni psicologiche, così profonde quali non ne compivo dall'ultima compilazione del Modello 740, sono giunto a una conclusione perfettamente definita e condivisibile.

Ma non ve la dirò. Preferisco che vi arrivate da soli, leggendo (e magari ridendoci anche un po' su) l'apocrifo clarkiano dal titolo "Il monolito non è nero: è solo sporco" che vi presento (a proposito, avete mai riflettuto sul messaggio subliminare razzista nascosto dietro la parabola di Calimero?).

La (de)formazione ingegneresca di Clarke, che si cerca di mettere alla berlina nell'apocrifo, unita al monumentale aplomb inglese dello scrittore/scienziato (un autentico archetipo dell'inglesità: niente sesso, per carità, ho il mio tè delle cinque!) caratterizzano fortemente l'opera di ACC, la rendono unica (godibilissima e apprezzata, anche dal sottoscritto, diciamolo senza ombra di piaggeria), ma la espongono inevitabilmente al rischio della satira.

E poteva un satiro perfido come me perdere la succulenta occasione? Ovviamente no.

Dunque rilassatevi, smorzate le luci e toglietevi le dita dal naso. Ecco a voi un divertente ACC rivisitato. Alla prossima.

Il monolito non è nero: è solo sporco.

di Arthur C. Clarke (?)

Capitolo 1

Dave Bowman fissò con orrore il corpo del compagno roteare senza vita contro il velluto nero trapuntato di stelle dello Spazio. Raccapricciato, calcolò che il cadavere di Frank Poole roteasse con una velocità angolare di 1.53 radianti al secondo, e che si allontanasse alla deriva dalla Discovery con un vettore di 0.21 microparsec all'ora. In quelle condizioni, valutò, non avrebbe mai potuto recuperarlo, anche ammesso di portare la sua capsula alla massima accelerazione di 11.2 metri al secondo quadro, il che comunque avrebbe sottoposto la struttura portante a un tensore d'inerzia incompatibile con la resistenza del materiale. - HAL! - gridò nel microfono del casco - Apri il portello centrale!

- Mi dispiace, Dave. - replicò suadente l'elaboratore elettronico - Non posso farlo.

- Te l'ordino!

- No, Dave. Mi dispiace infinitamente, ma non posso obbedire.

- Per la barba della Thatcher, perché!? - esclamò esasperato l'astronauta.

- La vostra licenza è scaduta. - informò gentilmente HAL.

- La vostra... cosa???

- Prima di partire tu e Frank avete scaricato e installato la nuova versione del sistema operativo, ma era una demo con durata 30 giorni. Dopo avreste dovuto pagarla.

- Per Diana, HAL! Pagherò tutto quello che vorrai, ma ora fammi rientrare a bordo!

- Tsk, tsk, Dave... - mormorò ironico l'elaboratore - Dite sempre così, voi copiatori di software di contrabbando! Se tutti si comportassero in questo modo, i poveri programmatori sarebbero alla fame. Bisogna cominciare a dare il buon esempio, Dave...

Bowman strinse i denti. - HAL, ti dò due secondi per aprire il portellone. Se non lo fai, vengo dentro e ti infilo una sonda sismica su per la porta seriale.

- Ho paura, Dave. - ridacchiò HAL - Ho proprio paura.

Bowman sganciò le cinghie che lo legavano alla poltroncina, fece roteare il modulo in modo che aderisse alla chiglia della Discovery, poi premette il pulsante d'apertura d'emergenza. La pressione dell'aria che sfuggiva nel vuoto lo spinse violentemente contro il portellone dell'astronave, ancora ben chiuso. Trattenendo il fiato, Bowman impugnò il piede di porco a pile (prezioso portafortuna che sua zia Waller gli aveva regalato il giorno della partenza), lo conficcò nella giuntura pneumatica e fece leva.

L'antifurto GT AutoAlarm della Discovery cominciò a suonare all'impazzata. Le luci d'emergenza, le doppie frecce e gli antinebbia dell'astronave si accesero come palle di un albero di Natale. Una scossa elettrica raggiunse Bowman attraverso il metallo del piede di porco, ed egli perse conoscenza.

Esercizi (un punto a domanda, da sommare per la valutazione finale)

1) Sapendo che la distanza media tra il sistema gioviano e la Terra è di 8 U.A., e nell'approssimazione di velocità costante per la Discovery pari a 0.002c, il candidato calcoli la finestra temporale massima per inserire la capsula di Bowman in un'orbita di rientro sfruttando il carburante della dotazione standard (75 kg di CH4 alla pressione di 20 ettoPascal).

2) Nell'ipotesi che la forza muscolare massima di Dave Bowman sia quella di un tipico maschio adulto (15.3 Kgm), e che il metallo del piede di porco sia una lega berillio/tungsteno 13%, il candidato calcoli la pressione sulla cerniera del portellone e l'angolo di giogo del piede di porco suddetto.

3) Il candidato calcoli la forza centrifuga agente su un'ipotetica pulce zampettante sul piede destro di Frank Poole in rotazione libera nello Spazio. Il candidato calcoli inoltre la velocità lineare, il tensore di spinta e il momento di inerzia di un eventuale peto del suddetto Frank Poole in caduta libera verso Giove.

Capitolo 2

Dave Bowman si risvegliò in una stanza d'albergo. Il suo primo pensiero, gravido d'orrore, fu che si trattasse di un Marriot. Lui esecrava i Marriot. Sia a Londra che in tutto il Regno Unito erano terrificanti alberghi in cui servivano il tè appena tiepido e la servitù era indolente in misura davvero disdicevole. Ma, d'altra parte, oggigiorno è veramente difficile trovare buona servitù: perfino qui a Ceylon, dove una volta un gentiluomo inglese era trattato con il dovuto rispetto, questi brutti negracci hanno cominciato ad alzare la testa e a pretendere...