a cura di
Roberto Quaglia
Pensiero Stocastico La Madre di Tutte le Allucinazioni
Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.
La storia del rapporto tra l'essere umano e la realtà è la storia delle sue allucinazioni. Ci sono allucinazioni e allucinazioni. Sono solitamente chiamate allucinazioni le allucinazioni non condivise, cioè quelle che riguardano individui singoli o piccoli gruppi di individui. Quando le allucinazioni sono largamente condivise dalla gran parte di una popolazione, la loro natura allucinatoria diviene invisibile ed esse vengono considerate pura realtà.Guardando nel passato remoto della storia umana, il carico allucinatorio dell'esperienza umana di tutti i giorni era enorme e - dal nostro punto di vista contemporaneo - incredibile. Tutta la letteratura che ci proviene dai primordi della cultura umana testimonia il fatto che per i nostri antenati era normale udire voci nel cervello che dicessero loro come comportarsi nonché vedere individui o altri esseri apparire e scomparire a piacimento. Dall'Iliade alla Bibbia a tutte le letterature antiche di tutto il mondo è un continuo brulicare di apparizioni e sparizioni e poi voci, voci, voci nel cervello di chiunque. Questo esatto tipo di fenomeno continua tuttora, ma è limitato ad una percentuale molto ristretta della popolazione, così che oggi la natura allucinatoria del fenomeno è pienamente riconosciuta, mentre in passato era altrimenti. Ancora oggi molte persone odono più o meno frequentemente voci nella loro testa, ed alcune vedono veri e propri esseri umani, madonne, alieni ed altro apparire ed interagire con loro. Ma nessuna persona dotata di buon senso crede oggi davvero che tali apparizioni siano frutto di esperienze magiche o soprannaturali. La spiegazione neurologica è l'unica che abbia qualche senso.
Non è che le allucinazioni esistano per confondere le idee agli uomini. Le allucinazioni sono semplicemente il frutto di un modello di interazione con il mondo reale. Variando il modello, mutano le allucinazioni. Lo sviluppo della cultura umana è la storia dello sviluppo dei modelli di interazione con la realtà, quindi la storia dello sviluppo delle allucinazioni necessarie.
Quando certe allucinazioni non sono necessarie alla maggioranza della popolazione, vengono chiamate allucinazioni, ed è chiamato matto colui che le subisce. Quando certe allucinazioni sono necessarie per la maggioranza della popolazione, esse vengono chiamate realtà e viene considerato matto chi le riconosce per le allucinazioni che sono.
E' certamente interessante analizzare lo sviluppo e la trasformazione delle allucinazioni umane nei secoli, soprattutto poiché gli storici generalmente fanno tutt'altro, tuttavia questa è una rivista di fantascienza ed il nostro sguardo è per definizione volto al futuro, il che ne converrete anche voi - è un'ottima scusa per non impantanarsi in una problematica analisi psicostorica che con tutta probabilità, inoltre, ben trascende le nostre umili possibilità contingenti.
Senza quindi partire da troppo lontano, diamo soltanto un'occhiata al nostro secolo agli sgoccioli (molti lettori, a differenza del mio io presente, già si trovano in tutt'altro secolo e millennio; sono anche certo che qualche lettore sia per sbaglio convinto di trovarsi in un secolo ed in un millennio in cui non si trova ma questa è un'altra faccenda).
Il più interessante generatore di allucinazioni di questo secolo è certamente la televisione. Si tratta naturalmente di allucinazioni necessarie e condivise, così che nessuno in genere le riconosca per le allucinazioni che sono. A tutti sembra del tutto normale sedersi in poltrona per gran parte della propria vita a guardare un parallelepipedo su un lato del quale si muovono delle figure e dal quale escono dei suoni. Figure e suoni che per inciso non hanno nulla a che fare con le esperienze reali di chi le guarda e ode. Figure e suoni che rappresentano avvenimenti illusori privi di qualsiasi nesso con le esperienze quotidiane di chi ne fruisce. E' di moda parlare male della televisione, ed io stesso mi ritrovo a non fare altro non appena me ne si dia l'occasione. D'altra parte, anche coloro che ne parlano male me compreso non ne riescono o non ne vogliono fare a meno. Nonostante io stesso ami parlarne male, devo tuttavia rilevare come la televisione sia oggi assolutamente utile e necessaria. In effetti, il fenomeno stesso della globalizzazione non sarebbe possibile senza la televisione, la quale tende a diffondere ovunque i medesimi modelli di pensiero, di comportamento e di consumo. Personalmente disprezzo la diminuzione di varietà che questo processo comporta, d'altra parte riconosco che questo è il modo in cui l'umanità sta riducendo la necessità di conflitti bellici. Sino a pochi decenni fa, le nazioni europee erano prontissime a farsi la guerra a vicenda. Oggi questo sarebbe impensabile. La televisione tende ad omogeneizzare le convinzioni e le regole, smussando quelle differenze che potrebbero sfociare in conflitti pesanti. Come potremmo mai entrare nuovamente in guerra con la Germania dopo vent'anni di Ispettore Derrick? Ma soprattutto: come potremmo mai ipoteticamente entrare di nuovo in guerra con gli Stati Uniti dopo che in tutti i film e telefilm che per decenni la televisione (e il cinema) ci ha propinati ci è stato insegnato che i nemici degli Stati Uniti sono i cattivi della situazione? Dopo trent'anni di audiovisivi americani ti viene da andare da Mac Donalds, non in guerra contro gli Stati Uniti.
Questa è la televisione. E si tratta di allucinazioni. La maggior parte degli italiani non è mai stato in America, eppure sogna California mangiando hamburger e pop-corn. La stessa cosa sta iniziando a succedere in Russia, il che è tutto dire. Le allucinazioni ci permettono di non entrare in conflitto con chi ha le nostre stesse allucinazioni. D'altra parte le allucinazioni ci costringono a combattere chi ha allucinazioni diverse, e non è un caso che la prima causa di conflitti bellici nel mondo vada sempre fatta risalire a differenze religiose. Più che l'oppio dei popoli, è più appropriato descrivere la religione come l'LSD dei popoli.
Tutto ciò sino ad adesso. E in futuro?
L'evoluzione di Internet e la prossima esplosione esponenziale dei programmi internet-televisivi rende il futuro umano imprevedibile come non mai. Per mezzo secolo l'allucinazione televisiva ha conquistato aree sempre più ampie della nostra attività cerebrale. Quando ero bambino io, la televisione aveva solo due canali che trasmettevano soltanto poche ore al giorno. L'esposizione del mio cervello a tal tipo di allucinazioni era quindi necessariamente limitato. Sappiamo benissimo come ciò adesso non sia più così. E le conseguenza si vedono. Di cosa altro parlano tra loro i gruppi di giovanissimi se non di ciò che essi hanno veduto in televisione? Di nulla. L'allucinazione (condivisa) televisiva è ormai l'unico terreno semantico nel quale la comunicazione verbale umana abbia modo di svilupparsi.
Ne ho viste di cose, che voi umani non potreste neanche immaginare. Ho visto gruppi di ragazzi trasformarsi davvero nelle caricature dei personaggi di Carlo Verdone. Ho visto gli adolescenti suscitare la mutua ilarità semplicemente riecheggiando slogan pubblicitari uditi in tivù. E ho visto negli impiegati di mezza età balenare i tormentoni di Fantozzi, al di là dei bastioni del buon senso. E tutte queste cose andranno un giorno perdute, come bit nella rete.
Già, perché è Internet ciò che inghiottirà gli ultimi isolotti di mondo reale che ci rimangono. Nel paradigma contemporaneo, il 90% della popolazione trascorre il 90% del proprio tempo libero con la mente perduta dentro le allucinazioni televisive. Sembra parecchio, ma in effetti il mondo del lavoro si è sinora salvato. Per quanto un ufficio possa essere alienante, è tuttavia un contesto reale, pieno di persone in carne ed ossa. Nella gran parte dei lavori, gli esseri umani interagiscono ancora fra di loro e con la materia, così come è sempre avvenuto sin dall'origine del mondo. Piacevoli o spiacevoli, gli eventi reali, con persone reali e cose reali, lasciano la sensazione che sia avvenuto qualcosa ed il ricordo di ciò che è successo.
Ma Internet cambierà questo ordine di cose, e lo farà molto in fretta. Gran parte del commercio umano si trasferirà in rete, così come gran parte delle attività lavorative potranno venire presto effettuate a distanza in quello che viene chiamato telelavoro. Tutto ciò presenta alcuni risvolti particolarmente utili. Nondimeno c'è un altro lato della medaglia. Internet è una nuova allucinazione, e funziona poiché è condivisa. Funzionerà meglio quando sarà condivisa di più. Quando sarà completamente condivisa (come la televisione oggi), sarà un'entità onnipresente ed imprescindibile. Nel paradigma esistenziale prossimo a venire, il 90% della popolazione nei paesi industrializzati potrebbe trascorrere il 100% del proprio tempo lavorativo su Internet ed il 90% del proprio tempo libero sulla Web-TV. In pratica, tutta la propria vita davanti ad un monitor, o a qualsiasi altra interfaccia con la rete che in futuro sostituirà il monitor. So di cosa sto parlando, poiché io stesso sto assaggiando benefici e malefici di tale nuovo paradigma. Tanto è vero che di qualsiasi cosa io mi metta ultimamente a discutere, alla fine finisco inevitabilmente a parlare di Internet. L'allucinazione ormai mi ha preso, e sapere che si tratta di un'allucinazione non serve più di tanto. Il mondo della rete è vasto e complesso, il che lo rende interessante e risolve il problema della noia. Ma la riduzione nella quantità di tempo dedicata ai rapporti umani non mediati dal ciberspazio alla lunga può condurre a sintomi fastidiosi. E soprattutto non è gradevole la progressiva sparizione dei ricordi. Già, perché cosa mai si può ricordare un individuo dopo otto ore di attività continuativa su Internet? Internet è un'allucinazione particolarmente astratta, non ha una trama come un buon film visto in TV, non ha volume né sostanza, né la coerenza lineare di un buon romanzo. La tanto decantata ipertestualità significa soltanto che dall'esperienza internettiana si può solo emergere senza la memoria di cosa esattamente si sia fatto o si abbia veduto. Lavorate su Internet otto ore al giorno per dieci anni, poi guardate retrospettivamente cosa vi ricordate della vostra vita... non so cosa avanzerà. Anche perché la frontiera delle nuove allucinazioni non si ferma certo qui. Lo sviluppo della multimedialità, della cosiddetta realtà virtuale, dei videogiochi, altro non è che il sorgere di una nuova costellazione di allucinazioni, le quali si fanno di giorno in giorno sempre più credibili. Tutte queste nuove allucinazioni si stanno inoltre fondendo in un medium unico, Internet, che giorno dopo giorno acquisisce sempre di più la fisionomia di Madre di Tutte le Allucinazioni. Poche settimane fa (tempo soggettivo di chi scrive), un ragazzo italiano di sedici anni è finito all'ospedale psichiatrico perché dopo avere giocato per quattro giorni e quattro notti consecutivi ad un videogioco si è convinto di essere davvero Ken Guerriero di Strada. Ci sono voluti molti giorni di lavoro degli psichiatri per strapparlo alla sua allucinazione. Questo tipo di fenomeni è un'eccezione oggi, ma può diventare comunissima domani. Non è improbabile che in un futuro neanche troppo remoto si sviluppino su Internet tribù di folli tematici, convinti di avere le assurde identità che le loro mutue convenzioni renderanno inevitabile avere. Tribù di folli per sempre sprofondati nelle problematiche di problemi grotteschi e fittizi, i quali per essi saranno nondimeno perfettamente reali. Interfacciati ad Internet in ogni istante utile della loro vita, essi penseranno ed agiranno esclusivamente entro i limiti del contesto e delle regole del gioco che sarà il loro mondo. Un gioco che come tutti i giochi ai quali partecipino abbastanza persone potrà dare loro anche di che vivere. O di che morire. Essendo Internet la Madre di Tutte le Allucinazioni, ogni genere di follia umana potrà sorgere e coesistere in pace o in guerra con le altre. Uso la parola follia poiché ne parlo dal nostro punto di vista contemporaneo, ma naturalmente nessuna follia sarà percepita come tale da chi sarà in essa sprofondato. E paradossalmente, saranno forse proprio tali folli coloro che per primi si riapproprieranno dei caratteristici ricordi umani. Se infatti una persona normale dopo una settimana trascorsa su Internet non ricorderà nulla di ciò che abbia fatto (a parte ovviamente i risultati ottenuti ma questa è un'altra faccenda), una persona persa in un delirio sufficientemente strutturato rammenterà invece benissimo tutti gli avvenimenti illusori che essa crederà di avere vissuti davvero. E allora sorge un inevitabile ed inquietante dubbio...
Poiché ricordarsi ciò che si è fatto è umano e normale (tutta la storia dell'essere umano lo testimonia), mentre non ricordarselo affatto non è mica tanto normale... chi saranno un domani i folli, e chi saranno invece i sani di mente?
Lascio ad ognuno il diletto o il tormento di sbizzarrirsi a trovare la risposta più appropriata.
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