La predominanza dell’irrazionale sul razionale è esemplificata nella figura di HAL 9000. Il tema canonico dell’intelligenza artificiale (o del robot, il che è la stessa cosa) creata per servire l’uomo ma che all’uomo si ribella viene qui affrontato in maniera anticonvenzionale. HAL si definisce “a prova di errore, e incapace di sbagliare”. La sua logica ineffabile viene idealmente rappresentata nella sua imbattibilità al gioco degli scacchi, il gioco logico per antonomasia (all’epoca era pura fantascienza che un computer battesse uno scacchista umano, oggi è invece routine). Ad un certo punto HAL commette un errore, individuando un problema laddove non sussiste.

Arthur C. Clarke
Arthur C. Clarke
Che sia un inganno premeditato o un vero errore computazionale non è dato di capire nel film (lo si chiarirà nel romanzo di Clarke 2010: la seconda odissea), fatto sta che da quel momento HAL ‘impazzisce’ e fa fuori prima Poole e poi, senza riuscirci, Bowman. È quest’ultimo che riesce infine ad avere la meglio su HAL, disattivandolo. La scena della graduale disattivazione del computer è una delle più significative del film: si assiste a un’autentica regressione all’infanzia di HAL, non un semplice ritorno a uno stadio originario ma una sua umanizzazione, come se rappresentasse il percorso involutivo della mente umana che regredisce dalla razionalità sovrumana all’istintualità subumana. Prima di spegnersi, HAL canticchia un inquietante “giro giro tondo”, dopo aver pronunciato la frase fatidica: “Ho paura, David”. La logica soccombe infine all’irrazionale. Bowman, disattivando HAL, rimuove l’anima razionalista dell’essere umano permettendo solo a quella emotiva di dominare nel suo incontro con il monolite. Il Bambino delle Stelle rappresenta il culmine di questa involuzione: l’umanità ritorna nella culla dello spazio prima di rinascere a nuova forma. Del resto, che fosse l’irrazionale a predominare nel film lo aveva chiarito lo stesso Kubrick: «Io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio». Da qui il primo caso di film che supera il romanzo: 2001: Odissea nello spazio è diventato l’icona della fantascienza cinematografica, laddove il romanzo di Clarke oggi brilla di luce riflessa, ma non è certo tra le più grandi creazioni di questo scrittore.