raccontata da Riccardo Valla

Storia della fantascienza

La storia della fantascienza, dall'epoca di Verne e Wells fino all'era del cyberpunk, è affascinante. Riccardo Valla, uno dei maggiori esperti italiani, ce la racconta un po' per volta, in ordine sparso.

Lo scorso mese avevo promesso di parlare di Robida o delle riviste americane degli anni 40. A causa di un guasto allo scanner non posso preparare le immagini relative a Robida, perciò continuiamo l'esame delle riviste americane di fantascienza.

Riassumendo quanto detto a proposito di Hugo Gernsback, prima degli anni 20 sono usciti in America un certo numero di romanzi di fantascienza avventurosa che non si preoccupavano eccessivamente degli aspetti scientifici; ne sono esempio le storie di Cummings e di Farley che apparivano sulla rivista Argosy e che continueranno ad apparirvi anche in seguito. In queste storie, la fantascienza serve solo a creare un ambiente esotico e meraviglioso, non a presentare quelle che Gernsback chiamava "profezie", ossia il tipo di future invenzioni, minuziosamente descritte, che erano la caratteristica di Verne.

Il rispetto per la scienza e il desiderio di presentare invenzioni future erano la caratteristica delle pubblicazioni di Gernsback. Per qualche anno, però, l'immaginazione degli scrittori continuò a battere sui vecchi temi: da una parte la scoperta di nuove razze intelligenti e nuove civiltà, dall'altra i viaggi sui pianeti più vicini o il ritratto del prossimo futuro, quest'ultimo è il filone che oggi giudichiamo più interessante, ma si ha l'impressione che molti di questi ritratti del futuro si ispirassero al romanzo di Wells Quando il dormiente si sveglierà nel presentare un futuro in cui una casta di scienziati prende in mano il governo. Va detto però che l'idea non era vista come negativa: si pensava che un'organizzazione "scientifica" della società rimediasse alle carenze della società dell'epoca.

La principale novità di questo periodo iniziale delle riviste americane di fantascienza è rappresentata dai romanzi di E.E. Smith, che di solito viene ricordato come il primo a parlare di viaggi alle altre stelle. Tuttavia, l'importanza di Smith sta nel modo in cui introdusse quei viaggi, ossia presentando la scienza come un'avventura: invece di exploit sempre più grandi dei personaggi, nel suo tipo di romanzo abbiamo invenzioni sempre più grandi e meravigliose. Si tratta di una delle formule più fortunate della fantascienza: si inizia con una piccola scoperta, che poi ne produce altre in una sorta di effetto valanga. A questa formula - la super-science story - si sono ispirati, per esempio, Campbell, Leinster, Heinlein e van Vogt, e lo stesso Niven e la scuola "tecnologica" della seconda metà del secolo riprendono quella ispirazione.

Nel 1929 Gernsback perse la proprietà della rivista Amazing, ma pochi mesi più tardi uscì con due nuove riviste di fantascienza. Il fatto che esistessero ben tre riviste dello stesso genere spinse le edizioni Clayton, un gruppo editoriale che pubblicava già numerose testate "per un totale di due milioni di copie al mese", come diceva la loro pubblicità, a lanciare una nuova rivista chiamata Astounding. Affidata a Harry Bates e Austin Hall, la rivista si riprometteva di presentare una produzione avventurosa e fin dall'inizio cercò i propri autori tra gli specialisti che scrivevano per Argosy e gli altri pulp magazine, non tra gli scienziati come faceva Gernsback. Il primo numero, del gennaio 1930, presentava la prima parte di un romanzo di Victor Rousseau e racconti di Cummings e Leinster. In seguito gli stessi Bates e Hall scrissero per la rivista, sotto pseudonimo Gilmore, le storie del Falco degli Spazi, ed è questo il tipo di storie cercato da Bates: space opera. Per chi non le avesse lette su uno dei vecchi Romanzi di Urania, sono storie in cui un avventuriero dello spazio, amico di uno scienziato e aiutato da un servo negro, combatte contro un altro scienziato "cattivo" e dal nome orientale. Storie di questo genere e storie di super-scienza sono l'abituale contenuto della rivista in quegli anni.

Nello stesso tempo Gernsback proseguiva con la rivista da lui pubblicata dopo avere perso la proprietà di Amazing: Wonder Stories. Le riviste di Gernsback, almeno originariamente, si rivolgevano a un pubblico più scelto di quello delle riviste popolari d'avventura: erano di grosso formato - quello di un foglio A4 - ed erano stampate su carta da libri, anziché su carta da giornali. Nonostante le promesse di Gernsback, però, anche Wonder finì per pubblicare una certa quantità di space opera; visto però che né questo, né la riduzione del prezzo e del formato erano sufficienti ad assicurarle il pubblico voluto da Gernsback, dopo qualche anno venne ceduta a un'altra società che la ribattezzò Thrilling Wonder Stories. Con queso nuovo titolo proseguì ancora per una quindicina di anni.

Anche Astounding cambiò proprietario dopo i primi anni. La rivista passò dal gruppo Clayton al gruppo Street and Smith; Hall passò al nuovo editore, ma la direzione venne data a F. Orlin Tremaine, che non aveva esperienze nel campo della fantascienza, ma che si adeguò abbastanza in fretta. A quell'epoca, la seconda metà degli anni 30, le riviste popolari americane avevano ormai cinquant'anni di vita e scrivere per i pulp era un lavoro da specialista, con certe regole abbastanza fisse. Nell'ambiente editoriale si parlava di queste regole come della "formula", e una storia di questo genere doveva avere alcuni elementi ricorrenti: l'interesse umano, l'ambientazione riconoscibile, la trovata e il rovesciamento finale. Nel campo della fantascienza nessuno scriveva nel modo "formula", ma Tremaine insistette perché i suoi autori lo facessero e presentò queste storie come "varianti di pensiero". Per gli anni della gestione Tremaine, di conseguenza, Astounding si distinse perché presentava storie con sviluppi nuovi e imprevedibili: per esempio, i paradossi dei viaggi del tempo, o nuovi modi di intendere gli esseri artificiali e le creature di altri pianeti.

Quando la rivista si era ormai caratterizzata per le idee nuove, Tremaine lasciò il posto di direttore a John W. Campbell, che per vari anni era stato il principale rivale di Smith nel campo delle storie super-scientifiche, e che in seguito era passato a storie ambientate nel lontano futuro, quando l'uomo si è estinto e sopravvivono solo le sue macchine. Con Campbell ritorna nella fantascienza una sorta di programma, come in Gernsback, ma mentre Gernsback vedeva la fantascienza come anticipazione di invenzioni scientifiche alla maniera di Verne, Campbell sembra seguire l'esempio di Wells: introdurre un solo elemento fantastico, presentare persone comuni a contatto con esso e servirsene per descrivere la società del futuro. In genere, nelle storie scritte da Campbell, l'ultimo aspetto - il ritratto della società - è assente, ma spesso lo troviamo negli scrittori da lui scoperti: soprattutto in Heinlein, Asimov e van Vogt.

Per tutti gli anni 40, Campbell pubblica la migliore fantascienza del periodo, fondendo insieme i vari filoni: le profezie scientifiche, l'avventura, le grandi visioni della super-science. Si ha l'impressione che Campbell credesse in una sorta di governo degli scienziati; il disinteresse per il discorso sulla società è comunque il limite della sua gestione: Heinlein si accosta varie volte al tema della società, ma senza eccessivo rigore (Oltre l'orizzonte, Rivolta 2000, I figli di Matusalemme), van Vogt lo tocca tangenzialmente nel ciclo isheriano, Asimov lo introdurrà scrivendo per altre riviste; negli anni 40 questo difetto non è molto appariscente (ma porta Campbell a usare per storielle dappoco uno scrittore come Sturgeon), ma verso il 1950, quando si affacciano scrittori come Farmer e Vance, Sheckley e Dick, Campbell li ignora ed essi faranno poi la fortuna di altre riviste.

Che negli anni 40 i difetti di Campbell non portino conseguenze è dovuto anche all'esiguità della concorrenza. Amazing pubblicava avventure, ricorrendo anche ad autori vicini alla Fantasy come Burroughs; Wonder faceva la stessa produzione. Le nuove testate Startling Stories e Fantastic Adventures si accontentavano di una produzione media. Si distingueva tra le altre la rivista Astonishing di Pohl e altri che in seguito sarebbero confluiti in Galaxy, e due testate che ristampavano materiale degli anni precedenti, Fantastic Novels e Famous Fantastic Mysteries: come dire che l'assenza di materiale nuovo di buon livello consigliava di andare a cercarlo tra il materiale dei decenni precedenti.

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