Parliamo della Fantascienza e i suoi nuovi sottogeneri. Quale pensa che sarà il futuro di questo genere letterario?

Un problema, specialmente in America, è la reazione contro la scienza, in favore del mito e del mistero. Di conseguenza, la letteratura fantasy sta spingendo via la fantascienza. Ma io non prevedo la morte delle fantascienza, anzi probabilmente nasceranno nuovi interessanti sottogeneri, la cui strada sarà aperta da giovani crociati. D’altra parte, oggi ci sono cento volte più scrittore di fantascienza e aspiranti tali rispetto a quando ho iniziato a scrivere, e sospetto che troppo spesso, di questi tempi, molta gente scriva principalmente per veder stampato un proprio libro, piuttosto che perché quel libro gli chiede di essere scritto. In parte a causa dei workshop di scrittura, il calibro della fantascienza per quanto riguarda lo stile, la caratterizzazione dei personaggi, le tecniche narrative, ecc. è diventato molto ma molto più sofisticato, ma qualche volta mi sembra che i libri siano scritti come esercizi nell’arte di scrivere un libro, invece che perché la storia narrata ha bisogno di esistere. E quindi anneghiamo nei libri. Nello stesso tempo, la stampa on-demand e i siti web permettono con grande facilità a un numero ancora maggiore di libri di esistere.

Passiamo alla fantascienza italiana. A parte Quaglia, conosce qualche altro autore?

La copertina di Robot 43 è di Giuseppe Festino
La copertina di Robot 43 è di Giuseppe Festino
Ho conosciuto diversi autori ma non ho letto nulla di loro perché non conosco a sufficienza l’italiano e le loro opere non sono tradotte in inglese. In questi ultimi anni ho studiato lo spagnolo, e devo ripassare il giapponese in vista della WorldCon di Yokohama, l’estate prossima. In realtà è del tutto impossibile leggere anche solo il 10% della produzione fantascientifica pubblicata nel Regno Unito e in America, senza considerare tutta la fantascienza pubblicata nelle altre parti del mondo. E io ho bisogno di leggere anche libri d’altro genere, su qualunque argomento. Per esempio sul profumo, su Goya, sulla storia dell’Ucraina, il flamenco, le farfalle, le nuvole, Tycho Brahe e Rodolfo II, mutanti, spedizioni naziste sul Tibet, esperimenti americani di guerra paranormale, e così via.

E che mi dice del Regno Unito?

Conosco molti scrittori britannici perché li incontro più spesso alle convention. Lo scrittore britannico che ho letto con maggiore ammirazione è Liz Williams. Sono anche presidente del Northampton SF Writers Group che si incontra una volta al mese per lavorare su racconti (inclusi i miei). Northampton è la città più vicina a dove vivo, dista soltanto 15 miglia. Continua a candidarsi per ottenere lo status di città, ma la domanda viene sempre respinta. Abbiamo fatto qualche convention e presto uno dei nostri soci curerà l’edizione limitata autografata di un’antologia di romanzi donati dalle nostre precedenti guest star, cioè autori come Stephen Baxter, Jon Courtenay Grimwood e Liz Williams, per cercare di riguadagnare le 2000 sterline di cui è andata in rosso la nostra ultima convention, un evento molto ambizioso di due giorni tenutosi nella splendida Guildhall neogotica (una specie di palazzo medievale), presentata dal Giullare Cittadino ufficiale di Northampton, sul cui letto di chiodi mi sono sdraiato e che mi ha fatto una grande impressione… Circa 200 impressioni, per essere precisi. Un buon numero di fan che hanno partecipato alla nostra convention hanno affermato che si è trattato della migliore e più originale convention a cui avessero partecipato negli ultimi anni. Ma non abbiamo avuto abbastanza partecipanti perché abbiamo limitato la pubblicità alla comunità locale. Un grosso sbaglio!

La morte di Robert Sheckley, l’annno scorso, ha scosso il mondo della fantascienza. Che debito ritiene di avere nei suoi confronti, letteralmente?

Letteralmente, 200 dollari. Per un mio racconto comprato per un’antologia che ha curato. E la gratitudine per aver scritto l’introduzione per due miei racconti che parlavano di assenzio e di bare aliene, per un libricino speciale pubblicato or ora dalla Dreampress in Francia. Forse questa è stata l’ultima cosa scritta da Bob, l’ultima sua opera pubblicata, comunque. E per un pranzo con sbronza che ci siamo fatti in un ristorante russo di Londra, quando Bob era l’editor per la sezione narrativa della rivista Omni, per un po’. E per aver scritto tutte quei meravigliosi racconti brevi con logic-trap, che ho divorato anni fa, quando ho inziato a fare lo scrittore. E per la migliore risposta possibile per i giornalisti idioti che ti chiedono cosa pensi del loro paese un’ora dopo che sei arrivato per la prima volta, nel bel mezzo della notte: “Mi… piace… ciò… che… vedo.” Ovviamente bisogna dirlo con un’espressione molto seria.

A parte The Beloved of my Beloved, può dirci cosa potremo presto trovare di suo in libreria?

Una nuova voluminosa antologia della PS Publishing in Inghilterra, che si intitola The Butterflies of Memory (Le farfalle dei ricordi). La storia che le dà il titolo è stata pubblicata in italiano su Robot. Per il momento è prevista l’uscita di altri miei libri in italiano. Questa è chiaramente una svista, a cui si dovrebbe rimediare immediatamente!