Susan si voltò verso Elizabeth. Si era dimenticata della sua presenza. La giovane donna fissava Susan, sempre con quella smorfia sul viso.

– Sono felice che abbia fatto questa domanda, signora Camden.

Susan fece una pausa; era contenta di sé.

– Paragonati ai loro coetanei, i bambini che non dormono, e coloro che non hanno subito una manipolazione genetica del quoziente di intelligenza, sono più intelligenti, hanno una predisposizione superiore a risolvere i problemi e sono più allegri.

Camden prese una sigaretta. Quell’abitudine vecchia e fuori moda sorprese Susan. Poi si rese conto che era una mossa deliberata; Roger Camden stava attirando l’attenzione lontano da quelle che erano le sue emozioni. Il suo accendino era d’oro, con un monogramma, innocentemente vistoso.

– Lasciate che vi spieghi – continuò Susan. – Il sonno REM bombarda la corteccia cerebrale con stimolazioni casuali dei neuroni dal mesencefalo; il sogno si determina perché questa povera corteccia cerebrale assediata tenta disperatamente di dare un senso alle immagini attivate e ai ricordi. E consuma un sacco di energia nell’operazione. Senza questo spreco di energie, il cervello dei non-dormienti risparmia il deterioramento fisico e riesce meglio a coordinare i segnali che provengono dalla vita reale. Da qui si ha una maggiore intelligenza e maggiore abilità nel risolvere i problemi.

«Inoltre, i medici sanno da oltre sessant’anni che gli antidepressivi, che migliorano l’umore dei pazienti colpiti da depressione, sopprimono completamente anche il sonno REM. Quello che hanno dimostrato gli studi degli ultimi dieci anni, è che è vero anche il contrario: se sopprimiamo il sonno REM la gente non entra in depressione.

«I bambini che non dormono sono affettuosi, simpatici, allegri. Non ci sono altre parole per descriverli meglio.

– A quale costo? – chiese la signora Camden. Aveva il collo rigido, ma gli angoli della bocca erano in movimento.

– Nessun costo. Non ci sono effetti collaterali.

– Come può affermarlo? Da quanto tempo li studiate? – chiese signora Camden.

Susan strinse le spalle. – Non da molto. Hanno solo quattro anni!

Ong e Krenshaw la osservavano con attenzione. Susan vide il momento in cui la signora Camden se ne rese conto; sprofondò nella poltrona, avvolgendo nella pelliccia il viso pallido.

Camden non si voltò verso la moglie emettendo una nuvola di fumo.

– Ogni cosa ha un costo, dottoressa Melling.

A Susan piacque il tono con cui aveva pronunciato il suo nome.

– Di norma, sì, specialmente per quanto riguarda le alterazioni genetiche. Ma onestamente non siamo stati in grado di identificarne nessuno in questo caso, nonostante sia stato ricercato con attenzione. – Sorrise direttamente rivolta agli occhi di Camden. – È troppo credere che almeno per una volta l’universo ci abbia dato qualcosa di veramente buono, progressivo, del tutto benefico, senza volere qualcosa in cambio?

– Non l’universo. Ma l’intelligenza di persone come voi – disse Camden sorprendendo Susan. I suoi occhi sostenevano lo sguardo di lei. Sentì stringersi qualcosa nel petto.

– Io credo – disse seccamente il dottor Ong, – che la filosofia dell’universo sia al di fuori di quanto stiamo trattando oggi. Signor Camden, se non avete ulteriori domande di carattere medico, potremmo tornare a parlare degli aspetti legali a cui la signora Sullivan e il signor Jaworski hanno fatto riferimento. Grazie, dottoressa Melling.

Susan annuì. Non guardò più Camden. Ma aveva capito bene quello che lui aveva detto, come lo aveva detto, e ne sentiva la presenza.