Soppesai la risposta mentre, davanti a noi, la mattanza andava avanti. – Come fai a saperlo? – le domandai. Non ebbi risposta e quando mi voltai mi accorsi di essere solo. Sulla strada, sotto la finestra, vidi Ta’klu e Fan dirigersi verso il Quartier Generale della RIP. Mi affrettai a seguirle. In Sala Comando, davanti a Ta’klu, c’era Keys con altri tre Ripper, due sergenti e un tenente.

Keys mi rivolse un’occhiata che non mi piacque per niente, poi ricambiò il mio saluto. Gli altri mi salutarono solo dopo aver visto il gesto di Keys. Il colonnello mi indicò una sedia. I Ripper rimasero in piedi. Capii che aveva scoperto il mio doppio gioco, che avevo evitato di informarlo di quel che ero venuto a sapere.

Per me era finita. Fan venne a sedersi vicino a me, come per offrirmi il suo supporto.

Keys tornò a rivolgersi a Ta’klu. Neppure durante il lavoro di riloc avevo visto tanta fame nel suo sguardo.

– Mi dicono che sei il capo degli IP.

– Chi lo dice? – domandai.

Keys mi guardò storto.

– Loro. Tutti quanti. Chiunque. Non se n’è accorto? Ora parlano tutti la nostra lingua. E a chiunque io chieda, la risposta è sempre la stessa: Ta’klu parla a nome di Be’na.

– Mi è stato dato questo onore – disse lei.

– Allora avrai anche l’onore di darmi qualche spiegazione.

Keys si portò davanti a lei, con grandi passi. Penso che se ne pentì quasi subito. Lei lo sovrastava di almeno trenta centimetri e ciò lo obbligava a guardarla dal basso verso l’alto.

– Spiegami come fate a produrre cibo, a terraformare il pianeta, a controllare il clima, a gestire l’intero ecosistema planetario... tutto senza uno straccio di tecnologia.

Lei non rispose. Fan mi strisciò più vicino.

– O come fate a darci la posizione esatta del berkelio con una precisione maggiore di quella dei nostri strumenti: profondità di scavo, resa percentuale, sempre senza ricorrere a nessun tipo di tecnologia?

Nessuna risposta. Fan mi guardò come se mi pregasse di agire.

– Oppure come fate a sapere tanto quanto noi sulla Terra e sulla nostra storia? O a trovarvi in un luogo salvo poi essere visti, pochi minuti più tardi, a centinaia di chilometri di distanza?

Sentii di dover fare qualcosa, capii che era mio dovere proteggerla, anche se non avevo nessuna speranza.

– E’ stato lei stesso a dire che i Be’nan sembrano tutti uguali. Forse la loro è una tecnologia nascosta...

– Jarrod – mi interruppe Ta’klu. Scosse il capo e io tacqui. Si rivolse a Keys. – Si chiama Illuminazione.

Keys sorrise, pensando senza dubbio di avere la vittoria in pugno.

– Di cosa si tratta?

– Voi la chiamereste onniscienza. Ma non è così.

Il sorriso di Keys si allargò.

– Non importa. La voglio.

– No – rispose lei, come una mamma a un figlio viziato.

Keys ripercorse i suoi passi verso il tavolo e sedette sul bordo.

– Sai, non dovresti dirmi certe cose. – Le sue dita accarezzarono il manganello folgoratore che portava alla cintura. Fan si nascose dietro di me.

Ta’klu lo ignorò.

– Mi pare che la vostra gente abbia un modo di dire...

– Ne abbiamo molti – la interruppe Keys. – Tra cui “Non pisciare controvento”. Noi siamo il vento, IP, e quanto è vero iddio, vi spazzeremo via.

– Quello che avevo in mente è “Attento a ciò che desideri, perchè potresti ottenerlo”.

Keys grugnì.

– Mi stai dicendo che si tratta di una conoscenza pericolosa? Che non saremmo in grado di gestirla?

I Ripper nella stanza ridacchiarono.

– Be’, sorella, la conoscenza è potere e noi gestiamo il potere ogni giorno. Lo portiamo con noi. Lo stringiamo in mano e lo scateniamo come una spada veloce e terribile. Non ci spaventi.

– La conoscenza può uccidere – disse lei, con una punta di gelo nella voce.

Keys si rizzò in piedi. I pugni, lungo i fianchi, si aprivano e si richiudevano.

– Anche io, IP. – Lo disse con voce bassa, calma e fredda. – Per questo mi rivelerai il vostro segreto, o vi ucciderò dal primo all’ultimo.

Sulla stanza calò un terribile silenzio, come se ci fosse una bestia pronta a divorare ogni suono.

Nel silenzio, Ta’klu attendeva a capo chino.

Avevo voglia di gridare: Diglielo! Non sai di cosa sono capaci!

Lei guardò Keys.

– No – rispose.

Chinai il capo. Fan mi guardò, ma la sua espressione era indecifrabile.

In tutta questa tomba di città, non avrei mai pensato di riposare proprio qui: un anfiteatro all’aperto, scavato sotto il livello stradale, con file terrazzate che digradano verso una piscina rotonda. Ma i corpi Be’nan che riempivano quest’enorme vasca ora non ci sono più, rimossi dai rampicanti. L’acqua scintilla di nuovo tra le foglie dei tralci che riempiono la piscina.

Fan si sporge sull’acqua per guardare la propria immagine riflessa.

Alzo gli occhi verso la coppia di archi candidi che dominano questo cielo alieno.

Il popolo di Ta’klu credeva che, quando le Guglie si sarebbero finalmente toccate, tutto Be’na avrebbe raggiunto l’Illluminazione. Oh, se solo tale dono non fosse mai stato dato a noi umani!

Fui condannato alla Corte Marziale. Keys avrebbe potuto uccidermi, ma sarebbe stato troppo facile. Prima mi fece picchiare a sangue davanti ai suoi occhi da una coppia di Ripper. Mi gettarono sulla strada e mentre sputavo qualche dente e Fan piangeva, Keys si chinò su di me con un sorriso stampato in faccia.

- Forse gli IP non parleranno, ma tu, Jarrod, avrai presto bisogno di una dose. E allora mi dirai tutto quello che sai. – Mi sferrò un calcio, poi si allontanò ridendo.

Fui preso dal panico. La RIP era la mia unica fonte di Scream. L’astinenza significava settimane di agonia senza il filtro dello Scream, e poi la morte. Fan scosse il capo come per dire “No, non ti preoccupare.”

E’ facile per te, piccolina, pensai. Tu sei già morta.

Durante la prima settimana dopo l’ultimatum, Keys uccise un centinaio di Be’nan.

Li sceglievano a caso e li portavano davanti a casa di Ta’klu. Venivano fucilati coi Tanzer, colpiti con manganelli folgoratori, pugnalati, impiccati, massacrati a bastonate, bruciati vivi...

Keys ordinò ai suoi uomini di utilizzare tutti i metodi che conoscevano, per verificare se ce ne fosse qualcuno in particolare capace di spaventare gli IP.

Ta’klu si limitava a stare affacciata alla finestra e rivolgeva un inchino a ogni vittima, facendo con le mani il segno delle Guglie. Loro restituivano l’inchino. Poi morivano, qualcuno in modo rapido, qualcuno più lentamente. Fan le stava a fianco ogni volta, stranamente calma.

Io la supplicavo.