I personaggi che crei, sono amici tuoi, conviventi, separati in casa o, più semplicemente, vittime?

Ah, domanda intima, questa! Ti ringrazio, Alberto, per avermela posta...

All'inizio nascono nella mia immaginazione solo come personaggi. Ma se ritorni per un momento alla risposta 4... finiscono per diventare gli amici che avrei voluto, le donne che avrei odiato od amato, le vittime che mi piacerebbe sacrificare. Mai, però, separati in casa, cosa che comporterebbe un atarassico distacco dalle loro vicende, distacco che, per un motivo o per l'altro, non ho.

Hai mai provato, o anche solo pensato, a scrivere a più mani?

Ah, domanda alternativa, questa! Ti ringrazio, Alberto, per avermela posta...

Si. Pensato e provato. Non per un racconto o per un romanzo, però, ma per un soggetto cinematografico e per la stesura della relativa sceneggiatura. Compagno d'avventura l'eclettico Salvatore Perillo, che da qualche tempo ha unito all'attività letteraria e alla passione per la pittura l'interesse per il cinema. E il soggetto di cui parlo è tratto proprio da un suo bellissimo racconto, Gli inappartenenti.

Parliamo di Miss Ispirazione. La inviti spesso a bere qualcosa?

Ah, domanda ispirata, questa! Ti ringrazio, Alberto, per avermela posta...

Mai. E' sempre lei a farlo, ma il più delle volte sono poi io a finire ubriaco. Vale a dire che, in una sola giornata, spunti per possibili storie mi assalgono come sciami d'api. E, a caldo, le idee mi sembrano tutte bellissime, originalissime, rivoluzionarie, eccetera. Poi, a ripensarci, mi rendo quasi sempre conto di come così belle, originali, rivoluzionarie, eccetera non siano. Qualche volta (raramente) l'idea resiste, continua a convincermi. Così, a mano a mano che la cosa prende corpo nella testa, decido che sì, vale la pena di cominciare a raccogliere il materiale indispensabile alla realizzazione, e poi... e poi credo che tu sappia meglio di me come funziona.

Ti sei fatto conoscere grazie alla narrativa breve. Iniziare così è un passo naturale, spontaneo, o solo attitudine personale? Cioè, in prospettiva romanzo, a cosa serve (se serve) la narrativa breve considerando che, a parte qualche sparuta antologia e premi letterari, non riesce ad avere il riscontro che meriterebbe?

Ah, domanda interessante, questa! Ti ringrazio, Alberto, per avermela posta...

Eh, discorso complesso. Credo che non si possa dare una risposta onnicomprensiva. Vero è che un esordiente, di solito, non si cimenta nella stesura di un romanzo prima di "essersi fatto le ossa" con la narrativa breve (con qualche eccezione anche illustre). Ma è anche vero che non necessariamente la "prospettiva romanzo" debba costituire il punto d'arrivo (qui da noi un po' di più, considerato che la via della consacrazione, come tu stesso ricordi, segue un percorso quasi obbligato). Personalmente, considero il "breve" come un genere autonomo, con precise regole caratterizzanti e specifiche difficoltà (difficoltà "diverse" da quelle che si incontrano nella stesura di un romanzo e da un certo punto di vista anche più grandi). Ecco, per dirla tutta, se per forza di cose non dovessi fare i conti con "percorsi obbligati" disegnati dalle esigenze editoriali del nostro paese, probabilmente preferirei tentare (con le dovute proporzioni) la strada di un Borges, piuttosto che dell'instancabile creatore di saghe in ventiquattro tomi.

Fino a che punto si scrive per se stessi? Cioè, esiste un confine che attraversi quando le storie che racconti sono destinate, coscientemente o meno, anche a un pubblico potenziale?

Ah, domanda introspettiva, questa! Ti ringrazio, Alberto, per avermela posta...

Non si scrive mai per se stessi. Non ho mai creduto in quelli che dicono di scrivere per se stessi e per il proprio cassetto: nascondono dattiloscritti nel cassetto con la speranza inconfessata di poter tirar fuori, un giorno, le loro opere ed essere acclamati "veri scrittori".

Chi scrive desidera che quanto va scrivendo venga letto e apprezzato. Sempre. A se stessi si riserva, semmai, la scelta del genere che stimola, dell'argomento che stuzzica. E' qui il godimento: scrivere cose che ci piace scrivere. Ma il godimento aumenta in misura direttamente proporzionale al numero di lettori che poi apprezzano. Così, nello scrivere, viaggio continuamente al di qua e al di là del confine, calandomi nella parte del lettore. Cerco di rendermi conto se le cose che mi interessano, mi stimolano, mi affascinano, mi danno godimento, possano interessalo, stimolarlo, affascinarlo, dargli godimento.